Editoriale. Chirurgia e personale comunale, occorre il pugno fermo!

Corigliano Rossano – Da oltre un ventennio  siamo ormai abituati a convivere con la crisi, tra le cui principali cause appare la corruzione, il male del secolo che, forse, appartiene all’indole umana. Non è un caso se, da anni, invoco e auspico una vera riforma della magistratura  ( https://informazionecomunicazione.it/editoriale-plauso-a-gratteri-ma-il-sistema-giustizia-cosi-funziona/ ) e dell’ordinamento giudiziario nella sua complessità.

Parto da questo assunto per meglio comprendere il contesto in cui operiamo, mal compreso da chi pensa che la città di Corigliano Rossano sia da considerare al centro del mondo. Uno dei temi discussi è per l’appunto la sanità. Che non è un dramma per la sola Sibaritide, ma è un dramma per tutta la Calabria e oltre. E solo chi non legge o non si documenta può far finta di non capire. In questo contesto diventa inutile creare divisioni o organizzare manifestazioni: contro chi e cosa se la crisi è di sistema? Solo chi è in cerca di nuove emozioni o di visibilità può accendere discussioni che aprono a conflitti o a contrasti. Con ciò non voglio invitare ad assumere atteggiamenti silenti ma a ragionare con senso di responsabilità. Tra l’altro abbiamo in campo una proposta straordinaria che dona a questo territorio autonomia, indipendenza dai capoluoghi storici, pari dignità e numeri tali da poter rivendicare uffici e servizi (e non solo), ma fa fatica al momento ad attecchire. Mi riferisco alla proposta di nuova provincia Magna Graecia, a saldo zero per lo Stato, con due capoluoghi (Corigliano Rossano a Nord, Crotone a Sud), e con oltre 420mila abitanti, tali e tanti da poter richiedere un ospedale Hub, centrali operative del 118 ed elisoccorso, aziende ospedaliere e sanitarie, etc etc… Ma per alcuni, evidentemente, staccarsi funzionalmente da Cosenza è vissuto come fatto traumatico. Ed ecco che si preferisce continuare a mendicare singoli medici in singoli reparti dando vita a svilenti via vai dall’Asp di Cosenza per ogni singola rivendicazione. Ma veniamo ai giorni nostri. Oggi si grida a lupo a lupo per la chiusura della Chirurgia di Corigliano nell’ambito dell’ospedale spoke di Corigliano Rossano per mancanza di personale. Idem per la pediatria, chiusura nelle ultime ore scongiurata, o ancora per la cardiologia di Rossano.  

Occorre partire da una visione complessiva per meglio comprendere il contesto in cui operiamo. Le casse regionali sono vuote, e in alcune ASP sussistono persino somme pignorate a causa della gestione allegra avuta negli anni.  Questa politica dissennata  non  consente la presenza di duplicati di reparti in ogni dove. Non è più possibile rimanere ancorati al passato.  

L’unica strada percorribile è, dunque, guardare al futuro tenendo conto della realtà e, soprattutto, di ciò che è possibile fare.La suddivisione in area chirurgica (Rossano) e area medica (Corigliano) appare al momento l’unica soluzione immaginabile. Occorre avere il coraggio di andare avanti per questa strada, senza paure o infingimenti. Spiegare le ragioni di una tale suddivisione richiede un lungo e articolato approfondimento  su cui mi soffermerò in apposito editoriale. In sintesi credo sia rilevante la collocazione logistica più agevolata  del “Nicola Giannettasio” ( in pianura e con piattaforma di elisoccorso) rispetto al “Guido Compagna” collocato nel centro storico e senza la disponibilità di una piazzuola di atterraggio per l’elisoccorso. Oltre al fatto che Rossano ospita già divisioni adatte all’area chirurgica (Rianimazione, intensiva, etc etc)… Pur tuttavia, sotto il profilo dell’indotto, è l’area medica a trarre maggiori benefici nel rapporto con l’esterno. Proviamo a immaginare cosa potrebbe accadere nel centro storico di Corigliano: l’emergenza si svolge a Rossano, il paziente che proviene dalle zone montane della presila o arbereshe si opera per una appendicectomia, dopo l’intervento viene trasferito per la fase post operatoria a Corigliano. I familiari dei pazienti dovranno soggiornare a Corigliano o in B&B o in pensioni o in albergo. Come si può notare, in chiave di vivacità economica nei centri storici,  conviene più l’area cosiddetta “fredda” (medica)  alla “calda” (chirurgia).

Alcune prese di posizione,  ancora oggi , sono rimaste ancorate al passato. Si continua a ragionare  da ex coriglianesi ed ex rossanesi, gridando allo scandalo se si chiude un reparto in uno dei due ex comuni! Mi viene da dire: quanta irresponsabilità! Ciò che indigna maggiormente è che chi eleva barricate taceva quando l’allora governo regionale a guida Scopelliti sopprimeva gli ospedali di Trebisacce e Cariati, razionalizzando Corigliano Rossano, pur nella consapevolezza di trasgredire a un impegno, ossia, che il tutto sarebbe dovuto avvenire solo dopo aver consegnato le chiavi del nuovo ospedale della Sibaritide. Solo dopo si sarebbe dovuto dare avvio alla cancellazione dei cosiddetti reparti fotocopia. All’epoca tutti in silenzio, allineati e coperti.

Ora invece si elevano barricate al fine di accendere il focolaio del campanile sperando di capitalizzare consenso.  Ed è per questo che parlo di irresponsabilità, perché si continua a coltivare la strategia del “tweet” tipico dei ragionamenti di pancia. Oggi siamo una città unica, ed è  tempo di collocare le menti in questa direzione. Così come è tempo di rendersi conto che avere un posto pubblico in questa terra è da considerare un miracolo. Credo che vi sia poca consapevolezza su questo punto. Mi riferisco sia al personale comunale sia sanitario, che se spostato di 10 km muove la macchina dei protettorati politici. E questi che irresponsabilmente si prestano.  Che si abbia rispetto della comunità, che la si smetta di anteporre sempre e a tutti i costi le esigenze personali! Se solo costoro portassero le lancette indietro nel tempo, quando si era disoccupati,  avrebbero maggiore consapevolezza di cosa significa a Corigliano Rossano avere un posto pubblico. Ci sono dei dipendenti comunali, a cui va tutto il mio apprezzamento, che hanno accettato di buon grado il trasferimento, senza battere ciglio, con senso di responsabilità e di appartenenza. Questi sono i modelli da emulare e da guardare con stima e rispetto. Quello della gestione del personale e della riorganizzazione degli uffici è un tema delicato e lo diventa ancora di più in una terra che presenta forti resistenze al cambiamento. In questi casi è necessario decidere, non è possibile perseguire la strada del dover accontentare tutti. Si accontenta quando quel singolo interesse coincide con l’interesse generale, altrimenti è giusto mantenere il pugno fermo.

Matteo Lauria – Direttore I&C

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