Corigliano-Rossano, il polo Covid e gli impegni non rispettati

Laboratorio di Microbiologia bloccato, tracciamento saltato. A Corigliano-Rossano la contabilità dei tamponi cessa. Ieri all’appello un solo positivo rispetto a una media che riproduce 250 contagi a settimana. Il sindaco Flavio Stasi chiede una macchina suppletiva di riserva in grado di sopperire alla ripetibile rottura del macchinario. Il problema, dopo l’ormai conclamata carenza di posti letto, è l’assistenza sanitaria ai pazienti Covid (ma anche ai non Covid). Tutto sembra gravare sui pronto soccorso, laddove è carente il personale. Non solo, ma è anche precaria la sicurezza. Sul punto il primo cittadino mette in luce questioni dai contorni raccapriccianti:  «Ci sarebbe da parlare per ore del perché nei pronto soccorso non sono stati realizzati i percorsi dedicati (già finanziati) oppure del perché non sono stati realizzati i posti di medicina Covid, subintensiva ed intensiva previsti nel DCA91».

L’amministratore bypassa le polemiche perché non è tempo.  Tuttavia tra quanto conteneva l’atto deliberativo dell’allora commissario dell’Asp di Cosenza Giuseppe Zuccatelli che sanciva la costituzione del polo Covid a Rossano e la realtà c’è un abisso. Erano previsti altri 4 posti-letto aggiuntivi di terapia intensiva generale, ulteriori 36 posti letto di cui 10 per pneumologia, 10 intensiva-respiratoria e semi-intensiva respiratoria, 10 di riabilitazione cardio-respiratoria, 6 posti di intensiva generale tutti dedicati all’emergenza Covid. Ad oggi ci sono solo 18 posti-letto per non acuti, e 10 adattati in pronto soccorso. Mentre sono ancora in corso i lavori (registrano notevoli ritardi) al quinto piano per la realizzazione del reparto Covid con 28/30 posti letto e, al momento, manca una previsione di spesa per la copertura del personale da destinare.

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