Editoriale. Ex tribunale di Rossano, i silenzi omertosi di chi denunciava il marcio

Corigliano Rossano – In queste ore i piani alti della giustizia romana scendono in Calabria per i fatti accaduti a Catanzaro relativamente al caso del giudice Petrini. Lo fanno i componenti della prima commissione del Consiglio superiore della Magistratura, lo fa l’associazione nazionale dei Magistrati – anche se parla di incontri programmati – i cui membri si recheranno nei presidi di Cosenza, Lamezia, Paola e Castrovillari. E’ evidente, per chi vive sulla costa jonica cosentina, lo smacco che si continua a subire nei confronti di una terra sbeffeggiata e mortificata a tutte le latitudini. Per lunghi anni è stata fatta passare sottovoce l’idea che l’ex tribunale di Rossano fosse discusso, sentenze aggiustate, condotte illecite, giustizia deviata. Tutto in sordina, senza uno straccio di prova. Solo illazioni basate sul nulla e innescate magari da chi o aveva perso qualche causa o da qualche imputato poi condannato. Personalmente ho sempre ritenuto che quella gestione era comunque da rivedere partendo da un presupposto: “Se una istituzione non funziona al meglio uno Stato autorevole non sopprime un tribunale ma rimuove le mele marce». Il tempo però è galantuomo. Quei tanti che volevano il tribunale di Rossano chiuso oggi sono caduti in un tombale silenzio, quasi imbarazzante per chi ha un minimo di etica comportamentale. Come mai tacciono sulle porcherie che si consumano da qualche anno in Calabria in altri presidi? Questa volta con inchieste giudiziarie, però, e non sulla base dei soliti sentito dire! Appare evidente che le sommosse di un tempo erano viziate più da tentazioni personali che da situazioni dettate dalla tutela dell’interesse pubblico. Lettere anonime e non, rivolte al CSM, ai ministri, all’antimafia, accadde di tutto pur di dimostrare a tutti i costi che quel tribunale andava chiuso pur in assenza di inchieste o di indagini giudiziarie! E, occorre tenere in debita considerazione, che il CSM in alcuni casi inviava a Rossano dei magistrati  o in odor di camorra (quasi fosse una sede punitiva) o di primo pelo. Ma su questo, coloro i quali volevano il tribunale chiuso, si sono ben guardati dal denunciare una siffatta condotta. Oggi che lo scandalo (e qui si che ci sono inchieste inquietanti) tocca altri presidi invece la regola della soppressione non è più valida. Perché? E’ in atto la logica dei due pesi e delle due misure? O non è questo il motivo per cui fu soppresso il tribunale di Rossano? Vogliamo fare chiarezza? Lo dico anche ai quattro parlamentari espressione della città di Corigliano Rossano a cui è stato chiesto più volte un atto di trasparenza sulle motivazioni per cui fu chiuso quel presidio ma senza ottenere risultati formali alcuno. Oggi dunque le toghe sporche si rinvengono in altri presidi della Calabria e il CSM finalmente si scomoda a scendere in Calabria così come l’Associazione dei magistrati. Anche i loro silenzi abilitarono a formarsi un’idea negativa sulla gestione dell’ex tribunale di Rossano. Oggi invece che il marcio si tocca con mano si scende da Roma per constatare direttamente. Come mai la stessa accortezza non vi fu allora?  Anche in questo siamo considerati figli di nessuno…  

Matteo Lauria – Direttore I&C

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