Editoriale. Il vero cambiamento? Staccarsi da Cosenza

Corigliano Rossano – «La classe politica cosentina è come Polifemo, ha un solo occhio e guarda al Tirreno». Fu una delle affermazioni storiche dell’ex sindaco di Cassano nonché parlamentare On. Salvatore Frasca che analizzava condotte e comportamenti di una certa classe dirigente bruzia troppo avvitata su se stessa e, quando va bene, tutela e difende l’area tirrenica e il Pollino. Affermare ciò non significa aprire guerre di campanile o localismi piuttosto avere il coraggio di radiografare la realtà, dopodiché si può anche far finta di nulla e volgere lo sguardo altrove come d’altronde le popolazioni della Sibaritide e la sua classe dirigente sono abituate a fare. Non si è mai compreso l’ostracismo nei confronti della dorsale jonica – crotonese. Cittadini trattati a pesci in faccia (mi scuso per il termine ma rende l’idea) dallo Stato e dalle politiche regionali calabresi. L’elenco è talmente lungo che necessiterebbe un libro per raccontare le ingiustizie perpetrate nei confronti di quest’area, dall’impatto paesaggistico straordinario tra mare, colline, montagna. Eppure è l’area più penalizzata. Basta dare uno sguardo alle condizioni della statale 106 jonica, al traffico su rotaia, alla volontà di demansionare l’unico scalo aeroportuale jonico (Crotone). E chissà poi perché l’unico tribunale in Calabria da chiudere dovesse essere quello di Corigliano Rossano!  O la soppressione degli ospedali di Trebisacce e Cariati. Tutte le stazioni ferroviarie chiuse, ridotte al lumicino le attività del presidio snodale di Sibari.  Proprio quella Sibari su cui a tratti guarda la classe politica cosentina ma semplicemente per convogliare il traffico proveniente dall’Adriatico sulla A3, su Cosenza e sul Tirreno. Non è un caso che la Firmo- Sibari sia terminata, non è un caso che si finanzi Roseto-Sibari, non è una combinazione se l’elettrificazione storicamente esista da Taranto a Sibari per poi dirottare il traffico su Cosenza.  E da Sibari in giù? Ci sono cittadini di serie B? Perché nessuno motiva queste decisioni? Tutti tacciono! Omertà sottile e strisciante che serpeggia sulla pelle di tutti, senza esclusioni.  E che dire della genialata di spostare di giurisdizione le popolazioni dell’alto jonio cosentino sul Pollino (in materia di sanità e giustizia) e non già l’alto tirreno cosentino, facendo perdere numeri alla Sibaritide e alla terza città della Calabria (Corigliano Rossano). 30 anni per realizzare un’opera (non ancora terminata) che collegasse la 106 jonica alle popolazioni della presila (Longobucco), la famosa Longobucco-Mare, mentre non si ha traccia della Sibari – Sila. Però da Cosenza a Camigliatello ci si arriva in 20 minuti. Per non parlare del ruolo decisorio della politica cosentina su tutto, a partire dalla sanità fino alla gestione dei partiti. Oggi il vero cambiamento sta nell’interrompere questo rapporto di subalternità, incancrenito e storicizzato. E’ questo il vero cambiamento, diversamente si vivacchia, mantenendo in costanza un rapporto di becero servilismo.  

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