Rossano, il fallimento dell’era caputiana

di MARTINA FORCINITI

caputoI gravi disagi derivanti dalla rete idrica, la pulizia della spiaggia, la pessima gestione del verde pubblico, i ritardi della burocrazia sono le ultime questioni sollevate dal neosindaco Stefano Mascaro e riconducibili all’impreparazione complessiva della macchina comunale, della quale alcuni dei componenti rispondono ai “padrini” della politica locale e non già all’interesse generale. “Dirigenti e funzionari” a comando quale elemento di riconoscenza per privilegi ottenuti nel tempo.
Una situazione ereditata dall’attuale amministrazione e che ha dei responsabili politici oggi bocciati anche per queste ragioni dagli elettori, sempre più intransigenti.
Ecco da dove trae origine il crollo della Destra caputiana a Rossano: non solo per l’incapacità di stringere alleanze e mettere da parte gli attriti personali, ma anche per i problemi incancreniti nel tempo. La sommatoria aritmetica dei voti presi dai tre candidati a sindaco (Giuseppe Antoniotti, Giuseppe Caputo ed Ernesto Rapani) colloca la Destra al primo posto per percentuali, ma è pur vero che se (i primi due) avessero amministrato bene, l’elettore li avrebbe premiati a prescindere. Ad aver credito nell’elettorato è Ernesto Rapani che per una manciata di voti non è riuscito nel colpaccio. Per Caputo e Antoniotti, invece, sonora bocciatura. Senza attenuanti. Soprattutto per chi ha svolto ruoli da “leader” ed è caduto nella rete dello scontro individuale.
Un patrimonio elettorale è stato disperso nell’ultimo ventennio perché malgestito.
La comunità ha creduto in Caputo come non mai, ha dato fiducia affidandogli la città. Fiducia forse malriposta. Egli si è aperto al rinnovamento ma in chiave di accentramento. Tutto doveva ruotare attorno a lui. Un effetto boomerang che lo ha indotto all’isolamento da tutto e da tutti.
Nel tempo, si interrompe il rapporto con il fiduciario di sempre Giuseppe Antoniotti, gli voltano le spalle alcuni imprenditori ritenuti notabili. Tutti contro. Perché? In questi casi, è evidente il concorso di responsabilità. Da un lato, gli “altri” abituati a usare le persone in base al ruolo che svolgono, dall’altro, Caputo avvitato su se stesso e sull’autoreferenzialità, colpito dalla cultura dell’intoccabilità, quasi fosse immune da una eventuale cantonata elettorale.
È quella stessa arroganza che in parte ha vissuto l’ex sindaco di Corigliano Pasqualina Straface, oggi ravveduta in larga parte, la quale per un attimo ha pensato di avere il mondo in mano. Invece, basta un solo istante perché possa crollare un impero.
È quando si è affetti dall’onnipotenza che si commettono i più gravi errori di valutazione e materiali. Si perde il contatto con la realtà. Legittimo essere ambiziosi o accrescere il proprio tenore di vita. Meno gratificante è quando tutto questo avviene mediante la politica. Che è decisamente altra cosa: è occuparsi dei problemi della comunità, dare risposte concrete ai bisognosi, creare occasioni di lavoro.
Invece, abbiamo avuto una politica di parlamentari (oggi ex) dalle ville con piscina in montagna, o lungo la costa. Una concentrazione di ricchezze che si scontra con l’idea di chi dai palchi predicava altro. Queste contraddizioni hanno inciso e non poco sul dato elettorale.
Oggi è di moda il dibattito sulla fusione tra favorevoli e scettici. Nell’ultimo ventennio, verrebbe da chiedersi: cosa si è fatto? La risposta è: nulla! Si parla di riconoscimento dell’area urbana Corigliano/Rossano senza risvolti concreti o attuativi. Aria fritta! Un’impennata la diede la giunta Filareto di centrosinistra sotto il congelamento di un’attività urbanistica affidata all’allora assessore socialista Leonardo Trento, inattivo su più fronti. E che dire della rete idrica? Quanti proclami negli anni: milioni e milioni di euro finiti al Comune di Rossano per…? Non è dato sapere, visti gli attuali risultati.
Non ultimo, il finanziamento di circa 3 milioni di euro rilanciato in pompa magna con la tanto decantata “ingegnerizzazione delle reti idriche cittadine”. Tutto questo nel famoso “governo del fare”. I cittadini guardano i fatti, non le parole. Quanti proclami inutili…
La storia della Destra cittadina è lunga. Presenta molti angoli oscuri che seguiremo in un viaggio volto a conoscere le dinamiche interne al fine di meglio comprendere le ragioni della disfatta.
Nel prossimo numero, seguiranno scenari altrettanto significativi che si spera possano essere utili anche ai successori. Se non altro per non cadere negli stessi errori.

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