La storia dice che il Codex è dei Rossanesi, racconto di Martino A. Rizzo

Corigliano Rossano – I rossanesi devoti alla Madonna dell’Achiropita potrebbero dire che è grazie alla sua protezione se oggi il Codice Purpureo si trova ancora in Città e ne è suo vanto. Altri, a loro volta, possono ribattere che solo in virtù di una serie di circostanze favorevoli l’antico Evangeliario è tuttora conservato tra le mura cittadine pronto a essere ammirato da tutti. Infatti nel XV secolo, dopo il passaggio dal rito greco a quello latino, il Codex Rossanensis venne messo da parte. Addirittura si ha notizia, da un Memoriale del 1705 conservato negli Archivi Vaticani, che il clero rossanese si lamentò col Papa Clemente XI perché “nella chiesa metropolitana della città si ritrovano quantità di libri greci con lettere dorate e miniate” e che l’Arcivescovo Andrea Adeodati, “nemico dell’antichità” aveva “fatto sotterrare i suddetti libri sotto il pavimento della sacristia e proprio sotto il lavabo dei sacerdoti, senza accurare il pregiudizio che faceva a detta chiesa e città col privarli dei cose così  memorabili”. Adeodati era un vescovo moderno che, al passo con i gusti dell’epoca, introdusse il barocco nella Chiesa Madre, stile architettonico in voga a quei tempi.

Poi si deve arrivare all’800 per ritrovare alcuni accenni al Codex, ma nel 1878 lo storico Pietro Romano raccontò che nella Cattedrale di Rossano c’era «un libro misterioso ed arcano», paragonabile all’«araba fenice, che vi sia ognuno lo dice, dove sia nessuno lo sa!». Finalmente nel 1879 gli studiosi tedeschi Adolf von Harnack e Oscar von Gebhardt scoprirono il Codex in un armadio della sacrestia della Cattedrale di Rossano e gli
fecero acquisire nuova notorietà attraverso un loro libro che diffuse la notizia del ritrovamento (Evangeliorum codex Graecus purpureus Rossanensis […], Ed. Giesecke & Devrient, Lipsia 1880). E così il Codice iniziò a suscitare le brame di musei e biblioteche europee che tentarono di accaparrarselo. Purtroppo però non si ha certezze di tutte le offerte che pervennero. Pare che la prima fu avanzata proprio dai due tedeschi. Si racconta anche di un interesse del Vaticano. Samuel Savage Lewis, bibliotecario del Corpus Christi College di Cambridge e grande collezionista, sembra che nel 1898 abbia offerto mille sterline per portarselo in Inghilterra.
Tanto è vero questo mercanteggiamento che il Consiglio Comunale di Rossano iniziò a preoccuparsi e il 9 maggio 1888 prese posizione ufficiale contro la possibile vendita dell’Evangeliario affermando che il “prezioso libro deve considerarsi come monumento e proprietà di tutti i cittadini, come la Cattedrale e le opere d’arte che ivi esistono” da cui discendeva “il diritto di tutti i cittadini sulla conservazione in Rossano del Codice antico in parola, e impedire che esca in niun modo dal paese senza il consenso della rappresentanza Comunale”.

A ulteriore conferma delle contrattazioni, nel 1889 il Bollettino dell’Archivio Storico dell’Arte affermò che “è a nostra cognizione che i canonici del capitolo di Rossano avevano già iniziato le trattative per vendere il famoso codice greco, purpureo, sul quale essi non devono avere altro diritto che quello di tenerlo in consegna […]”. Tra
l’altro, per notizia, dal 22 marzo 1885 al 23 maggio 1889 la sede vescovile di Rossano rimase vacante e quindi in quel periodo i negoziati non potevano che avvenire proprio con i “canonici del capitolo di Rossano”, citati, e non con il vescovo che mancava.

Finalmente nel 1905 il Codex venne presentato alla mostra di arte bizantina di Grottaferrata e rappresentò il pezzo più importante dell’esposizione, ammirato da tutti. Acquisì così una notorietà capace di sventare ogni ipotesi di vendita, facendolo arrivare fino ai nostri giorni nella sua sede naturale. Di tutte queste vicende restano importanti e solenni le affermazioni del Consiglio Comunale e dell’Archivio Storico dell’Arte. Sanciscono un principio sacrosanto, impresso nel cuore di tutti i rossanesi: il Codex deve considerarsi monumento e  proprietà di tutti i cittadini e la Chiesa ha l’importantissimo compito di conservarlo e tramandarlo.

Martino A. Rizzo

 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi.

 

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