Rossano: ossessione da Palazzo, si andrà alle urne?

di MATTEO LAURIA

CONSIGLIO COMUNALE copiaIl 5 giugno i rossanesi si recheranno alle urne per eleggere il nuovo sindaco e il consiglio comunale.
Una data ormai certa, salvo decisioni che potrebbero inficiare le elezioni e dare avvio a uno scandalo nazionale. Sabato mattina si saprà cosa vorranno fare i quattro candidati a sindaco che, per varie ragioni, non erano presenti all’incontro voluto dai proponenti della proposta.
Il gruppo “IO NON MI CANDIDO” intanto cresce di unità: a Luigi Pirillo, Maurizio Minnicelli e Mario Smurra, si è aggiunto l’ex sindaco Fabio Carignola.
Costoro incontreranno Tonino Caracciolo, Flavio Stasi, Ernesto Rapani e Stanislao Acri presso la delegazione comunale dello Scalo allo scopo di decidere il da farsi.
Gli altri candidati hanno già aderito all’iniziativa (Giuseppe Antoniotti, Giuseppe Caputo, Stefano Mascaro, Giuseppe Marincolo, Tonino Casimiro) manifestando l’intenzione di dare seguito all’azione di lotta.
L’esito appare incerto.
Da quel che emerge, stando alle dichiarazioni rese pubbliche dai protagonisti, solo il candidato Rapani appare determinato ad andare avanti spedito verso l’urna. Gli altri, chi più chi meno, appaiono accarezzare l’idea.
Se dovesse rimanere il solo Rapani, è chiaro che il gruppo proponente avrebbe raggiunto il suo scopo. Quindi si continuerebbe con la gestione commissariale per poi riaprire le danze a ottobre.
Il pallino è in mano a Caracciolo, Stasi e Acri.
Su di loro, la responsabilità di andare alle urne o meno. Da quel che si nota in città, la macchina elettorale va avanti come se nulla fosse. Sedi aperte, incontri con gli elettori a più non posso, comizi, cartellonistica, vele.
Dato, questo, che va in controtendenza rispetto alla reale volontà di ritirare le candidature. In alcuni si è innescata proprio un’ossessione da Palazzo. Pur di raggiungere SS. Anargiri, si è disposti a fare patti col diavolo.
In ogni caso, un dato politico è certo: Rossano continua a scoprirsi di centrodestra.
E tutto questo nonostante vi sia un governo di centrosinistra in Regione e a Montecitorio. L’orientamento, seppure in presenza di accordi trasversali, lo si coglie dal numero delle liste.
Tra Antoniotti, Caputo e Rapani vi è un cartello di 10 liste. A ciò vi è da aggiungere l’incognita Mascaro, sostenuto anche da larga parte di Forza Italia.
Nel frattempo, si dà spazio ai programmi, al solito libro dei sogni, soprattutto in presenza di un Comune squattrinato. Idee sparse e come al solito differenti sulle grandi questioni.
Manca una vera proposta di contrasto alla logica di malaffare che si cela dietro la chiusura del Tribunale di Rossano. Come, ad esempio, costituirsi in giudizio e chiamare in causa quegli Organi dello Stato inadempienti, quella burocrazia collusa, o quella rappresentanza politico-istituzionale che ha prestato il fianco a logiche localistiche.
Manca insomma una vera proposta capace di ripristinare quel senso di legalità perduto. Sul futuro del centrale Enel, è in atto una corsa a chi la spara più grossa. Sulla sanità, non si entra nel merito del Piano Scura e nessuno dice se le collocazioni dell’Area Chirurgica a Rossano e l’Area Medica a Corigliano come orientamento di base (in parte negato dal commissario Scura) potevano andare bene.
Così come sul tema della fusione, a parte considerazioni estemporanee e astratte, si glissa circa l’organizzazione della futura terza città. Il disordine impazza sugli altri temi.
Se proprio non si riesce a boicottare l’urna, almeno che si mostri lungimiranza nell’individuare degli argomenti principali per i quali registrare unità e compattezza.

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