Voto subito? Non è un dramma. Si evita il pantano istituzionale

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Di ENRICO IEMBOLI
Enrico Iemboli (1)La scadenza per la presentazione delle liste e dei relativi candidati si avvicina sempre di più, a mezzogiorno del 7 maggio i termini saranno scaduti e la cittadinanza conoscerà i nomi tra i quali eleggere la nuova amministrazione comunale di Rossano.
Finalmente si andrà a voto.
La pausa di riflessione e il rinvio del voto non avrebbe fatto altro che allungare un pantano istituzionale che la città non può permettersi. Non ci sono state e non ci sono le condizioni né per larghe intese né per un patto tra i vari candidati a sindaco. La fase preparatoria delle liste e l’elevato numero delle stesse la dice lunga: composizioni e scomposizioni sono avvenute non per nobili finalità ma per motivi che si lasciano alla fantasia del lettore. Non esiste la cultura della solidarietà né tantomeno quella della collaborazione. Questa cultura si potrà costruire con gli anni, non sono sufficienti pochi mesi.
Che si dia inizio alle danze di questa campagna elettorale, “strana” nella sua presentazione, ma pur sempre importante per la politica.
È nei momenti difficili che bisogna esprimere il meglio di sé, e il popolo rossanese, sia pure deluso e amareggiato, saprà indicare la rotta, così come chi sarà eletto dovrà lavorare per avvicinare la futura classe dirigente amministrativa al popolo che oggi ne è distante.
In uno scenario di incertezze e di difficoltà nel quale il vento dell’antipolitica soffia sempre più forte, andare al voto è un’occasione per inviare segnali di alta responsabilità sociale che la politica non può fare a meno di considerare e sui quali riflettere. Lasciando da parte l’analisi per come si è arrivati a questa situazione, chiunque sarà il vincitore chiamato alla grave e onerosa responsabilità della amministrazione locale dovrà dimostrare di esserne degno, di essere capace di meritare la fiducia avuta dagli elettori. Dovrà rimboccarsi le maniche e iniziare il lungo cammino della gestione della cosa pubblica per recuperare fiducia e tempo perso, affinché questo non confortevole periodo resti un ricordo.
Molti diserteranno le urne? Sono liberi di farlo. Ma chi desidera che le cose cambino deve sapere che solo chi andrà alle urne contribuirà a selezionare chi deve governare. Se si è veramente delusi e indignati, lo si deve dimostrare in questa occasione, nella consapevolezza che ogni voto è importante e può decidere la direzione che si vuole.
Recarsi alle urne è un diritto-dovere, ma serve anche a “scegliere” il migliore… o il meno peggio.
Il sindaco che sarà eletto e che entrerà in carica subito dopo la proclamazione (il giorno dopo) dovrà convincere con i fatti che sarà il sindaco di tutti, anche di chi non lo ha votato o di chi ha eventualmente rinunciato ad esprimere il proprio voto. Dovrà avere la capacità di riavvicinare governanti e governati. Dovrà da subito prendere cognizione dello stato delle cose e agire per raggiungere gli obiettivi che si è preposto di realizzare.
Che vadano quindi avanti le strategie politiche della vigilia; la tattica pre-elettorale ha sempre fatto parte della politica, può dare fastidio l’incoerenza a nostro avviso riscontrata negli atteggiamenti e nei modi di fare dei candidati, ma si deve volgere lo sguardo al futuro. È il dopo che interessa, quando vincitori e vinti avranno l’onere di amministrare la città, ciascuno dal proprio ruolo. In questa fase di campagna elettorale, i programmi sembrano simili, ogni candidato toglie il proprio asso nella manica per presentare una iniziativa o una soluzione per il bene della città, ognuno è convinto di prendere voti in base al carisma personale o grazie alla personalità dei candidati scelti per le liste degli aspiranti consiglieri. Tutto fa parte del gioco, compreso anche il “voto di opinione”, che potrà fare la differenza.
È dalle ceneri che bisogna rinascere. In questa fase di vero e comprovato tracollo culturale della politica, sono i cittadini che devono reagire e devono fare emergere quel buonsenso popolare che in passato il popolo rossanese ha dimostrato di avere.

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