La chiesetta di San Giovanni di Dio nel giorno della sua festa, racconto di Martino A. Rizzo

 

L’8 marzo la Chiesa festeggia San Giovanni di Dio e per l’occasione piace ricordare l’antica chiesina del Centro Storico di Rossano dedicata proprio a questo Santo. Il piccolo oratorio si trova ubicato nell’antica Piazzetta del Commercio, tra la Cattedrale e il cenobio bizantino della Panaghia. La Piazzetta è sempre stata il cuore di un rione molto vivo, «crocevia della città, congiungendone attraverso le sue sette aperture, come sette porte, i punti estremi per chi volesse in ogni senso percorrerla» (da Giovanni Sapia, Rossano tra storia e memoria, Ed. Lib. Aurora, Corigliano 2001).

La chiesa in origine apparteneva alla confraternita dell’Annunziata poi nel 1595 venne ceduta ai Padri Fatebenefratelli, come cappella dell’omonimo Ospedale di San Giovanni di Dio che sorgeva accanto e che si prendeva «cura di dieci infermi che vengono assistiti da un medico da un cerusico da un infermiere e da un cappellano, che hanno tutti un corrispondente salario» (Luca de Rosis, Cenno storico della Città di Rossano e delle sue nobili famiglie, Napoli 1838). Infatti, com’è noto, Giovanni di Dio, al secolo Juan Ciudad, un religioso spagnolo di origine portoghese, fu il fondatore dell’Ordine Ospedaliero dei “Fatebenefratelli”.

La chiesina si compone di una sala di modeste dimensioni dietro la quale è presente una piccola sacrestia. Sulla destra, entrando, si trova un arco colorato attraverso il quale si accede a un’angusta cappella coperta da una volta a crociera decorata. Proseguendo oltre l’arco, sempre sulla destra, si trova una porta che immette in un corridoio che una volta fungeva da passaggio verso l’ospedale. A lato dell’altare c’è una teca con la statua di San Giovanni di Dio di bottega calabrese del XIX secolo con l’attuale veste talare realizzata da mastro Ciccio Sapia, sarto, come racconta il figlio Giovanni nel libro prima citato, e all’altro lato un tabernacolo in marmo realizzato in Calabria nel ‘900.

Nella piccola cappella di destra si possono ammirare due bei dipinti. Proprio di fronte all’arco d’ingresso c’è un’Annunciazione che porta la firma di Joaennes Lauria e la data 16 marzo 1876. Nel quadro la Madonna, col classico manto azzurro, è riprodotta mentre si inginocchia timorosa per ascoltare l’angelo, dopo aver poggiato il libro di preghiere sopra il tavolo. Ha gli occhi bassi, sorpresa dell’annuncio ricevuto e conscia della responsabilità che le viene affidata. L’angelo a sua volta con la mano sinistra regge un rametto di gigli bianchi. Com’è noto in ambito religioso il giglio bianco è il simbolo che ricorre sovente come emblema di purezza e castità, nobiltà e fierezza d’animo e ovviamente innocenza e candore. A loro volta, in cielo, il Padreterno e lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, indirizzano luce verso di lei. Di questo pittore, Giovanni Lauria, non si hanno notizie né si conoscono altre sue opere ma il dipinto riproduce proprio l’Annunciazione alla quale, come racconta il de Rosis, riporta l’antica intestazione della chiesa, quindi è sorto il dubbio che in realtà ci si trovi davanti a un quadro antico che il Lauria restaurò nel 1876 riportandolo a nuova vita.

A fianco a questo quadro ce ne è un altro che rappresenta Gesù in braccio alla Madonna dopo essere stato deposto dalla croce. Trattasi di un’opera di bottega calabrese del XIX secolo.

Fa parte del corredo dei quadri della chiesa anche un San Giovanni di Dio di bottega calabrese, del ’900, che abbraccia e si prende cura di un ragazzo ammalato.

Inoltrandosi nell’antico corridoio, ormai chiuso, attraverso il quale si arrivava all’ospedale c’è un dipinto di San Giovanni di Dio, anche questo di bottega calabrese, del XIX secolo. Ci sono altresì dei reliquari. Infatti come racconta Giovanni Sapia «la chiesetta era meta di un fervido culto, che tra le sue espressioni registrava la giornata della penitenza, cioè ventiquattro ore di presenza e di preghiera costante per invocare grazie a beneficio dei malati, e una folta partecipazione alla processione e al tradizionale corredo di giochi nel giorno della festa, che ricorre l’otto marzo».

P.S.: sul sito https://anticabibliotecacoriglianorossano.it/chiese-di-rossano/san-giovanni-di-dio/ è possibile visitare virtualmente la chiesa.

Martino A. Rizzo 

 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

www.anticabibliotecacoriglianorossano.it.  Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate anche nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi di Grazia Greco.

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