Libri al tempo del Coronavirus di Domenico Mazzullo

Libri al Tempo del Coronavirus – Coraggio, sta per iniziare la Fase II di questa avventura, di questa guerra contro il nemico invisibile, che proditoriamente e subdolamente si è insinuato nelle nostre vite, nelle nostre abitudini, nelle nostre sicurezze, soprattutto, che si sono sciolte come neve al sole, mostrandoci impietosamente tutta la nostra debolezza e le nostra vulnerabilità costituzionale, tanto più pericolosa perché ignorata, misconosciuta, rifiutata a priori, negata.
Questa fatidica Fase II tanto agognata, tanto desiderata, tanto attesa, finalmente sta per cominciare, virus permettendo, ma come è ormai tradizione per tutte le cose italiane, ormai da secoli, forse già dalla caduta dell’Impero Romano, non in maniera unitaria, come sarebbe logico e coerente in un Paese unito, in una Nazione che si riconosce sotto la stessa Bandiera e lo stesso Inno, ma naturalmente in ordine sparso, discontinuo, forse oserei dire disordinato, se non temessi di essere eccessivo, con piccole differenze di date, vicine l’una all’altra, così che a noi profani risulta incomprensibile questo caleidoscopio di eventi, che si rincorrono da vicino, senza incontrarsi mai, suggerendoci, ma certamente siamo in errore, che l’unica ragione sia un più che legittimo desiderio di indipendenza e autonomia delle varie regioni in cui è suddiviso il nostro Paese, e la volontà esplicita di dar prova di non soggiacere ad un Governo centrale.
Ho appreso oggi dalla radio nazionale che nel Regno delle Due Sicilie, le Librerie non riapriranno ancora, mentre nello Stato della Chiesa, riapriranno sì, ma tra qualche giorno, sempre per non soggiacere ad imperativi dall’alto.
Sembra proprio che il Risorgimento non sia mai esistito, non sia servito a nulla, che l’Unità d’Italia sia stata una favola raccontata dai genitori ai bambini per farli addormentare.
Ma torniamo ai nostri libri e alle loro legittime case, le Librerie.
Con grande lungimiranza e attenzione nei i nostri confronti, il Governo, corroborato da una pattuglia di Esperti, che ho appreso ieri si chiama “Task Force”, che suona meglio e conferisce un aspetto più bellicoso al tutto, ha deciso di aprire la Fase II che dovrebbe rappresentare un timido e circospetto tentativo di ritorno alla normalità, decretando la riapertura, per prime tra le attività commerciali, delle Librerie e dei negozi di Abbigliamento per bambini.
Mai decisione mi è apparsa più saggia, soprattutto per quanto riguarda le Librerie, essendo io un incorreggibile bibliofilo e un incurabile bibliomane, tanto da avere la casa piena di libri, spesso in duplice o triplice copia, avendo dimenticato di averli già acquistati.
Gli Italiani uniti finalmente, Guelfi e Ghibellini, sudditi dello Stato della Chiesa o del Granducato di Toscana, del Regno delle Due Sicilie e del Regno di Sardegna, del Lombardo-Veneto e del Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, finalmente e una volta tanto uniti dicevo, saranno felici di poter rompere questo isolamento culturale, questa arsura di parole scritte su carta, di noia, costretti come siamo, nei nostri alloggi domestici, senza poter compiere, secondo tradizione, la classica gita pasquale fuori porta, con l’appendice, il giorno seguente, della colazione sull’erba, inalienabile, del giorno di Pasquetta, saranno felici, dicevo e ansiosi  di riversarsi in folta schiera nelle <librerie. per rifornirsi degli amati libri, unica ed insostituibile consolazione nei confronti delle pene dell’isolamento domestico, degli arresti domiciliari, resi più  penosi dalla bella stagione, della forzata convivenza con coniugi rispetto ai quali non vi è più quell’afflato emotivo e amoroso, che aveva caratterizzato il loro rapporto un tempo lontano, dalla temporanea e fugace consolazione di rapporti clandestini, resi impossibili dalle draconiane disposizioni vigenti.
Unica consolazione, finalmente, i libri che saranno nuovamente disponibili nelle librerie e che rappresenteranno il primo bene di conforto nella nostra vita.
Non avendo figli e neppure, di conseguenza nipoti, più appropriati per la mia età, non posso gioire
allo stesso modo, per la contemporanea riapertura dei negozi di abbigliamento per bambini, riapertura di cui comprendo benissimo la assoluta necessità e urgenza.
Mi permetto però di criticare e stigmatizzare una pericolosa quanto iniqua discriminazione:
Perché per bambini sì e per adulti no? Qualcuno sarebbe in grado di spiegarmene la ragione?

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