Autentico o copia il Luca Giordano del ‘600 a Bocchigliero?, racconto di Martino A. Rizzo

Bocchigliero è accomunata a Venezia, Worcester nel Massachusetts, Vicenza, Bergamo, Riga in Lettonia, Roncone (TN), Bari e ad altre località da un dipinto: la deposizione di Gesù Cristo di Luca Giordano.

Luca Giordano (18.10.1634 – 12.1.1705), pittore napoletano, dipinse intorno alla metà del secolo XVII una pala di grandi dimensioni per la chiesa veneziana di S. Maria del Pianto. Il quadro – olio su tela, cm 440×243 – rappresenta Gesù Cristo mentre viene deposto dalla croce con intorno Nicodemo, San Giuseppe d’Arimatea, Santa Maria Maddalena, San Giovanni Evangelista, la Madonna e gli angeli.

L’opera, oggi conservata a Venezia nella Galleria dell’Accademia, rappresenta in modo esemplare lo stile del famoso maestro partenopeo che fu estremamente prolifico e lavorò in molte città italiane ed europee, segnando con la sua arte il passaggio dal barocco al rococò, di cui fu l’anticipatore.

La grande scena immortalata dal Giordano colpisce per l’imponente “groviglio” di corpi umani. Infatti nella tela predomina un susseguirsi di fisici contorti in un movimento che va dal basso verso l’alto. Spiccano, partendo dalla base dell’opera a sinistra, le figure di Maria e Giovanni. Sulla destra un gruppo, composto da varie figure tra loro intrecciate, sostiene il corpo di Cristo mentre viene deposto dalla croce. In alto degli angeli assistono alla scena dalle nuvole. Alla plasticità delle forme si aggiunge il drammatico gioco dei colori e delle luci, che segue lo stesso movimento ascendente. Le figure in basso spiccano per le tinte forti ma cupe, il rosso e il blu su sfondi scuri, con il colorito che risulta spento, terreno. Il gruppo a destra è dominato dal bianco quasi accecante, ma cadaverico, del corpo di Cristo, che però dona maggiore luminosità alle figure che lo circondano. Infine, in alto, il tripudio degli angioletti con gli incarnati rosei si proietta verso la luce calda del cielo che si vede sullo sfondo.

Il dipinto all’epoca riscosse un apprezzamento favorevole unanime. Infatti lo schema, molto originale, aveva una iconografia e una resa pittorica affascinante, capace di suscitare coinvolgimento sul piano estetico con intense emozioni. Il successo fu tale che della stessa opera vennero fatte tante copie, di diverso formato, sparse oggi in varie parti d’Italia e all’estero. Qualcuna forse è solo copia di bottega eseguita per soddisfare le esigenze del mercato che, sull’onda del positivo clamore suscitato dal capolavoro veneziano, le richiedeva. Altre sono di artisti regionali, più che altro veneti e campani, che si cimentarono nel riprodurre l’opera, emulando la maestria del pittore napoletano e rispondendo così alle richieste che arrivavano da qualche chiesa di provincia o dai collezionisti privati. Comunque queste copie, realizzate per lo più tra la fine del ’600 e la prima parte del ’700, risultano essere sempre di eccellente qualità.

Tra queste si annovera quella poco conosciuta, del XVII secolo, custodita nell’antico Santuario della Madonna de Jesu di Bocchigliero.

Le dimensioni del dipinto bocchiglierese sono cm 290×195 e rappresenta, insieme a quella della Pinacoteca “Corrado Giaquinto” di Bari, una rara testimonianza di questo “caso pittorico” anche nell’Italia meridionale.

Nella chiesa di Bocchigliero arrivò grazie a una donazione della famiglia Benincasa e attualmente versa in discrete condizioni, anche se qualche intervento di restauro non guasterebbe per valorizzarlo e meglio conservarlo.

A un profano di cose d’arte, il dipinto calabrese qualche domanda – a dir il vero più di una – la pone: quando fu acquistato dalla famiglia Benincasa? Dove? Chi fu l’autore? E, ancora: il quadro è sufficientemente protetto? Infatti questo dipinto, collocato in una chiesa situata nella grande Sila, viene riportato in varie fonti. C’è perciò da sperare che l’Arcidiocesi di RossanoCariati, legittima proprietaria di un’opera che però è anche patrimonio di un’intera Comunità, prenda le opportune misure per tutelarla e valorizzarla.

Martino A. Rizzo

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi.

 

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