Bando, è un coro di no tra pregiudizi e tutela

di REDAZIONE

rifiutiNon ci si offenda se ci prendiamo la briga di dire che quel tanto detestato bando dei rifiuti regionale, ai fatti, nessuno lo conosce nel dettaglio. Perlomeno è ciò che emerge dalla sfilza di indignate repliche che si ammucchiano sulle scrivanie dei media locali. Anche questo fa parte del gioco: la conservazione della nostra zoppicante Calabria può spesso divenire quasi un’ossessione, con quella naturale sequenza di reazioni da orgoglio ferito che un tema spinoso può scatenare.
È al limite dell’autolesionismo, però, lasciarsi segnare dai pregiudizi o affidarsi a pronostici da scommettitori.
«Cosa spinge a voler danneggiare a tutti costi un territorio spremendo le tasche dei cittadini francamente non siamo mai riusciti a capirlo o a concepirlo. Quale sia la ratio nel gestire la questione rifiuti calabrese a botta di proroghe e senza una visione precisa per poi ritrovarsi a dover traghettare la spazzatura all’estero francamente ci sfugge».
È l’obiezione dei Verdi di Rossano che, chiaramente, non hanno saputo riconoscere quell’urgenza che ha costretto la Regione finora ad aumentare la capacità di trattamento di tutti i nostri impianti di una percentuale fino al 50%, con l’evidente necessità di operare sotto regime di deroga, trattando quantitativi al di sopra della loro capacità nominale.
Una condizione sistemica che configura un grave rischio per la tutela del sistema e che, di conseguenza, se reiterata, potrebbe riverberare i propri effetti sull’ambiente e sulla salute dei cittadini calabresi. Inutile girarci intorno: il sistema è al collasso se è vero, come lo è, che nella nostra Regione l’eccedenza di rifiuti prodotti è pari a 1.500 tonnellate. Specialmente nelle province di Cosenza e di Reggio.
Altro che qualche sacchetto di plastica e un paio di lattine. Il trasporto/smaltimento in ambito internazionale è l’ultima spiaggia per non ritrovarci con la spazzatura fino al collo. E rischiare ciò a cui noi tutti teniamo: la nostra salute e il nostro territorio.
«Pensare che lo stesso Oliverio, proprio nel 2014, prese posizione contro la Regione e chiese, insieme a tutto il Consiglio Provinciale da lui presieduto, il ritiro del bando».
Lo si legge nell’invito alla mobilitazione diffuso dal Comitato in Difesa di Bucita e del Territorio che contesta al Governatore la riproposizione del «ridicolo» bando che, però, in realtà, non è mai stato ritirato. Piuttosto sospeso in attesa di individuare soluzioni che potessero scongiurare il cedimento dell’intero apparato, nonché l’insorgere di una situazione ai limiti dell’emergenza igienico-sanitaria e ambientale.

«Sia chiaro, non consentiremo questa sciagurata ipotesi che deturperebbe oltremodo le nostre naturali vocazioni» ha manifestato Ernesto Rapani, dirigente nazionale di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale. E, ancora, i Segretari generali Cgil-Cisl e Uil territoriali chiedono al Presidente Oliverio «di essere coerente rispetto alle posizioni assunte nel 2014.
Ci attendiamo un immediato intervento ufficiale che sgombri il campo da ogni equivoco e chiarisca con forza che la Sibaritide non può diventare la piattaforma logistica dei rifiuti della Calabria».
Pare, insomma, che le priorità siano le medesime: preservare l’ecosistema e il benessere dei calabresi.
E anche se, sicuramente, risulteremo impopolari e a qualcuno verrà da chiedersi se, pure in questo caso, il fine giustifichi i mezzi, a volte vale la pena ammettere di essersi ricreduti: perché di soluzioni alternative, a prescindere dai proclami e dalle prese di posizione, continua a non vedersi uno straccio di ombra.

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