Una volta avant a ‘ra chiesa “Ranna”, racconto di Martino A. Rizzo

Quanta vita c’era davanti alla Cattedrale di Rossano, come testimonia questa cartolina spedita nel 1930! Ragazzini che giocano, negozi aperti, persone che camminano, insomma tutto un mondo che una volta quotidianamente gravitava intorno a uno dei poli attrattivi più importanti della Città.

Da qui bisognava passare per entrare in chiesa, per andare alle scuole nel rione di Santa Chiara, per recarsi alla pescheria ad acquistare il pesce fresco, per andare nella commerciale Piazza del Popolo dove “u venneri” si teneva il mercato, ma anche per poter usufruire dei tanti negozi che circondavano “a Chiesa Ranna”.

Proprio di fronte alla facciata principale del Duomo erano molte le attività commerciali di prim’ordine presenti. Non si può non iniziare dai fratelli Scazziotta: mastro Cataldo, “cusituru”, sarto specializzato nel confezionare abiti talari, e don Ciccio che dal bancone della merceria, in un italiano forbito, investiva i clienti con le sue cortesie e smancerie eleganti, dal momento in cui entravano in bottega fino a quando andavano via, raccomandandosi con loro, mentre uscivano, di portare i suoi riverenti saluti ai familiari a casa.

Accanto ai fratelli Scazziotta, c’era la tipografia di Mimì Mangone che proseguiva nell’antica attività paterna. Don Mimì, sempre elegante e per questo soprannominato “il contino”, era uno scapolo impenitente che si spacciava per gran viveur. Guardando la tipografia, a sinistra c’era la sala da barba di mastro Vittorio Sabatino e subito dopo il laboratorio del fabbro Pace.

Salendo invece verso palazzo Toscano-Mandatoriccio, oggi Smurra, di fronte all’ingresso dell’Arcivescovado c’era il negozio di generi alimentari di Francesco Romano, don “Ciccio e Bonsignurǝ”, e in cima, sullo stesso lato della strada, la tipografia di Graziano mentre di fronte si trovava il negozio dei grandi imbianchini Cervino, “i Barrett”, babbo e figli. Proprio in faccia al palazzo Smurra c’era invece la sartoria di mastro Isidoro Federico. All’inizio della discesa verso la Piazzetta si trovava il laboratorio di falegnameria di mastro Giannino Savoia che era subentrato alla cartolibreria di Tridico.

Con le spalle rivolte alla Cattedrale, guardando verso destra, dopo i fratelli Scazziotta c’era il negozio di generi alimentari dei fratelli Levote, Salvatore e Pasquale, attività che in passato era stata gestita da don Michele Castagnaro e dalla moglie donna Margherita, mentre oggi ne è titolare Vincenzo Donato.

Ancora più a destra si vede palazzo Posterivo dove a pianterreno c’era la sartoria di don Ciccio Posterivo con a fianco il negozio di tessuti del fratello, don Peppino.

Poi iniziava la salita verso “i Steri e Santanariǝ” e subito ci si trovava di fronte l’attività di parrucchiere di Vincenzino Levote, quindi il negozio di ferramenta e di materiale idraulico di mastro Totonno Ciullo. Continuando a salire sulla destra c’era la rivendita di detersivi e di prodotti per la casa di don Peppino Mandarino dove si andava a comprare anche la varichina sfusa, quindi il negozio di tessuti dei fratelli Matera. In un’epoca in cui la produzione industriale di abbigliamento su larga scala era ancora di là a venire, a distanza di poche decine di metri, erano tanti i negozi di tessuti e le sartorie.

Nel negozio di tessuti dei Matera, gestito poi da Maria Matera e dal marito Francesco Federico, venne scoperto il rotolo di percalle rosso che, come qualità, colore e ultimo taglio eseguito, collimava perfettamente con la bandiera rossa trovata la mattina del 2 novembre 1937 sul Monumento ai Caduti. Anche l’asta utilizzata per la bandiera era simile a quelle con le quali si avvolgevano i rotoli di tessuto e, esclusi gli ultimi acquirenti del prodotto, i sospetti sulla fornitura del drappo rosso di protesta contro il regime fascista si concentrarono su Agostino Federico, di 17 anni, figlio di Francesco e Maria, che ogni tanto stazionava nel negozio.

Al fianco dei Matera, un punto obbligato per tanti era la cartolibreria delle sorelle Graziella e Marisina Converso dove ci si riforniva dei libri scolastici, di quaderni, penne, colori, album, matite e tutto il necessario per gli studenti, già fin dalla prima mattina, prima di entrare a scuola, e la stessa cosa era quando si usciva. Ma ci si trovavano anche i giocattoli e i giornalini per svagarsi: i vari Tex Willer, Capitan Mike, Zagor, Topolino e tanti altri titoli ancora. Don Gustino Converso, a fianco il negozio delle figlie, gestiva uno dei principali studi da commercialista di Rossano, frequentatissimo. Proseguendo a salire c’era il negozio di generi alimentari di Pranteda, “u Capuralǝ”, quindi il laboratorio da fabbro e idraulica di Ciullo diretto da mastro Nilo Blaschi, poi il negozio di scarpe di Linardi, per tutti “Ncugna”. Proseguendo ancora, nell’antico negozio della signora Serra, aveva trovato spazio la rivendita di scarpe di Librandi gestita da Gino Tegon che, venuto a Rossano per lavoro, c’era poi rimasto accasandosi con una sorella Librandi. A fianco ancora il laboratorio da fabbro e idraulica di mastro Delfino Urso. Dirigendosi verso Piazza Santi Anargiri, si passava davanti alla casa di donna Paolina Mingrone, famosissima ostetrica che ha fatto nascere centinaia di bambini rossanesi. E poi si continuava con la cantina di “Sirori u Magaro”, e poi… e poi non si finirebbe mai di ricordare i tanti negozi che animavano il Centro Storico.

In un’epoca in cui l’uso delle automobili e dei motorini era prerogativa di pochi, le strade davanti alla Cattedrale la mattina venivano percorse con passo svelto dai genitori che accompagnavano i figli alle scuole elementari di Santa Chiara, all’asilo delle Suore dell’Achiropita e a quello di donna Grazia, la sorella del vescovo Giovanni Rizzo, e dai giovani che si recavano alla scuola media “Leonardo da Vinci” e al Liceo Classico. All’uscita della scuola, invece, specialmente coll’arrivo delle belle giornate, per gli studenti le stesse strade diventavano una stimolante occasione per una lenta e piacevole passeggiata da gustarsi con calma per assaporare gioiosi la corrispondenza dei sorrisi, i primi corteggiamenti e il coltivare i primi amori. Insomma, una Rossano d’altri tempi che ormai non c’è più!

 

 

Martino A. Rizzo 

 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

www.anticabibliotecacoriglianorossano.it.  Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate anche nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi di Grazia Greco.

Una risposta

  1. Ciao Martino è una fortuna ci sia qualcuno che con pazienza e maestria ci proponga un così struggente cortometraggio letterario che ci coinvolge emotivamente… Potrebbe avere un valore anche per i giovani… Non lo so… comunque bravo

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