Editoriale. Il sindaco Lucano di Riace ha messo su un paese morto

editoriale

editoriale

Ho cercato di approfondire la discussione che in questi giorni sta avvenendo sul caso di Riace e l’esperienza condotta dal sindaco mimmo Lucano che ora, secondo quanto disposto dai giudici, non può più rientrare nel suo paese. I greci direbbero che è stato condannato all’ostracismo.  Mi sono imbattuto nei dati ufficiali dello stato italiano sulla popolazione del comune di Riace.

Il grafico mostra che la popolazione residente a Riace passa da circa 1600 abitanti nel 2001 a oltre 2300 abitanti nel 2017. Naturalmente questo è un dato generale che andrebbe analizzato più in dettaglio, per capire a cosa sia dovuto questo aumento dei residenti: se a residenze di italiani, se a residenze di italiani che vivono all’estero, se a residenze di cittadini provenienti da paesi stranieri che si sono integrati. Per questi approfondimenti aspettiamo di entrare nel merito quando avremo dati più precisi che ci raccontino con esattezza quello che è avvenuto.

Per il momento, però, già una prima indicazione si può trarre e non è la mia opinione, ma un fatto certo: la politica del sindaco di Riace, Mimmo Lucano, ha prodotto uno straordinario aumento delle residenze stabili di circa 700 unità, la stabilità si vede dal fatto che la curva è in continua, progressiva ascesa in un periodo di 16 anni. Ma quale sindaco di uno dei tanti paesini dell’interno della Calabria è riuscito a fare questo?

Riace si divide in Riace marina sul mare dove sono stati ritrovati i famosi bronzi a pochi metri dalla spiaggia, circa 3 km più a nord del centro abitato costiero e Riace superiore che si trova a 13 km nell’interno in area collinare. Data la ripresa socio-economica del paese è in atto un ripopolamento di italiani dovuto a due fenomeni: a) residenti alla marina che si sono spostati di recente nel centro storico b) residenti italiani in comuni del Nord o dell’estero che sono rientrati nel comune di origine. Questo fenomeno è certo che riguarda una percentuale superiore al 50% di quei 700 e passa nuovi residenti. Da informazioni personali raccolte, ma non ufficiali, quindi tutte da verificare, gli immigrati potrebbe essere che possano arrivare a un 30% o qualcosa in più di quei residenti stabili. Ma ripeto sono numeri da verificare.

A Riace quindi si è creata una situazione per cui l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Mimmo Lucano ha utilizzato i fondi messi a disposizione dello Stato italiano per l’integrazione degli immigrati per farli integrare stabilmente (in varie forme, sembra con qualche forzatura che la magistratura sta accertando, di carattere formale, che non riguarda minimamente lo scopo per cui i fondi sono stati utilizzati). Sono nate nuove attività commerciali, sono state riabilitate vecchie case abbandonate, sono nati laboratori di produzione artigianale e in effetti l’estate, ma non solo si è creato un movimento turistico e di afflusso di visitatori che ha stimolato l’economia locale.

Da tutto questo certamente si sono avvantaggiati gli abitanti italiani sia quelli che già risiedevano a Riace e mi riferisco a chi aveva attività commerciali in essere, sia quelli rientrati da fuori che hanno aperto nuove attività o laboratori di vario genere.  Questi sono fatti e non opinioni personali di uno che è nato lì vicino, e che tifa per quell’esperienza e non lo nego, anche se ci sono errori e vanno corretti, perché ognuno deve rispettare la legge. Ma i dati Istat sono una verità, che va sì interpretata e sono d’accordo, ma di cui non si può fare a meno di tenere conto se si vuole parlare col linguaggio dei fatti e non solo con le opinioni tutte rispettabili.  Fin qui i dati certi.

Un altro aspetto che mi preme sottolineare: gli immigrati che sono stati coinvolti nel progetto di accoglienza sono stati chiamati dal sindaco a contribuire alla stabilità del comune con lavori socialmente utili di vario genere, riguardanti sia la gestione dei rifiuti (affidata a cooperative miste stranieri-italiani), ma anche la pulizia delle strade o altri aspetti della vita comunale.  Quindi è vero che lo stato ha dato soldi a questi stranieri, secondo i piani del ministero degli interni, ma questi ospiti, alcuni dei quali poi residenti fissi, hanno lavorato, e ugualmente hanno lavorato gli italiani sia nei servizi che nel commercio  privatamente. Alla fine quello che si può senza sbagliare affermare di certo è che il caso Riace, pur avendo aspetti peculiari che lo fa un caso quasi unico, assomiglia per molti versi ai casi di autogestione di tanti altri comuni dell’interno dell’appennino italiano e anche del Nord Italia che si basano sull’autogestione a cui i sindaci e le amministrazioni sono costrette data la lontananza dalle vie di comunicazione, dai centri economici e dalle residenze stesse di lavoro dei loro abitanti. Se vogliamo poi trarre un’altra indicazione conclusiva, si può affermare che il sindaco ha lavorato per i suoi concittadini, che lo hanno eletto, utilizzando con intelligenza pro domo sua (il suo paese) i fondi per gli immigrati.  La prova ne sono sia le nuove attività commerciali sia le nuove residenze di cittadini italiani. Se poi ha violato alcune procedure questo ci pensano i giudici, ma intanto lui ha rimesso in piedi un paese che era morto, nonostante la scoperta dei bronzi di Riace (che si trovano nel museo di Reggio Calabria e non a Riace), e questa collocazione certamente garantisce di più sulla loro conservazione, perché al museo di Reggio ci sono tutte le strutture e le intelligenze tecniche per una loro ottima conservazione e valorizzazione.

FABIO MENIN

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati: