Lo spirito libero calabrese don Peppino Caliò, racconto di Martino A. Rizzo

L’arcivescovo Giovanni Rizzo? “un ignorante, … a stento sarebbe potuto riuscire a essere un mediocre parroco in una parrocchia rurale del profondo sud ..”. E l’arcivescovo Marsiglia? Un “fascista, … spaventosamente egoista e geloso: e temeva che la gente si accorgesse che nell’archidiocesi ci fossero preti che valessero più dell’arcivescovo.” Chi esprimeva valutazioni così sprezzanti su due arcivescovi di Rossano? Un ateo sfegatato? Un mangiapreti sovversivo? No, niente di tutto questo. Questi giudizi sono di un grande sacerdote calabrese, mons. Giuseppe Caliò, per tutti don Peppino, un prete che, forte di un’intelligenza viva e di un grande bagaglio culturale, poteva permettersi di essere tranchant e di rifuggire da ogni forma di ipocrisia, correndo anche il rischio di passare per burbero e intollerante. Infatti don Peppino viveva la sua umanità difendendo sempre la verità e la limpidezza nei rapporti e pertanto da spirito libero, insofferente dei compromessi, non era capace di celare un suo giudizio impietoso anche se riguardava due vescovi, anzi due arcivescovi che nell’immaginario collettivo stanno sempre un gradino davanti o sopra gli altri.

Don Peppino era nato a Caloveto il 5 luglio 1914 da Luigi e Nicoletta Immacolata Curia, primogenito di otto figli, cinque maschi (Peppino, Francesco-Ciccio, per decenni indimenticabile docente di lettere alla Scuola Media Leonardo da Vinci di Rossano, Pietro, Giovanni e Lorenzo) e tre femmine (Annunziata, Saveria, Eva). A dodici anni don Peppino entrò in seminario a Rossano, per poi passare a completare la sua formazione in quelli di Catanzaro e di Reggio fino a quando il 31 luglio 1938 venne ordinato sacerdote a Catanzaro. Il successivo 7 agosto fece l’ingresso con l’abito talare a Caloveto dove celebrò la sua prima messa. Successivamente fu parroco anche a Longobucco e da questa esperienza sul paese silano maturò il libro “Pagine critiche e pagine storiche su Longobucco” apparso a puntate nel 1942 sulla “Nuova Rossano”.

Don Peppino, parlando di sé, confidava che si era fatto «mangiare la vita da tre passionacce: quella dello studioso, del docente e dello scrittore». Come docente per cinquant’anni insegnò in centri scolastici propri e altrui, prima in Calabria e poi a Roma. Nella Capitale, dove visse nella Casa Internazionale del Clero, lavorò per decenni. Era “ordinario” di latino e greco e “incaricato” di latinità cristiana per la Santa Sede. Grazie alla sua esperienza di insegnante, affabile e paziente, grande era l’attenzione che rivolgeva ai giovani ai quali era capace di trasmettere valori e principi utilizzando un linguaggio suadente e contemporaneo. Il cardinale Jean-Louis Pierre Tauran, che per la Santa Sede ricoprì anche l’incarico di ministro degli esteri, di lui diceva che «brillava per la sua viva intelligenza, per lo spaccato senso dell’humor e per la sua esemplare bontà sacerdotale».

Nella Città Eterna, negli anni ’70, fondò anche una Casa Editrice indipendente, la “Austri Partes Editrice”, con la missione di offrire una chances agli autori sconosciuti al fine di consentire loro la pubblicazione di lavori realizzati purché degni di attenzione e al contempo per ristampare quelle opere dì autori meridionali ormai esaurite e che l’industria editoriale trascurava o rifiutava di riproporre.

Sono frutto della sua grande cultura di latinista tre importanti pubblicazioni: “Il libro XV degli Annali di Cornelio Tacito. Introduzione e commento”, “Il latino cristiano”, “Prontuario di sintassi latina”. Ma se essere “maestro” di latino e greco potrebbe far pensare che don Peppino fosse una “persona pesante”, fuori dal tempo, bisogna ricredersi in quanto la sua sottile, arguta, provocatrice ironia, sornione e mite, che nella sua vita era una costante, affascinava e consentiva di ridere e sorridere innanzi tutto di se stesso, quindi degli altri.

Mons. Caliò ha scritto più di dodici libri con i quali è riuscito a descrivere con leggera maestria l’incanto della natura, i sentimenti reconditi delle persone, le vicende e il carattere degli uomini, utilizzando una prosa che riesce a toccare i sentimenti più profondi del lettore elevandosi spesso a poesia. Così è quando parla dei contadini, “gli uomini curvi”, come lui li definisce con un’espressione che è diventata il titolo di uno dei suoi romanzi più famosi, «curvi sotto il peso delle fatiche e della miseria millenaria, ma curvi anche perché bestie, che ancora non si sono erette, né davanti alla parola di redenzione di Gesù, né davanti alla dignità della civiltà umana».

A proposito di questo romanzo mons. Luigi Renzo dice: «Nella sua crudezza, solo apparentemente pessimistica, la narrazione si fa satira e denuncia: a quegli uomini prima curvi per l’indigenza economica (“curvi li rendeva il denaro”) ed ora tali per la sottomissione acritica al pensiero e alla volontà altrui, sarà la storia a rendere giustizia liberandoli da strutture e personaggi tronfi e schizofrenici».

Mons. Giuseppe Caliò è deceduto nella sua Calabria l’11 dicembre 2001 e oggi riposa nell’amata Caloveto dove aveva fondato insieme ad alcuni amici il Centro Studi “Calibytense nostrum”, al quale ha donato la sua grande biblioteca raccolta in tanti anni di studio e di ricerche.

 

 

(sul sito https://anticabibliotecacoriglianorossano.it/libri-giornali-articoli/autori/libri-e-articoli-di-giuseppe-calio/ sono presenti alcuni dei libri di mons. Giuseppe Caliò liberamente scaricabili e articoli sulla sua opera)

Martino A. Rizzo 

 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

www.anticabibliotecacoriglianorossano.it.  Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate anche nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi di Grazia Greco.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati: