Crollo viadotto Ortiano 2: dati pluviometrici Arpacal confermano evento meteorologico non di picco

LONGOBUCCO. Nell’articolo precedente (https://informazionecomunicazione.it/alcune-considerazioni-geologiche-e-tecniche-sul-crollo-del-viadotto-ortiano-2-della-ss-177-sila-mare/) abbiamo discusso ampiamente del crollo del viadotto Ortiano 2 su cui attualmente indaga la procura della Repubblica di Castrovillari. Allo studio si aggiungono i dati pluviometrici dell’Arpacal (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria) che confermano sia stata una piena esigua del torrente Trionto (https://informazionecomunicazione.it/longobucco-crolla-ponte-sila-mare-ss-177-lesigua-piena-del-trionto-porta-via-30-anni-di-lavori/) a portare via 30 anni di lavori sulla ss.107 (Sila-Mare).

Il centro funzionale multirischio dell’Arpacal ha infatti fornito i dati ‘’grezzi’’ riferiti alle stazioni pluviometriche di Cropalati e Longobucco inerenti alle piogge registrate nei primi quattro giorni di maggio ultimo scorso. Il primo maggio troviamo 12,6 mm a Cropalati e 6,8 mm a Longobucco; il 2 maggio 19,8 mm a Cropalati, 27,00 mm a Longobucco; il 3 maggio – giorno del crollo – 79,8 mm a Cropalati, 155,6 mm a Longobucco; 4 maggio 79,8 mm a Cropalati e 5,4 mm a Longobucco. L’evento dei primi giorni di maggio in relazione al crollo del viadotto Ortiano 2 non è stato un evento di picco, ma inferiore alle massime precipitazioni giornaliere storiche registrate nelle due stazioni di riferimento. Il 21 marzo 1926, infatti, si registrava a Cropalati 266 mm; il 31 dicembre 1951 a Longobucco, 205 mm.

Grafico Arpacal. Dati pluviometrici Longobucco, gennaio – marzo 2023
Bollettino criticità del 2 e 3 maggio 2023. Allertamento Livello GIALLO

Queste informazioni sono riportate nella relazione del Geologo Eraldo Rizzuti. Egli, coraggiosamente e in base alle ancora poche documentazioni acquisite, si ritrova adesso a poter sciogliere un importante interrogativo che ci eravamo posti precedentemente nelle considerazioni geologiche e tecniche da lui fornite: “I piloni sono stati realizzati su fondazioni superficiali o su fondazioni ancorate in profondità?” «Se il pilone fosse stato ancorato in profondità con dei pali di grosso diametro o micropali (scelti in base alla stratigrafia del terreno), non si sarebbe spostato, perché non si evidenziano dalle foto segni di un’erosione talmente profonda dell’alveo o dissesti tali da interferire con la base dei pali. Le foto in circolazione – continua – mostrano un vistoso gradino morfologico nelle alluvioni in alveo, segno tangibile di un abbassamento dell’alveo di qualche metro. in genere, piloni/plinti in alveo si costruiscono su strutture fondali a forma a ‘’V’’ per evitare l’impatto con la corrente. Se ciò fosse avvenuto, l’onda nel filmato non sarebbe sbattuta contro la parete. Dalle foto eseguite dal Dott. Francesco Foggia, non ci sono dubbi in merito: il plinto che sosteneva il pilone non evidenzia strutture fondali profonde, poggia su una leggera soletta in calcestruzzo e la corrente in alveo ha inclinato e traslato il pilone verso sinistra».

Foto del dott. Francesco Foggia, 5 maggio 2023
Foto del dott. Francesco Foggia, 5 maggio 2023. E’ evidente lo scalzamento al piede del plinto, non sono evidenti strutture fondali profonde. Si noti il vuoto esistente omogeneo alla base del plinto e l’acqua che scorre sotto la platea o soletta.

«La forma quadrata del plinto – aggiunge il geologo Rizzuti– ha facilitato l’erosione alla base. In alveo, il plinto a forma di ‘’V’’ verso la corrente avrebbe attenuato l’impatto dell’onda di piena sul pilone centrale, ma non avrebbe evitato comunque il crollo, le foto sono chiare e non lasciano dubbi. L’ipotesi sarà verificata dagli organi competenti».

Anas ha chiuso al transito la tratta a nord della campata che ha ceduto fino al prossimo 23 maggio. Forse la costruzione dei piloni/plinti è avvenuta allo stesso modo per più tratti rendendo anch’essi a rischio? Speriamo di non doverlo scoprire come per il viadotto Ortiano 2. Proprio in queste ultime ore stiamo assistendo ad una delle più palesi manifestazioni del cambiamento climatico in Emilia-Romagna, con un bilancio sempre più alto di vittime, dispersi e danni alle città. Si stimano 6,8 milioni di abitanti in zone a rischio. Non è ‘’maltempo’’, l’alluvione è la conseguenza di diversi mesi di siccità. Cosa succederebbe se ci fosse la Calabria al suo posto? La Calabria è la prima regione per estensione di superficie delle aree a pericolosità idraulica elevata (circa 17,1%) e consta la presenza di moltissime fiumare non arginate. Per fortuna però, venerdì prossimo il primo cittadino di Longobucco Giovanni Pirillo incontrerà il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, il quale ha dimostrato vicinanza e interesse alla comunità longobucchese assieme alla maggioranza di governo: hanno difatti bocciato la proposta di un decreto legge ad hoc per la messa in sicurezza della zona del crollo del viadotto Ortiano 2 (formulata dal M5s), in quanto non riconosciuta urgenza. Perché non è un’urgenza transitare su una strada precedentemente interrotta al traffico causa frane e con il cedimento del muro di contenimento. Non è un’urgenza tentare di sopravvivere rischiando di morire per mancato soccorso o percorrendo una strada insicura, l’unica che può condurre ai ‘’servizi’’ primari quasi già assenti. Forse non è urgente la vita al sud poiché non vale quanto quella a nord.

Virginia Diaco

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