Solidarietà al Tempo del Coronavirus  II di Domenico Mazzullo

Solidarietà al Tempo del Coronavirus  II – Cari Amici, mi fa piacere tornare su questo argomento, con cui aprii la prima pagina di questo Diario, per vari motivi.
Il primo, egoistico, perché mi sta molto a cuore e credo che non sia mai troppo, riprenderlo più volte in considerazione, essendo facilmente dimenticato e sottovalutato.
Secondo perché la lettera di una mia paziente mi ha indotto a rifletterci di nuovo, per rispondere ad una Sua obiezione, molto precisa, puntuale e ben argomentata.
Non potendo riportarla integralmente, per il rispetto dovuto a fatti personali, ne sintetizzo il concetto che riguarda il nostro discorso :
Si obiettava, nella lettera, che spesso la solidarietà del singolo, di ciascuno di noi, in presenza di eventi di portata enorme e coinvolgenti una quantità grandissima di persone, in fondo è null’altro che una goccia nel mare e la sua utilità si disperde, si vanifica, si annulla, nella enormità del bisogno e dei problemi insoluti.
Si tratta di una obiezione che ho ascoltato spesso e che naturalmente non condivido pur riconoscendone la apparente legittimità.
Per rispondere ho utilizzato, a fin di bene, un racconto trasmesso una domenica mattina alla radio, in una rubrica religiosa, credo di Culto Evangelico, che ascoltai casualmente in attesa del notiziario e che mi colpì molto per la sua concretezza.
Un vecchio, una mattina, su una spiaggia solitaria e molto estesa, osservava un giovane, che in riva al mare, raccoglieva dalla sabbia le Stelle Marine, quei molluschi di mare, che spesso vengono trasportate dal moto delle onde sulla sabbia asciutta, ove in breve muoiono e le gettava di nuovo in acqua, salvandole.
Dopo averlo a lungo osservato, in silenzio, in questa valorosa opera di salvataggio, il vecchio si avvicinò al giovane e dall’alto della sua saggezza, frutto degli anni trascorsi, gli disse: “Caro figliolo, quello che fai così generosamente è inutile. Vedi la spiaggia quanto è estesa?” E così facendo fece un ampio gesto col suo braccio, per dare maggior enfasi al suo dire. “Essa è piena di Stelle Marine finite sulla sabbia e destinate a morire. Il tuo gesto bello e generoso non cambia niente”.
Il giovane, con fare rispettoso nei confronti del vecchio, lo ascoltò con attenzione, poi guardò in silenzio la Stella marina che aveva raccolta in mano e senza dire nulla la gettò in acqua.
Solo allora disse al vecchio: “Sì, ma per lei cambia tutto”.
Ecco, in quelle poche, semplici parole, che il giovane, con rispetto, rivolge al vecchio, è contenuto tutto il significato del racconto che così violentemente mi ha colpito e che obbliga tutti noi ad assumerci la responsabilità di un gesto, che potrebbe apparire inutile e poco rilevante, in rapporto alla enormità del bisogno, ma che nei confronti della persona, dell’essere, umano, animale, vegetale cui è rivolto, cambia interamente tutto, sconvolge la sua esistenza, la trasforma e le dà un significato.
Non siamo autorizzati a trincerarci, a nasconderci dietro la facile scusa, giustificazione apparentemente razionale, ma direi meglio cinica, che il nostro gesto sarebbe una goccia nel mare e che in fondo non cambierebbe niente, prima di tutto perché di quel mare ognuno di noi è una goccia di cui esso è costituito e poi perché il nostro gesto, la nostra goccia, per chi la riceve, cambia tutto.
E, particolare per nulla trascurabile, quel gesto, quella goccia cambia tutto anche per noi che lo abbiamo compiuto. Da quel momento in poi non saremo più gli stessi.
Mi torna alla mente quella frase del Talmud: “Chi salva una vita, salva l’Umanità intera”.
Credo ora di averla compresa un po’ meglio, nel suo significato.
Grazie per avermi letto fin qui.

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