Editoriale. Scuola e lavoro, l’incapacità di fare rete. Colpa di chi?

Ci siamo soffermati di recente come “I&C” su alcuni temi che pongono la necessità ormai inderogabile di mettere in rete funzioni e competenze in capo ad organi dello Stato, alle istituzioni e agli enti locali. I segnali, negli anni più volte lanciati da postazioni giornalistiche, sono serviti a poco, quasi a nulla se è vero come è vero che si continua a perseguire il modello di sempre: agire in ordine sparso e senza un minimo di organizzazione. E’ prevalente lo scarica barile, ma è tempo di iniziare a lavorare secondo coscienza e responsabilità personale. Ne va di mezzo la vita delle persone, il futuro, le famiglie, la natalità. Tale decremento demografico determina una contrazione boomerang per gli stessi addetti al mondo della scuola. Senza nascite vengono meno le iscrizioni, da ciò ne consegue: accorpamenti delle classi, riduzione del personale docente e non docente, razionalizzazione delle dirigenze. Ed ecco riaffiorare il pericoloso vortice dell’emigrazione.   È, dunque, nell’interesse di tutti lavorare per costruire. Corigliano Rossano ospita tre indirizzi scolastici di straordinaria rilevanza, contigui alle vocazioni naturali del territorio: alberghiero, turistico, agrario. Un polmone di saperi e conoscenze da canalizzare nel mondo del lavoro. Tutto questo purtroppo non avviene, la macchina è lenta, si inceppa. Vi è da chiedersi: è distante la politica? Non sono adeguate le dirigenze scolastiche? Non ci sono fondi? Non sta a noi dirlo, di sicuro questo fermo va necessariamente sbloccato! Da un lato commercianti e imprenditori lamentano l’assenza di professionalità e di maestranze, dall’altro vi è possibilità di reclutare attingendo dalla scuola il personale. I due mondi, però, non si incontrano: secondo quanto emerge  l’assenza di fondi e l’eccessiva burocrazia non consentono l’avvio di un rapporto collaborativo tra le parti. Tradotto, è come dare un calcio a tante opportunità di lavoro! Un impegno attivo in questa direzione significa fornire prospettive occupazionali ai ragazzi, dare vitalità agli indirizzi scolastici, garantire quella necessaria professionalità spesso demandata all’improvvisazione. Le istituzioni locali purtroppo non si parlano, utilizzano percorsi paralleli. E quando capita è solo per iniziative di facciata. Non è più accettabile una simile condotta. Alla cultura dell’immagine dobbiamo unire quella della sostanza e dell’efficienza. Quanto denaro speso per la programmazione operativa nazionale promossa dal Miur? A cosa è servito se non essenzialmente a far guadagnare qualcosa a soggetti proponenti e tutor? Diamo quindi priorità ad atti che possano produrre risultati concreti, e mettiamo da parte i progetti validi solo sulla carta e meritevoli se posti ad integrazione dell’offerta formativa. Proviamo ad immaginare un rapporto sinergico “amministrazione comunale –  scuola” e  sottoponiamo alla nostra attenzione lo strumento del piano spiaggia e dei lotti assegnati. L’alberghiero, tra l’altro, accoglie spesso figli di famiglie disagiate, con forti problemi economici. Una politica attenta al lavoro, al sociale e alla professionalità, avrebbe indetto un bando rivolto ai disoccupati con determinati requisiti, tra cui l’attività di ristorazione e quindi alberghiera. Avremmo assistito al concepimento di cooperative composte da giovani ai quali affidare le concessioni demaniali e dare loro la possibilità di costruirsi un futuro. E, invece, cosa è accaduto? Molti dei lotti sono stati assegnati a famiglie facoltose e peraltro inutilizzati. Tutto questo non deve più accadere! E sia ben chiaro, le responsabilità sono in capo a tutti, ivi incluso le dirigenze scolastiche.

Matteo Lauria – Direttore della testata giornalistica I&C

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