Terremoto al Tempo del Coronavirus di Domenico Mazzullo

Terremoto al Tempo del Coronavirus – Questa mattina alle ore 5 e 3 minuti ero sveglio come sempre e già in bagno. Avevo appena ascoltato in silenzio le note dell’Inno d’Italia Che la radio trasmette prima del notiziario, quando improvvisamente un rombo particolare, non somigliante a nessun rumore conosciuto e abituale, mi ha scosso e immediatamente dopo, un tremito violento e per fortuna di brevissima durata, seguito in successione dal rumore più familiare dei libri affastellati nella libreria, che cadevano in terra in ordine sparso.
La successione degli eventi, più che la qualità degli stessi mi ha fatto immediatamente comprendere trattarsi di un terremoto e ho atteso qualche nuova scossa che fortunatamente non c’è stata.
Subito dopo la voce della annunciatrice alla radio ha dato la conferma di quanto era testè accaduto, rimandando ai successivi notiziari ulteriori informazioni.
I miei due cani e tre gatti, cui normalmente la saggezza e la tradizione popolare attribuisce la proprietà di prevedere i terremoti, non si sono accorti di nulla e hanno continuato a dormire beatamente.
Immediatamente dopo lo squillo del telefono mi ha fatto sobbalzare di nuovo e per un abituale riflesso condizionato, ho pensato che qualche paziente particolarmente sensibile e ansioso, terrorizzato, fosse stato preso da un comprensibile attacco di panico e mi stesse chiamando per soccorso e conforto.
Nulla di tutto questo.
All’altro capo del filo, la voce, ormai ben nota e abituale, del mio Paziente schizofrenico, del Quale ho già parlato in pagine precedenti di questo Diario a proposito della Sua “Esperienza di Fine del mondo”, col solito accento dialettale, ma questa volta con tono trionfalistico ed entusiasta, così mi diceva:” A dotto’ hai visto che ci avevo raggione? La Natura è proprio arrabbiata (ha usato un altro termine, ma poco adeguato e irriferibile) co’ nnoi. Prima il Coronavirus e adesso pure il terremoto. Io ho capito che tu non ce credevi mica tanto, quando te dicevo de la fine del mondo. Ora ce credi, mo che c’è stato anche il terremoto? Te lo avevo detto io che ce stavamo avvicinando alla fine del mondo. Quella nun viene tutta assieme in un attimo, ma piano piano, poco alla vorta, pe facce tribbolà de più. Possibbile che nun te accorgi de li segnali? Eppure so’ così chiari. La Natura se è stancata de noi che la stamo a distrugge e ce vole eliminà. Tu damme retta vieni commè ,che un extraterrestre me viene a prende uno de sti giorni. Sur discovolante c’è posto pe due. Io te vojo bene”.
Così la telefonata si è conclusa, in perfetto stile schizofrenico, senza concordare un appuntamento, dove e quando, con l’extraterrestre e lui, per metterci entrambi in salvo.
Per mia fortuna non dubito della diagnosi di malattia, ma ancora una volta mi stupisco di come il Suo ragionamento abbia un senso compiuto, cogliendo in questi eventi, soprattutto la pandemia e poi il terremoto, succedutisi in tempi brevi e preceduti da altri segnali, un nesso logico, una conseguenzialità, che mi auguro per tutti noi, sia frutto noto della malattia, ma se così non fosse, e il dubbio mi assale, sarebbero inquietanti segnali, o avvertimenti sempre più chiari, che la nostra capacità distruttiva verso Natura e il luogo in cui viviamo è giunta ormai al termine e che la pazienza e la sopportazione di questa stessa Natura si è irrimediabilmente esaurita. Essa in tutti i modi ci ha messo sull’avviso e allertato, come una madre attenta e premurosa, ma visti i ben magri risultati ottenuti con le buone maniere, passa ora alle maniere più dure e violente, coercitive e punitive, per educarci e riportarci alla ragione.
Ma, spaventato anche io dalle conclusioni cui sono arrivato, preferisco pensare che siano frutto della malattia da cui è affetto il mio Paziente, il Quale mi ha suggestionato con il Suo discorso, tornando alla più rassicurante ipotesi delle mere coincidenze e casualità.

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