Spoke Corigliano-Rossano: un nuovo scippo?

di MATTEO LAURIA

ospedale-cori-rossLa storia rischia di ripetersi nell’ignavia di una classe dirigente che guarda la pagliuzza e si distrae sulla famosa trave. La vicenda delle “tre carte” per il tribunale di Rossano si ripropone nella sanità con l’ospedale “spoke”.
Una manovra del commissario ad acta nell’ultimo decreto sposta l’utenza dell’Alto Jonio nel Pollino facendo perdere il requisito di “spoke” all’ospedale Corigliano/Rossano a beneficio del presidio di Castrovillari che incassa e plaude al commissario Scura per il regalo fornito. C’è poco da fare nel Pollino prevale la lungimiranza.
C’è chi sa leggere tra le carte, supera e scavalca i grandi “soloni” jonici che anziché studiare le mosse in grado di aggredire chi vuole la Sibaritide in ginocchio, spreca energia nel contrapporsi sulle divisioni interne tra Corigliano e Rossano. Si può essere così idioti?
Si rischia di costruire un nuovo presidio dal costo di oltre 160 milioni di euro per realizzare un ospedale di base che dipenderà dallo spoke di Castrovillari. Se questo è quanto deve avvenire, forse è meglio evitare il maxi investimento, che si può considerare a questo punto un autentico spreco.
 In provincia di Cosenza sono previsti un ospedale hub (Cosenza) e due spoke, non tre come sono attualmente. E quale sopprimere tra Tirreno, Pollino e Sibaritide?
Il commissario Scura mentre toglie i requisiti alla Sibaritide sottraendo una quota di popolazione, tenta il doppio gioco di far leva sul ministero perché la provincia mantenga i tre “spoke”.
Quel che indigna è la mancata reazione della classe dirigente jonica nella sua interezza. Come al solito, si reagirà solo a fatto avvenuto, esattamente come per la chiusura del tribunale di Rossano. Tutto questo mentre la sanità crolla a pezzi, vengono meno i servizi minimi essenziali, è a rischio l’emergenza, i posti letto sono al minimo storico, le lunghe liste di attesa si cronicizzano.
Un popolo di “stolti”, come direbbe lo stesso commissario Scura quando afferma che non si può sacrificare l’assistenza sanitaria, chiudendo presidi, in attesa della costruzione di un nuovo ospedale. Perché prima si realizza la nuova struttura, poi si dismette l’esistente.
La sanità jonica non è in grado di rispettare neanche i protocolli salvavita previsti dalla legge.
Sono state classificate ben sette patologie (tra le prime: infarto, traumi, ictus cerebrale) che richiedono un intervento di emergenza da chiudere nel giro di tre ore dal momento dell’evento.
La carenza del personale nei pronto soccorso già presenta un primo limite. Poi la gestione delle ambulanze spesso impegnate su più fronti per cui necessitano interventi dei privati come la Misericordia. In taluni casi per un incidente a Rossano si deve attendere l’arrivo del soccorso da Trebisacce. A seguire, il dramma del servizio di elisoccorso, le cui piattaforme non sono adeguate ai criteri di sicurezza per il trasporto notturno o in casi di maltempo. L’unica piazzola è quella di Rossano, a Corigliano si è pensato di destinare l’area ai parcheggi affidandola a una cooperativa. Così accade che se un’ambulanza deve intervenire sulla 106 jonica, il personale è costretto dapprima a raggiungere l’arteria della morte, prelevare il paziente, tornare al “Guido Compagna” e se si richiede l’intervento dell’elisoccorso, la stessa ambulanza sarà costretta a raggiungere l’area portuale per l’atterraggio del velivolo.
Quanto tempo si perde? Che senso ha mantenere la base logistica del servizio di elisoccorso a Cosenza (sede di ospedale hub) quando le vere emergenze si consumano in zone che non godono di assistenza sanitaria come le eccellenze in capo a un ospedale hub?
Il porto di Corigliano potrebbe ospitare la base logistica del servizio di elisoccorso se solo si adeguasse la base di atterraggio ai requisiti di legge, consentendo i voli notturni e la possibilità di trasporto nel caso di maltempo. Su tutto questo la politica, le organizzazioni sindacali, l’associazionismo continuano a sonnecchiare. Salvo poi gridare a lupo a lupo quando si consuma uno o più drammi. Ai sindaci di Corigliano, di Rossano, di Cariati, di Trebisacce il compito di assumere in esame la grave questione sanitaria, individuando le vere priorità, quelle che interessano l’utenza. Al contrario, si perde tempo ed energia su dove allocare un reparto tra Rossano e Corigliano. Vecchia storia che purtroppo continua a ripetersi.

Una risposta

  1. Condivido in pieno l’analisi di Matteo Lauria. Mi permetto di ricordare che già tra settembre e ottobre 2015 dissi le stesse cose. Anche tra le delibere di spesa dell’ASP di Cosenza durante gli anni scorsi era chiaro questo progetto. Ma naturalmente,abilmente ed inutilmente il dibattito fu spostato verso il trasferimento di questo o quel reparto da Corigliano a Rossano o viceversa. Argomento che com’è ovvio, non influenza minimamente la qualità dei servizi ed il futuro dell’ospedale spose dello Ionio cosentino

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