Trivelle al capolinea, domani il referendum

di MARTINA FORCINITI

stop-trivelle-cassanoQuesta storia delle trivelle pronte a trapanarci il mare è al capolinea. Il 17 aprile, nel bene o nel male e con buona pace delle ipocrisie italiote, i cittadini possono decidere se fermare, una volta scadute le concessioni petrolifere, i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane, già in atto entro le 12 miglia dalla costa, anche se c’è ancora gas o petrolio.
Una vittoria del No, parlandoci francamente, significherebbe avallare un favore ingiustificato alle multinazionali dalle mani grandi.
Un po’ come se gli offrissimo le nostre menti su un piatto d’argento con su scritto: “Prendete e fatene ciò che volete”. Perché a prescindere dal libero arbitrio e dalle convinzioni di ognuno, quella croce fatta non è solo un dovuto omaggio a chi ci ha lasciato in eredità il suffragio universale, ma anche un’assestatissima sberla sulla nuca di chi legittima l’astensionismo. Polverizzando, senza pensarci poi troppo, i circa 400 milioni di euro spesi per la realizzazione del referendum. Qualche spicciolo, insomma. Mica uno spreco.
Che poi i motivi per votare e, ancor meglio, per votare SÌ sono – manco a dirlo – innumerevoli:
– salvaguardare un ambiente che è la vera fonte di ricchezza del nostro paese. Di petrolio, in Italia, certo non si mangia, considerando la scarsissima quantità di greggio che possediamo. Il mare è nostro, non dei petrolieri;
– sublimare il rischio geologico di un territorio che è fragile e ballerino anche a causa delle estrazioni metanifere;
– offrire garanzie ai tanti pescatori per i quali le trivelle in mare significano preclusione di importanti aree alla pesca. È o non è una contraddizione in termini che, proprio all’ombra del sole jonico, l’economia marina e le sue decine di migliaia di occupati possano esser fatti vittime di qualche centinaio di operai dei pozzi?
– invertire la politica ambientale del nostro governo che, da un lato, si impegna di fronte all’Europa a ridurre le energie fossili e dall’altro, autorizzando le estrazioni e boicottando le consultazioni, sembra pronto a dispensare qualche etto d’oro nero extra. Così ci sentiamo tutti più buoni.
DOVE E QUANDO SI VOTA
Potranno votare tutti i cittadini italiani che godono dei diritti politici. Sarà necessario recarsi al proprio seggio, quello indicato sulla scheda elettorale, con un documento d’identità valido e la stessa tessera elettorale. I seggi saranno aperti il 17 aprile dalle 7 alle 23. Sono chiamati alle urne 46.887.562 elettori, a cui si aggiungono 3.898.778 elettori residenti all’estero che potranno votare per corrispondenza.
COME SI VOTA
La scheda è una sola, gialla, con un quesito referendario a cui si può rispondere “Sì” o “No” con una croce. Se vincerà il Sì, sarà abrogato l’articolo 6 comma 17 del codice dell’ambiente, che prevede che le trivellazioni continuino fino a quando il giacimento lo consente.
La vittoria del Sì bloccherebbe l’estrazione di idrocarburi entro le 12 miglia dalla costa italiana, quando scadranno le concessioni o le eventuali proroghe già approvate, cioè tra il 2017 e il 2034.
Se dovesse vincere il No, invece, la legge non verrà modificata e le estrazioni in corso potranno continuare fino all’esaurimento del giacimento e le concessioni potranno essere rinnovate. Per essere valido il risultato della consultazione, dovrà essere raggiunto il quorum, come previsto dall’articolo 75 della costituzione italiana. Questo significa che deve andare a votare il 50 per cento più uno degli aventi diritto.
Votare è sinonimo di presa di coscienza ma anche di intelligenza. I Sì non fermeranno certo il surriscaldamento globale, ma aggiungersi al popolo del quorum è uno dei pochi diritti che abbiamo ricevuto in sorte. Esercitiamolo.

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