L’INTERVENTO. Congresso Pd: Cosa conviene scegliere al gruppo che rappresenta l’ago della bilancia?

Il ruolo di “ago della bilancia” in un congresso che lascia ancora tutte le questioni più importanti irrisolte, può avere grande importanza ovvero sciogliersi come neve al sole.  E’ chiaro che quei sette delegati, ma non si faccia l’errore che quei “sette delegati” da soli senza chi li ha votati, possono determinare l’elezione del nuovo segretario. Ed è altrettanto chiaro che, nonostante tutto, permangono tutte le divisioni, le debolezze e le crisi irrisolte del partito cittadino.  Ed allora cosa conviene scegliere a quell’ago della bilancia? Quale segretario rappresenta la scelta migliore? Intanto è opportuno ricordare a tutti noi due dati: il PD è al 7% in città e la linea politica verrà proposta dal segretario cittadino ma poi andrà discussa nell’assemblea degli iscritti, com’è sempre stato. Questo vuol dire che a) il PD ha bisogno di tutte le forze progressiste presenti in città ed ha bisogno, soprattutto che smettano di farsi la guerra; b) quei trenta eleggeranno il segretario ma poi il partito, per crescere, dovrà costantemente coinvolgere tutti gli iscritti. Il tempo di un partito elitario ed autoreferenziale non può più esserci. Ed in questo congresso, intanto, che utilità ha una dichiarazione carica d’odio, ferma al rancore post elettorale, alla mancata elaborazione della sconfitta come “mai con chi ha fatto vincere la Succurro”? E’ un endorsment per convincere la terza lista a votare Tagliaferro? Non capisco il piano logico di questa dichiarazione se non il dire: a me di Tagliaferro non frega un cazzo, diventasse segretario Madeo purché non ci si allei con Stasi… Immagino i salti di gioia del candidato segretario Tagliaferro…
Invece io partirei da un dato di fatto: nessuno dei due candidati alternativi ha mai detto apertamente nulla sui rapporti con l’amministrazione comunale. Ed aggiungo anche giustamente perché è questione spinosa che metterà in crisi le maggioranze ed un partito non esiste solo per discutere di comunali ed amministrative. Però non posso non notare alcuni dati di fatto: in primo luogo i sostenitori di Tagliaferro firmarono tutti un documento, circa un anno addietro, in cui sostanzialmente si dicevano tre cose: 1) rafforzare la fusione; 2) evitare a tutti i costi un commissariamento; 3) opposizione costruttiva e, sulla base di proposte programmatiche, dialogare nelle sedi istituzionali con l’amministrazione comunale. Affermazioni che io ritengo valide ancora oggi e che credo possano essere condivise da tutte le parti in causa. E mi sembra, al di là di interpretazioni poco attente, Giuseppe Tagliaferro riprende nel suo comunicato post congressuale.

Nel riquadro Alberto Laise

Probabilmente ognuna di queste tesi potrebbe anche essere condivisa dall’altro candidato Francesco Madeo. Ed allora cosa li differenzia? Cosa conviene scegliere al terzo gruppo?  Ed è qui che entrano in gioco alcune valutazioni sull’affidabilità e sui modelli comportamentali con cui abbiamo potuto confrontarci negli ultimi mesi. Intanto un dato numerico: votare la lista “Tagliaferro” significa avere una maggioranza a venti. Questo vuole dire che nessun estremista dogmatico – in entrambi gli schieramenti – può condizionare con il suo singolo voto l’azione del segretario. C’è un ampio margine per “fare a meno” degli hayatollah. Con una possibile maggioranza a diciassette, pur avendo all’inizio un peso maggiore come delegati, poi il possibile ricatto degli irriducibili diventa ben più “pesante”.
Poi l’affidabilità degli alleati: noi non piaciamo in fondo a nessuno dei due e, probabilmente, le due componenti non si saldano perché tra loro si piacciono ancora meno… ma mai dire mai (e quest’eventualità devastante per Stasi non andrebbe sottovalutata). Ed allora cosa da più garanzie? Un documento scritto? Non ha valore se non simbolicamente. Ed è passibile sempre di interpretazioni. Non rispetto il documento perché X non ha fatto il rimpasto Y, non ti sostengo perchè tu non fai la cosa Y ecc…Ed allora, a mio avviso, contano le parole dette negli ultimi mesi. Da un lato un atteggiamento abbastanza pacato, certamente poco chiaro, dovuto al fatto che la lista rappresenta tante cose diverse e non sempre convergenti. Dall’altro un continuo attacco a Stasi ed ai tesserati del PD e della lista di Cacciola. Affermazioni vomitevoli nelle chat sul perché c’è una presenza femminile, accuse continue su una presunta Opa di Stasi sul PD, un continuo riferimento alla necessità di espellere Stasi dal centrosinistra e, se possibile, anche dalla Calabria e dall’Italia tutta. Ed ancora un racconto estremamente negativo dell’esperienza amministrativa in corso in termini ben più aspri rispetto a quelli dell’altra parte.
Poi c’è la strana partogenesi politica che ci ha accompagnato negli ultimi giorni precongressuali e che riguardava la parte del congresso provinciale. Una parte della nostra lista ha scelto di votare Tursi. Legittimamente ha creduto che fosse un voto antisistema e che fosse, anche e soprattutto, un voto contro i capolista di Pecoraro. Premesso che gli elementi che avrebbero dovuto interessarci erano ben altri e che, in positivo ed in negativo, erano largamente ed equamente distribuiti sia da Pecoraro che da Tursi, io personalmente avrei consigliato di non porci “fuori dal mondo del PD” ancora una volta. Il dato provinciale (72% a 28%) non lascia spazio all’interpretazione del risultato. Quindi, ne deduco, che sia impossibile che oggi si possa pensare che sia praticabile la strada che porta ad un accordo con la lista che ha il medesimo capolista.  Per queste ragioni io credo che la strada migliore sia abbastanza chiara. Certamente non dà garanzie e non rappresenta quello che per noi era la condizione ideale… ma i numeri dell’assemblea degli iscritti sono abbastanza chiari. Il tutto restando liberi da incarichi di segreteria che, quelli si, non capirebbe nessuno. Il mio resta naturalmente il parere di un semplice iscritto che ha scelto, probabilmente illudendosi che ci fosse un po’ più di “rispetto dei patti”, di non essere in lista e che oggi, proprio per quel metodo attuato alle provinciali (non voto Pecoraro perché capolista c’è X) preferisce non partecipare a nessuna trattativa. Ed al massimo di accontentarsi di dire comunque la sua. E, mi ripeto, augurandosi che non siano tre/quattro persone o sette delegati da soli a decidere visto che sono mesi che tanti, tesserati e non, impiegano su questo percorso tempo e denaro. Anche al posto di chi poi sta comodo a raccogliere i frutti del lavoro altrui.

Alberto Laise

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