Corigliano: villa a rischio frana, albergano i migranti 

CORIGLIANO Il fabbricato della Iacina, confiscato dallo Stato, risulta pericolante, nel 2008 fu destinatario di una ingiunzione per la demolizione, mentre sull’attuale provvedimento di confisca pende una richiesta di revisione avanzata dai privati e rivolta alla sezione prima per le misure di prevenzione presso il Tribunale di Cosenza. Depositato nelle ultime ore un esposto-denuncia presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Castrovillari, all’interno del quale si evince come l’immobile interessato sia stato costruito abusivamente, in assenza di permessi o di nullo osta previsti dalla legge, e di presunte violazioni relativi alla sicurezza. Ma, l’aspetto preoccupante, riguarda il posizionamento del fabbricato (un villino su più livelli), situato a «valle di un terreno ad elevato rischio di frana». E di questi tempi dove lo jonio in particolare è destinatario di nubifragi e alluvioni è lecito assumere provvedimenti almeno precauzionali. Come è noto 35 migranti sono stati provvisoriamente affidati all’associazione Mondiversi. Tutto questo in attesa che il Governo nazionale indichi le strutture autorizzate. I minori non accompagnati sbarcati sono di provenienza: 22 dal Bangladesh, 4 dalla Nigeria, 1 dalla Guinea, 2 dalla Costa D’avorio, 2 dal Gambia, 3 dal Mali e 1 dal Senegal. Dopo l’identificazione e i controlli sanitari sono stati successivamente trasferiti presso la struttura requisita alla criminalità in contrada Iacina. La stessa che risulta essere a rischio “frana”. Tra l’altro, nel lontano 2008, il pubblico ministero dell’ex tribunale di Rossano con riferimento a una sentenza della suprema corte di cassazione (sezioni unite), aveva intimato al condannato (il privato) attraverso un atto di ingiunzione, di demolire il manufatto abusivo entro i trenta giorni della notifica dell’atto (27 giugno 2008) con avvertenza che, in mancanza, si sarebbe comunque proceduto d’ufficio investendo per l’appunto il giudice per l’esecuzione per le relative modalità. Da allora ad oggi nulla è cambiato. La casa è rimasta in piedi ed ora è stata destinata ai migranti.                (Fonte La Provincia di Cosenza)

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