Poi si deve arrivare all’800 per ritrovare alcuni accenni al Codex, ma nel 1878 lo storico Pietro Romano raccontò che nella Cattedrale di Rossano c’era «un libro misterioso ed arcano», paragonabile all’«araba fenice, che vi sia ognuno lo dice, dove sia nessuno lo sa!». Finalmente nel 1879 gli studiosi tedeschi Adolf von Harnack e Oscar von Gebhardt scoprirono il Codex in un armadio della sacrestia della Cattedrale di Rossano e gli
fecero acquisire nuova notorietà attraverso un loro libro che diffuse la notizia del ritrovamento (Evangeliorum codex Graecus purpureus Rossanensis […], Ed. Giesecke & Devrient, Lipsia 1880). E così il Codice iniziò a suscitare le brame di musei e biblioteche europee che tentarono di accaparrarselo. Purtroppo però non si ha certezze di tutte le offerte che pervennero. Pare che la prima fu avanzata proprio dai due tedeschi. Si racconta anche di un interesse del Vaticano. Samuel Savage Lewis, bibliotecario del Corpus Christi College di Cambridge e grande collezionista, sembra che nel 1898 abbia offerto mille sterline per portarselo in Inghilterra.
Tanto è vero questo mercanteggiamento che il Consiglio Comunale di Rossano iniziò a preoccuparsi e il 9 maggio 1888 prese posizione ufficiale contro la possibile vendita dell’Evangeliario affermando che il “prezioso libro deve considerarsi come monumento e proprietà di tutti i cittadini, come la Cattedrale e le opere d’arte che ivi esistono” da cui discendeva “il diritto di tutti i cittadini sulla conservazione in Rossano del Codice antico in parola, e impedire che esca in niun modo dal paese senza il consenso della rappresentanza Comunale”.
A ulteriore conferma delle contrattazioni, nel 1889 il Bollettino dell’Archivio Storico dell’Arte affermò che “è a nostra cognizione che i canonici del capitolo di Rossano avevano già iniziato le trattative per vendere il famoso codice greco, purpureo, sul quale essi non devono avere altro diritto che quello di tenerlo in consegna […]”. Tra
l’altro, per notizia, dal 22 marzo 1885 al 23 maggio 1889 la sede vescovile di Rossano rimase vacante e quindi in quel periodo i negoziati non potevano che avvenire proprio con i “canonici del capitolo di Rossano”, citati, e non con il vescovo che mancava.
Finalmente nel 1905 il Codex venne presentato alla mostra di arte bizantina di Grottaferrata e rappresentò il pezzo più importante dell’esposizione, ammirato da tutti. Acquisì così una notorietà capace di sventare ogni ipotesi di vendita, facendolo arrivare fino ai nostri giorni nella sua sede naturale. Di tutte queste vicende restano importanti e solenni le affermazioni del Consiglio Comunale e dell’Archivio Storico dell’Arte. Sanciscono un principio sacrosanto, impresso nel cuore di tutti i rossanesi: il Codex deve considerarsi monumento e proprietà di tutti i cittadini e la Chiesa ha l’importantissimo compito di conservarlo e tramandarlo.
Martino A. Rizzo
I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C
Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a
Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica
sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato
il romanzo Le tentazioni della
politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri
del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito
anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione
dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,
Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,
Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.
Da fotografo dilettante cerca di cogliere
con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio
e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie
su Rossano Se chiudo gli occhi.