Statale 106: il tratto più penalizzato è compreso tra Sibari e Rossano

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528 incidenti stradali sul tratto cosentino della strada statale 106 negli anni compresi tra il 2010 e il 2015. Di questi, ben 328 (vale a dire il 61,1 %) si sono verificati nel tratto di 30 chilometri (il 28,5 % dell’intero tracciato cosentino della “strada della morte”) che interessa i Comuni di Cassano Jonio, Corigliano e Rossano. Insomma, questo tratto è tra i più pericolosi di tutta la statale 106. In questo periodo di tempo abbiamo avuto, purtroppo, ben 28 vittime, di cui 16 nel tratto preso in esame. Il 60 % circa. Sono dati emersi durante la conferenza stampa tenuta ieri mattina dal Presidente dell’Associazione “Basta Vittime sulla Strada Statale 106”, ing. Fabio Pugliese presso l’Eco dello Jonio. “Di questo stato di cose abbiamo informato – ha detto Pugliese – Anas, Ministero delle Infrastrutture, i parlamentari calabresi, la Regione Calabria e i Comuni interessati. Che non sono affatto esenti da colpe. Perché è da anni che gli stiamo dicendo di farsi promotori verso l’Anas per chiedere la messa in sicurezza di questo tratto di strada”. L’incontro con la stampa è stato chiesto anche in virtù dell’ultimo, tragico incidente stradale di sabato scorso in cui ha perso la vita il 40enne Lorenzo Simeri e a seguito del quale risulta ancora in gravi condizioni la ragazza che era con lui in macchina. Incidente verificatosi nel tratto al confine tra Rossano e Corigliano. In assoluto uno dei più pericolosi e sui quali l’Anas non ha fatto né previsto alcun tipo di intervento di messa in sicurezza né tantomeno di ammodernamento. Una doverosa precisazione: sull’ultimo incidente vi sono indagini in corso per accertare velocità e eventuali omissioni. Ma, almeno da quanto accaduto, è presumibile che l’auto viaggiasse a velocità elevata. Quindi: se si rispettassero i limiti di velocità imposti (non andiamo oltre i 70 km/h su buona parte del tracciato) e le norme del codice della strada (non usare il telefonino mentre si guida, evitare i sorpassi ove non consentiti, ecc.), forse non avremmo tutti questi incidenti. E tutti questi morti. Detto questo, Fabio Pugliese in conferenza ha voluto sottolineare la corresponsabilità degli incidenti sul tratto interessato tanto per gli automobilisti quanto per la società che mette nelle condizioni di guidare in modo sbagliato. Si, ma se ad esempio si va a 170 all’ora in un pezzo di strada dove si va massimo a 70, cosa c’entrano Anas, Comuni e quant’altro? “Da oggi – ha aggiunto Pugliese a tal proposito – qualasiasi cosa accada è sulla coscienza di tutti. Noi abbiamo informato le Istituzioni interessate della mancata messa in sicurezza del tratto da Sibari a Rossano. Ma qui nessun intervento è stato fatto. Eppure è il tratto con i maggiori volumi di traffico, essendovi città popolose come Corigliano e Rossano. Qui occorre aprire un ragionamento sugli interventi di messa in sicurezza (circa 55 milioni di euro) investiti sulla S.S.106 negli ultimi 2 anni. Infatti, se appaiono chiare le ragioni per le quali nessun intervento è stato previsto a nord di Sibari (sarà realizzato in questo tratto il 3° Megalotto), non si comprendono le ragioni per le quali a Sud di Sibari si è intervenuto escludendo di fatto le aree in assoluto più pericolose. Se consideriamo il dato sulla mortalità stradale relativo alla S.S.106 negli ultimi 3 anni per quanto attiene il tratto a Sud di Sibari abbiamo che su 15 vittime 11 sono localizzabili tra Rossano Stazione e Sibari mentre solo 4 sono localizzabili tra Rossano Stazione e Cariati. Tutto ciò permette all’Associazione di poter affermare che esiste una conclamata incapacità di Anas Spa (probabilmente non è la sola), di riuscire ad investire bene le esigue risorse a disposizione per la messa in sicurezza della S.S.106”. Secondo Pugliese, quindi, vi è stato e vi è un utilizzo distorto delle risorse finora investite per la messa in sicurezza della statale 106. Diversi gli interventi nel tratto da Rossano a scendere verso sud. Nessuno nel tratto più pericoloso, vale a dire quello tra Sibari e Rossano. E, in effetti, i dati confermano questo.

(fonte: La Provincia di Cosenza)

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