Quando i Romani si facevano le ville a Corigliano Rossano, racconto di Martino A. Rizzo

Sono millenni che a Corigliano Rossano si vive bene. Dopo i Bruzi e i Greci, se ne resero conto anche i Romani che vennero a popolare queste contrade e vi costruirono molte belle ville, i cui resti sono stati ritrovati di molte di esse.

Nel 1926 tra Corigliano e Spezzano Albanese, in località Grotta del Malconsiglio, venne alla luce una villa rustica romana costruita sul lato della collina prospicente al fiume Coscile dove furono rinvenuti frammenti di ceramica databile dal IV sec. a.C. all’età imperiale, lucerne dal II sec. a.C. ad Augusto, monete fino a Domiziano, vari oggetti metallici, tra i quali un Lare danzante in bronzo (I sec. d.C.), un anello-sigillo in rame, una placca ovale in bronzo con rappresentazione di Hygieia, numerosi resti di condutture fittili e plumbee, piccole losanghe marmoree colorate, statuette e una testa arcaicizzante.

La villa, modesta in età repubblicana, era stata successivamente riedificata sontuosamente e copriva un’area di circa 3.000 mq, suddivisa in tre raggruppamenti. Considerando l’ampiezza della coorte quadrangolare e il numero dei locali scoperti, si può ipotizzare che si trattasse di una grande azienda agricola, con molto personale. Infatti oltre alla cucina, al bagno, al frantoio, al magazzino di deposito c’erano anche le stanze per numerosi schiavi che servivano per mandare avanti l’attività produttiva. Molto interesse ha suscitato all’interno dell’edificio la scoperta di un sistema di canalizzazione di tubature emissarie che portavano il vino e l’olio prodotti nella villa addirittura fino al mare.

A Rossano, in località Ciminata Greco, nell’area interessata dalla costruzione della nuova Casa Circondariale, uno scavo mise in luce due diversi insediamenti di età romana.– Nell’area Cappella, venne scavato un settore della “pars rustica” di una villa romana, databile tra la fine dell’età repubblicana e la prima età imperiale, dove attorno a un ampio cortile a piano inclinato si affacciavano almeno quattro vani destinati ad attività produttive. Vi si è anche riscontrata la presenza di superfici di spremitura collegate a un torchio e due tinozze unite a un “torcularium”.

Durante i lavori, si è recuperato un tesoretto di 96 denari repubblicani d’argento dentro un’idria acroma. A circa 200 metri a ovest di questa villa, sono poi venuti alla luce i resti di una fattoria con almeno sette vani edificati in due diverse fasi costruttive: la prima del III sec. a.C. e la seconda di età repubblicana.

A Corigliano, nel 1928 furono esplorati i resti di una villa rustica che si estendeva su due contrade, Plainetta e Matavia, divise da una stradina di campagna. In un primo gruppo di ruderi, furono scavati per intero due vani, uno dei quali con il pavimento in “opus spicatum” cioè a mattoni rettangolari collocati a spina di pesce mentre l’altro, un corridoio, aveva il pavimento in cocciopesto (un composto di frammenti di laterizi o lapidei impastati con calce). Il secondo gruppo di ruderi si dimostrò più interessante. Vi venne trovata una stanza quadrata con muri in “opus incertum” e il pavimento a mosaico con fascia a meandro, con tessere nere e bianche e in una zona a tessere bianche c’era incastrata una conchiglia marina. Alle pareti si intravedevano le basi di pilastri e tracce di colore giallo dorato, rosso e nero. Altri vani erano pavimentati in cocciopesto e uno aveva il pavimento in battuto di calce, decorato da tessere nere in modo da formare un reticolato. La villa può essere datata dal II-I sec. a.C. al I sec. d.C. e doveva avere un’estensione notevole. Nel terreno circostante i ruderi, sono stati recuperati colonne frammentarie, sigillata aretina, ceramica del II sec. a.C., vasellame grezzo romano, una statua di cavaliere in bronzo, una coppa aretina decorata con motivi spiraliformi.

Alla Solfara di Rossano, tra la strada litoranea e il mare, sono stati messi in luce i resti di due vani relativi probabilmente a un “balneum”, un impianto termale privato, ambedue pavimentati in “opus spicatum”. Inoltre c’era un vano più profondo, forse un ipocausto, e una vasca rivestita di cocciopesto adiacente a una delle stanze. I muri, in parte in mattoni e in parte in ciottoli fluviali, insieme alla tecnica di costruzione muraria, hanno fatto ritenere che l’edificazione fosse databile intorno al III-IV sec. d.C. Tutto intorno a queste strutture sono venuti fuori tegoloni, resti di “opus spicatum” e monete di Massimiano Erculio. A poca distanza dai due vani, inoltre, sono stati scoperti i resti di una fornace, per la fabbricazione di anfore, a recinto rettangolare, con muri realizzati con grossi ciottoli e due forni con bocca a volticella di mattoni. Nella fornace sono stati raccolti molti frammenti di anfore vinarie. Poiché questa fornace ha la stessa datazione dei resti della villa, è ipotizzabile che una delle attività dell’insediamento sia stata proprio quella di produrre anfore per il trasporto delle derrate che vi si producevano.

A Corigliano, in località Favella della Corte, sono stati trovati i resti di pareti in laterizio intonacate appartenenti a una villa rustica di età romano-imperiale. Nel terreno circostante c’erano frammenti di tegole, ceramica, terra sigillata, “dolia”. Su una tegola appariva il bollo con la sigla “M.F.” mentre intorno si notavano i resti di una necropoli.

In località Foresta, presso Rossano, si sono avuti vari rinvenimenti che fanno supporre che nella zona doveva esserci un edificio di età romana, forse una villa, in quanto sono stati recuperati frammenti di colonne, un capitello dorico, frammenti di ceramica a vernice nera tarda e di aretina liscia, resti di un grosso dolio. La datazione dei reperti va dal Il sec. a.C. al I sec. d.C.

A Corigliano, a circa 200 metri a ovest della Masseria Tarsia, è stata individuata un’area ricchissima di resti di tegole e di coppi. Sul terreno intorno sono stati rinvenuti molti frammenti di sigillata aretina e di ceramica a vernice nera. È stato anche trovato un peso da telaio in terracotta insieme a una piccola mola con grappa a coda di rondine. Tutti questi rinvenimenti sono databili tra il II sec. a.C. e il I sec. d.C. e riconducibili a una villa rustica.

Ad Acqua/Fonte del Fico, a Corigliano, per un’area di mq 5.000 sono stati rinvenuti resti di età tardo-repubblicana e proto-imperiale con vari muri, dei quali uno lungo almeno 10 metri, una fornace a pianta rotonda costruita in mattoni crudi, un pavimento in cocciopesto, moltissimi frammenti di ceramica comune acroma e di impasto grigiastro e frammenti di ceramica fine campana, aretina e sigillata.

Infine, vari resti pertinenti con ogni probabilità a una struttura rustica di età romana sono stati trovati in località Piscopello – Le Muraglie di Corigliano.

(le notizie per questo articolo sono state reperite dal libro dell’archeologa Simona Accardo “Villae Romanae nell’Ager Bruttius”, ed. L’Erma di Bretsschneider, Roma 2000)

Martino A. Rizzo 

 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C (questa settimana eccezionalmente di martedì) 

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

www.anticabibliotecacoriglianorossano.it Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate anche nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi di Grazia Greco.

 

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