Un museo a cielo aperto la facciata della Cattedrale, racconto di Martino A. Rizzo

Presi dalla voglia di immergersi nella solennità della Cattedrale e tra le sue opere d’arte, può capitare di entrare velocemente nella Chiesa Madre senza soffermarsi ad ammirare la sua facciata principale, un vero museo a cielo aperto. Merita menzione innanzi tutto la statua centrale della Madonna Assunta, posta sul grande portone d’ingresso. Sul lato sinistro della base della statua si trova l’incisione: “PER MONSIGNOR DE LUCA ANGELO DE VIVA, SCULT. 1832”. Monsignore Salvatore De Luca fu vescovo di Rossano dal 1827 al 1833. Precedentemente, a Napoli, era stato canonico nella Cattedrale, nonché scrittore e docente di cose sacre, insomma un importante rappresentante del clero partenopeo. Il 22 gennaio 1825 aveva concelebrato i funerali del re Ferdinando I e tessuto, durante la cerimonia, gli elogi funebri del sovrano. Angelo De Vivo, o Viva, era invece uno scultore napoletano, considerato il più prolifero e attento allievo di Giuseppe Sammartino, il famoso autore del celebre Cristo Velato, che si trova nella Cappella Sansevero di Napoli. Nella bottega del Sammartino, Angelo Viva acquisì una certa notorietà e la sua produzione, in circa cinquant’anni di carriera a cavallo tra ‘700 e ‘800, annovera tantissime statue per chiese e palazzi di Napoli, in uno stile che denota il passaggio dal rococò al neoclassicismo, stile che mantenne anche nelle sue opere ottocentesche. Nella produzione artistica del De Viva si ritrovano anche bei personaggi per i presepi napoletani. Sue sono inoltre le statue degli Evangelisti della monumentale Cappella Pappacoda e il monumento funebre di Giovanni Paisiello oggi visibile nella chiesa di Santa Maria Donnalbina, tutte a Napoli. Gli è stata anche attribuita la paternità di una bellissima Allegoria Velata (la Modestia) presente nella Certosa di San Martino, a Napoli, che evoca le famosissime sculture della Cappella Sansevero.
La statua della Madonna Assunta è scolpita in marmo bianco ed è alta un metro e settanta. Notevole è l’espressività della Madonna che con le braccia aperte e un ginocchio flesso è pronta per l’assunzione in cielo. Questa statua, che per il suo posizionamento mal si riesce ad apprezzare, meriterebbe la realizzazione di una copia da mettere sulla facciata, così da consentire di posizionare l’originale nel Museo Diocesano, per essere meglio ammirata in tutta la sua bellezza.

Ma non è solo la statua dell’Assunta ad arricchire la facciata della Cattedrale. Infatti, assisi alle estremità laterali, le statue di San Nilo e San Bartolomeo guardano la città, i fedeli e i passanti.

Sono opera dell’artista rossanese Francesco Salvatore (1895-1974), ricordato da tutti come don Ciccio. Il giovane Francesco Salvatore fino al 1924 era rimasto a Milano a frequentare l’Accademia di Belle Arti e poi, rientrato in città, era stato chiamato nel 1925 dall’arcivescovo Giovanni Scotti ad abbellire la facciata principale della Cattedrale. Così don Ciccio, oltre che con le statue dei due grandi santi rossanesi, arricchì la facciata di bassorilievi e altre statue. Affiancò la statua dell’Assunta con due angeli, alti, serafici, che assistono con il volto leggermente piegato al mistero dell’Assunzione.

In cima alla facciata si elevano poi due devoti che inginocchiati, con le mani congiunte, pregano per chiedere la protezione divina sulla città e i suoi abitanti.

E riempì gli altri spazi con simboli allegorici, ponendo infine in alto un coro di angeli a celebrare in modo solenne il misticismo del luogo.

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi.

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