Editoriale. Sbarchi, Corbelli lancia Corigliano. Gli aiuti si pianificano

In una società che ha spostato il baricentro sul capitale, nel silenzio e con l’avallo delle masse,  rendendo marginale l’importanza dell’individuo è ormai necessario ragionare su base contabile. Questa valutazione purtroppo vale per tutto e va estesa anche, nostro malgrado, al tema della solidarietà. Un valore assoluto che intanto sussiste in quanto esiste da un lato chi ha e dall’altro chi non ha. Ci sono, in sostanza ricchi o meno ricchi e poi ci sono i poveri. Venendo meno questo squilibrio, non potremmo parlare né di solidarietà né di sussidiarietà. Tutto si muove mediante i processi economici, persino la nascita dei Governi. Anche i più alti predicatori che affermano i principi di salvaguardia dei diritti umani quando li metti all’opera poi chiedono indennità, retribuzioni, etc etc…  Nulla quaestio, anche perché adoperarsi, magari a tempo pieno, su determinate questioni significa sottrarre tempo al proprio lavoro e alla famiglia. Ciò per riaffermare il principio secondo il quale  senza denaro non si va da nessuna parte. Questa premessa mi è necessaria per affrontare la questione degli sbarchi. Nelle ultime ore, il leader del Movimento Diritti Civili Franco Corbelli, delegato sino allo scorso anno dei diritti umani, in relazione  all’approdo in Italia della nave Aquarius con 629 migranti ha affermato: «l’imbarcazione di questa Ong faccia rotta verso il porto di Corigliano dove sono pronti ad accogliere questo carico di disperati». Non so se Corbelli, persona che stimo per l’impegno nel sociale, abbia contattato il commissario prefettizio della città unica Domenico Bagnato prima di avventurarsi in questa nobile disponibilità. Di certo Corbelli dovrebbe anche iniziare, cosi come in rari casi ha fatto, a battersi per i problemi della Sibaritide nella sua complessità, dall’annosa vicenda della chiusura del tribunale di Rossano al nuovo ospedale, dai trasporti alle politiche di sviluppo. Il dramma è che quando si parla di sbarchi e di hot spot si chiama in causa il porto di Corigliano Rossano, quando invece c’è da riconoscere centralità geografica, investimenti o fondi da gestire si punta tutto su Gioia Tauro. E’ una sperequazione che si estende anche ad altri settori (grandi città, aree urbane, etc), oggi non più sopportabile considerato che stiamo discutendo della terza città della Calabria.

Tornando alla proposta di Corbelli e alla relazione solidarietà/costi, pur rimarcando che a noi tutti piange il cuore quando assistiamo a scene strazianti, occorre guardare in faccia la dura realtà. Ricordiamo un po’ tutti la polemica innescata qualche anno fa dal Comune di Corigliano quando gli amministratori quasi non avevano i fondi per predisporre le transenne. L’allora ente per i soli primi sbarchi dovette sborsare 65mila euro tra fatture ai fornitori ed ore di straordinario pagato al personale, già sottodimensionato e costretto ad essere dirottato per più giorni su altre incombenze. Oltre a quello sanitario e del volontariato. Da quel che risulta, allo stato attuale, la città unica non è dotata di grandi risorse. Tutt’altro! Prima quindi di esprimersi sarebbe il caso di fare i conti con la realtà, stilare una graduatoria delle aree portuali in base alle disponibilità e le risorse economiche e logistiche. Così si è davvero solidali, altrimenti diamo spazio alla retorica di chi è contrario al reddito di cittadinanza(lo stesso che potrebbe aiutare anche chi vive sotto i tetti) per mancanza di fondi e allo stesso tempo vuole tutti i porti aperti, ben consapevole dei costi a cui si va incontro.

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