Stop, in Cassazione cadono definitivamente i reati elettorali

omicidio avato

Stop, cade l’ipotesi di un’unica compagine associativa. E cadono, definitivamente, i contestati reati elettorali. La Corte di Cassazione rivisita la sentenza di secondo grado rivelando scenari diversi in riferimento ad alcune posizioni e alla quasi totalità dei capi di imputazione. Nella serata di ieri la pronuncia dei giudici nell’ambito del terzo grado di giudizio, per gli imputati che avevano optato per il rito ordinario, del maxiprocedimento “Stop” istruito dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e portato a termine nel giugno 2013. Gli Ermellini hanno riformato la quasi totalità delle posizioni, disponendo annullamenti con rinvio a nuovo esame dinanzi alla Corte d’Appello di Catanzaro per alcuni degli imputati o rideterminando le pene. La sentenza è stata invece annullata senza rinvio con riferimento ad alcuni capi di imputazione ritenendo che “il fatto non sussiste”. È questo il caso dei cosiddetti “reati elettorali” ipotizzati originariamente (l’ex consigliere Ivan Nicoletti era già stato completamente assolto con sentenza passata in giudicato) per i quali, in riferimento alle posizioni degli imputati Isidoro Morfò e Massimo Graziano, gli Ermellini hanno sancito l’annullamento “perché il fatto non sussiste”, ponendo la parola fine a questo aspetto della vicenda. Un’ulteriore conferma dell’assenza di “inquinamento” alle elezioni amministrative del 2011 del Comune di Rossano.

Dalla pronuncia della Cassazione emerge, inoltre, la mancata esistenza di un’unica compagine associativa ipotizzata quale cosca Acri-Morfò. Tornando indietro nel tempo, giova ricordare come il procedimento prenda le mosse dal maxiprocesso “Ombra” nell’ambito del quale vennero inferte condanne ad alcuni degli odierni imputati, tra cui Salvatore Galluzzi, Giuseppe Ferrante e Sergio Esposito. Nella nuova indagine della Dda si ipotizzò il reato di associazione di stampo mafioso contestando l’appartenenza alla presunta cosca Acri-Morfò estesa anche a Salvatore Morfò, i figli Domenico, Isidoro e Lucia, il genero Massimo Graziano. Su istanza dell’avvocato difensore Giovanni Zagarese, già in sede preliminare, venne stralciata per un vizio procedurale la posizione di Domenico Morfò giudicato in primo grado con il giudizio abbreviato dinanzi al Gip di Catanzaro che lo aveva assolto dal reato associativo. Nel frattempo, il procedimento andò avanti per gli altri imputati, dividendosi nei due tronconi del rito abbreviato (che a breve sarà celebrato in Cassazione) e del rito ordinario. Su quest’ultimo fronte, dopo le pesanti condanne in primo grado, la Corte d’Appello riconobbe la continuazione con il processo “Ombra” per gli imputati coinvolti in entrambe le operazioni (tra cui appunto Galluzzi, Esposito e Ferrante) giungendo ad una rideterminazione della pena. Nel caso di Salvatore Galluzzi, difeso dagli avvocati Giovanni Antonio Scatozza e Gianluca Ciampa, ritenuto il braccio destro del presunto boss di Rossano Nicola Acri e condannato in primo grado a 24 anni, i giudici di Appello avevano riformato la sentenza di primo grado rideterminando la pena in 3 anni e 6 mesi. Pena ora ulteriormente rideterminata, sulla base di un errore di calcolo, in Cassazione a 1 anno e 9 mesi.

Nel giudizio di terzo grado, l’avvocato Giovanni Zagarese (difensore dei Morfò e di Graziano, per alcune posizioni unitamente all’avvocato Franco Coppi) ha sostenuto l’inesistenza della cosca Acri-Morfò, sia sulla scorta della pronuncia del Gip distrettuale per Domenico Morfò sia sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia secondo i quali il presunto boss Nicola Acri avrebbe voluto l’eliminazione di Salvatore Morfò. Tesi, questa, accolta dagli Ermellini che, sancendo l’esistenza dell’associazione per altri imputati, l’ha invece esclusa con rinvio per i Morfò e Graziano.

Tra le altre posizioni, è stato disposto l’annullamento con rinvio per Orazio Acri e Giuseppe Ferrante (per quest’ultimo limitatamente al tentato omicidio di Antonio Manzi). Ferrante, alias “Antonello il siciliano”, difeso dall’avvocato Francesco Nicoletti, era stato condannato in primo grado a 20 anni. Pena poi rideterminata in Appello a 5 anni e 4 mesi. Per le posizioni annullate con rinvio si tornerà ora al secondo grado dinanzi alla Corte d’Appello di Catanzaro. Sentenza confermata e definitiva invece per Sergio Esposito.

Dopo le discussioni del collegio difensivo (composto dagli avvocati Giovanni Zagarese, Franco Coppi, Francesco Nicoletti, Giovanni Giannicco, Gianluca Ciampa), gli Ermellini hanno annullato senza rinvio la sentenza anche nei confronti di Feratti Roberto e Polillo Luigi per un capo di imputazione perché il fatto non sussiste. Per Orazio Acri, Giuseppe Ferrante, Salvatore Morfò, Isidoro Morfò, Massimo Graziano, Lucia Morfò, essendo stata annullata la sentenza con riferimento ad alcuni capi, è stato disposto il rinvio per nuovo giudizio dinanzi ad altra sezione della Corte d’Appello di Catanzaro.

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