Stasi:” Pubblica illuminazione, alle favole di Candiano non crede più nessuno”

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Non c’è dubbio: con il referendum sulla fusione alle porte, è evidentemente fondamentale impegnare il nostro comune per qualche centinaia di migliaia di euro per il personale (anche dirigente); donare generosamente 10 mila metri quadrati di aree pubbliche a qualche fortunato o parente di qualche fortunato (come se la generosità del nostro comune negli ultimi anni, tra spazi ed edifici pubblici, non fosse bastata); infine, la cosa più fondamentale di tutte: impegnare il servizio di pubblica illuminazione per i prossimi nove anni. Anche un bambino non particolarmente attento sarebbe in grado di accorgersi di quanto sia misero tutto questo. Non c’è altro aggettivo possibile. Misero.

Li immaginiamo, fra l’altro, questi grandi strateghi della Città, responsabili dei grandi disastri che hanno costellato la nostra storia recente, convinti del fatto che, con l’intera opinione pubblica distratta dal referendum, ci si possa divorare tranquillamente ciò che resta del nostro comune, impegnando denari, servizi e patrimoni. Per qualcuno i tempi della DC non sono ancora finiti.

Tralasciando per un attimo la tempistica di questa iniziativa ed entrando nel merito, il sindaco facente funzioni Candiano, già famoso per le monetizzazioni, con incredibile nonchalance dispone anche comunicati nei quali si parla di linearità e chiarezza. E non neghiamo che ci sarebbe piaciuto apprezzarle queste doti, magari con la possibilità di poter dare un’occhiata alla delibera di Giunta approvata più di una settimana fa ed ancora colpevolmente non pubblicata sull’Albo Pretorio, nel rispetto della tradizione di questa che passerà alla storia come l’Amministrazione dell’Opacità rossanese.

Ma stavolta si è andati oltre: ci è stato clamorosamente impedito di avere accesso e prendere visione della delibera richiesta con tanto di numero ed oggetto, una vera e propria rievocazione cristallina di quella parte più torbida della Prima Repubblica e di storia politica italiana della quale il Governo cittadino è una rappresentazione plastica.

Non solo: ci sarebbe piaciuto poter apprezzare l’interlocuzione preliminare intercorsa tra Consip e Comune; le relazioni ed i pareri dei responsabili del Comune che attestano la validità della proposta; la documentazione che conferma l’assenza di ipotesi alternative migliori di questa.

Tutto questo non è stato possibile in quanto tutto è stato disposto per far trovare l’intera città a fatto compiuto: cittadini, aziende e noi consiglieri che abbiamo il dovere di vigilare sull’azione amministrativa e dunque il diritto di accedere ad ogni informazione in possesso degli uffici, come la normativa impone.

Un’iniziativa del genere, che impegna il Comune e quindi la città per un decennio e muove circa 15 milioni di euro, in una realtà urbana con una classe politica, non diciamo normale ma mediocre, si sarebbe dovuta intraprendere con tempi e modi tali da garantire il massimo della trasparenza; a Rossano, invece, viene avvolta nel mistero: come mai?

L’impressione è che si tratti ormai di un vero e proprio delirio di onnipotenza con il quale un amministratore antiquato e distante anni luce dagli interessi della comunità (non a caso è storicamente allergico a farsi legittimare dalla competizione elettorale) giudica autonomamente quasi ogni vicenda, disponendo fra l’altro cosa si deve sapere e cosa non si deve sapere.

Se c’è una cosa chiara e lineare è che questa legislatura prima si chiude e meglio è, dal momento che ogni giorno che passa l’attuale Amministrazione rischia di aggravare la situazione economica e sociale, già grave, della città e del territorio. Una situazione di cui questa stessa classe politica è totalmente responsabile e per la quale è necessario il rinnovamento totale della classe dirigente a cui lavoriamo quotidianamente.

(fonte: comunicato stampa)

 

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