Depressione al Tempo del Coronavirus (II parte) di Domenico Mazzullo

Depressione al Tempo del Coronavirus (II parte) – Riprendo volentieri il discorso lasciato in sospeso ieri, seppur non esaurito, perché altrimenti sarebbe diventato troppo lungo per il nostro Diario.
Voglio prima chiarire una sostanziale differenza tra due termini che spesso vengono confusi tra loro:
L’ansia è una sensazione di paura, di allarme per un pericolo che non è immediato, ma futuro (un esame che dovrò sostenere tra quindici giorni), ma anche una sensazione di disagio, di fastidio, sia psichico, sia fisico, per una situazione non ben definita e comunque spiacevole.
La depressione è invece una condizione più seria che si verifica quando non mi sento più in grado di oppormi e resistere alla situazione spiacevole e mi arrendo, non lottando più.
Questo in termini molto semplici e sintetici. Ora devo specificare che l’ansia, che comunque mi stimola ad una azione, può essere isolata, o può precedere e poi accompagnare la depressione ormai instauratasi, quando rinuncio a combattere.
Riferendoci a ciò che stiamo vivendo adesso, in questa situazione particolare provocata dalla epidemia da Coronavirus, assistiamo spesso ad entrambi i fenomeni:
L’ansia , è caratterizzata dalla paura per il pericolo del contagio, paura tanto più cogente quanto più il pericolo è subdolo, invisibile, indefinibile ma non solo da questa.  Essa può essere provocata anche dal disagio, l’insofferenza, il malessere per una situazione anomala di clausura in casa, di isolamento sociale, di forzata convivenza o sempre di forzata rinuncia alle nostre abitudini più radicate e fedeli.
La depressione provocata dalle stesse cause precedenti interviene, quando abbiamo ceduto le armi, quando abbiamo rinunciato a lottare, quando ci siamo arresi e non opponiamo più resistenza, ma ci assoggettiamo passivamente alla situazione, non facendo nulla per cambiarla o per risolverla, per opporci ad essa.
L’ansia è caratterizzata quindi ancora da una volontà di reagire, di combattere di lottare, quindi da una spinta alla attività.
La depressione invece e contrariamente, è caratterizzata dalla passività di chi ha smesso di lottare, ha rinunciato a combattere, si è arreso e quindi ha un atteggiamento di assoluta arrendevolezza.
Si comprende bene quindi, come ci possa essere uno stato di ansia isolato, oppure uno stato di ansia che sfocia poi nella depressione e come l’epidemia da Coronavirus possa essere responsabile di entrambe le condizioni.
Quali sono i segnali che debbono metterci in allarme e farci sospettare la presenza dell’una o dell’altra condizione?
Per quanto riguarda l’ansia enumero i più frequenti:
Sensazione di pesantezza sul petto e difficoltà a fare un respiro profondo; senso di nausea o conati di vomito soprattutto al mattino, dolori all’addome e alternanza di giorni di diarrea e di stipsi; la sensazione di testa vuota o ovattata; sensazione di perdita di equilibrio o di ondeggiare come su una barca; sensazione di stranezza o di irrealtà riguardo a tutto ciò che ci circonda; irritabilità e insofferenza per tutto; i rumori vengono percepiti amplificati e particolarmente disturbanti; tremore alle mani, soprattutto nei fini movimenti; stimolo ad urinare frequentemente.
A metà strada tra i sintomi propri dell’ansia e quelli della depressione dobbiamo considerare “gli attacchi di panico”, che rappresentano un anello di collegamento tra ansia e depressione, meglio detto costituiscono i prodromi di una depressione, che prima o poi si manifesterà in tutta la sua evidenza.
Gli attacchi di panico rappresentano una evenienza sempre più frequente e diffusa in questi tempi, soprattutto tra i giovani, ma per cause che esulano dal nostro discorso sul Coronavirus, in quanto spesso sono provocati dall’uso della marijuana, ma a parte questa situazione specifica, costituiscono spesso l’evoluzione naturale dell’ansia, verso la depressione, come abbiamo detto.
Essi rappresentano una evenienza molto spiacevole per chi ne soffre con una insorgenza improvvisa, senza alcun preavviso, nelle situazioni più disparate, a pranzo o cena, mentre stiamo guidando, in casa, al cinema, da soli o in compagnia, in ambienti chiusi, autobus, treni, metropolitana, o aperti, senza alcuna specificità
Si manifestano con una sensazione molto spiacevole di malessere intenso e diffuso, che progressivamente interessa tutto il corpo, sensazione di caldo intenso o di freddo, sudore freddo, pallore, tachicardia, sensazione di costrizione al petto e difficoltà di respirare liberamente.
Ciò che però caratterizza tipicamente gli attacchi di panico è la sensazione di morte imminente e il bisogno spasmodico di fuggire. Tali attacchi di panico, in genere non durano a lungo e quando si risolvono, lasciano una condizione di profonda spossatezza.
La libertà delle persone che ne soffrono viene gravemente limitata da inevitabili comportamenti evitativi, ossia le persone evitano tassativamente, tutte quelle situazioni in cui tali attacchi si sono verificati, venendo sempre più a restringere la loro sfera di autonomia.
Dagli attacchi di panico, se non curati, con grande probabilità si passa alla condizione di depressione conclamata, ma per la descrizione di questa dobbiamo aprire una nuova pagina del Diario perché questa è finita. 

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