Ma non è così. L’1 luglio, scadenza prevista dal Regolamento Regionale attuativo del Sistema Sociale Integrato della Calabria, è arrivato invano. Non sono stati approvati i Piani di Zona né sono funzionanti gli Uffici di Piano. Due pilastri della Riforma, senza i quali niente può funzionare. Per cui i cittadini calabresi continueranno, non si sa per quanto tempo ancora, a non godere degli stessi diritti degli altri cittadini delle altre regioni. Anzi, il mancato rispetto di questa scadenza ha peggiorato lo stato delle cose. Mentre prima, seppure in un sistema disorganizzato, comunque si andava avanti. Adesso è tutto fermo. Le strutture avranno ritardi nella erogazione delle rette, i nuovi servizi non potranno iniziare le loro attività per mancanza delle autorizzazioni necessarie, i cittadini non potranno acquisire servizi sociali di cui hanno bisogno. Tutto il settore è in una condizione di incertezza. Gli operatori e le operatrici rischiano di perdere il posto di lavoro.
E tutto questo è arrivato sotto gli occhi di tutti, primi fra tutti gli amministratori locali e regionali, che hanno la responsabilità dell’implementazione del Sistema.
Non hanno fatto nulla la quasi totalità dei comuni calabresi. Tra questi non ha fatto nulla il comune di Corigliano Rossano. Non ha fatto nulla la Regione Calabria, se non il trasferimento ai comuni di risorse e documentazioni insufficienti. Hanno assistito inermi ad un fallimento annunciato. Facendo precipitare il settore nel caos.
Così la Calabria, ultima regione in Italia per Spesa Sociale, unica in Italia che ancora non ha un sistema sociale integrato, lascerà ancora i suoi cittadini e le sue cittadine più fragili nella condizione di non godere dei pieni diritti Costituzionali.
Il Presidente dell’Associazione Mondiversi Onlus
(comunicato)