Si confidava in Mattarella, ma la missiva finisce al Ministro

DI  ROSSELLA MOLINARI

115948077-ff820c65-81d4-4d36-ba10-43a9fe4d9162Si confidava nel Presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché prendesse a cuore la questione e si adoperasse per far emergere la verità sui motivi e sui criteri che hanno determinato la chiusura del Tribunale di Rossano, unico presidio giudiziario soppresso in Calabria. A distanza di quattro anni, ancora nessuno è stato in grado di dare risposte esaustive e di far emergere la verità. Lo Stato tace ed è per questo che il Gruppo d’Azione per la Verità aveva deciso di scrivere un’accorata missiva al Presidente della Repubblica, con la speranza che almeno lui, garante della Costituzione e di tutti i cittadini, potesse adoperarsi per fare piena luce su una delle più grandi ingiustizie italiane degli ultimi tempi. «Se il tribunale di Rossano possedeva e possiede i requisiti previsti dalla Legge per restare in vita, perché è stato chiuso? Se la Commissione europea ha indicato il Tribunale di Rossano tra i tribunali “salvi”, perché è stato chiuso? Se il ministro Severino ha dichiarato che il Tribunale di Rossano è più distante dal capoluogo di provincia, perché è stato chiuso? Se le successive verifiche hanno evidenziato enormi disfunzioni e inefficienze conseguenti all’accorpamento, perché Rossano non è stato riaperto? Se l’accorpamento ha comportato un aumento di spesa per le casse dello Stato e le tasche dei cittadini, perché Rossano non è stato riaperto? Se il territorio dell’ex Tribunale di Rossano si presenta ad alto impatto criminale, perché lo Stato lo ha privato di un presidio di giustizia? Perché lo Stato ci ha abbandonato?». Questi alcuni degli interrogativi rivolti al Capo dello Stato, per il quale era stato predisposto un dossier ad hoc, contenente l’intera ricostruzione della vicenda, e la documentazione della grave ingiustizia che questo territorio ha subito. Insomma, si confidava in un suo autorevole intervento, anche al fine di chiedere l’istituzione di una commissione d’inchiesta. A questa lettera è giunta nei giorni una risposta da parte del Direttore dell’Ufficio per gli Affari dell’Amministrazione della Giustizia, Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, in cui si comunicava la trasmissione della missiva al Ministero della Giustizia. Non era certo questo l’esito in cui si sperava! Da qui, una nuova accorata lettera, con cui il Gruppo D’Azione per la Verità fa sentire la propria delusione e rinnova la richiesta di essere ricevuti dal Presidente Mattarella: «Come possiamo rincuorarci alla notizia che il nostro accorato appello di sete di verità e giustizia sia finito nelle mani di chi, ai nostri occhi, ci ha resi vittime di una indicibile ingiustizia di Stato? È proprio dal Ministero della Giustizia che sono state sbattute, con violenza inaudita, le porte in faccia a un intero territorio. È proprio il Ministero della Giustizia che è rimasto sordo a ogni tentativo di dialogo e confronto. È il Ministro della Giustizia Orlando che non ha inteso rispondere a numerose interrogazioni parlamentari! Tra queste, ribadiamo quelle del senatore del Psi Enrico Buemi che ha pubblicamente parlato di “carte false” fatte per chiudere il Tribunale di Rossano! Egregio Consigliere, ci siamo rivolti al Capo dello Stato per chiedere che vengano rispettate le Leggi! Chi, se non il Presidente della Repubblica, dovrebbe vigilare a che ciò accada? Chiediamo che si faccia chiarezza su quanto accaduto; chiediamo la costituzione di una commissione di inchiesta che accerti tutte le responsabilità… Ci interessa poco che la nostra lettera finisca nelle mani del Guardasigilli o di qualche altro burocrate del ministero, perché abbiamo amaramente assaggiato, sulla nostra pelle, la  loro totale indifferenza e voluta cecità nei confronti di questa vicenda. Noi speravamo che quelle righe fossero lette dal Presidente della Repubblica Italiana! Ma, forse, come la vicenda del Tribunale di Rossano ha tristemente insegnato, i diritti non appartengono al popolo, ma al potente di turno, a chi ha la fortuna di essere rappresentato adeguatamente nelle sale del Parlamento. Abbiamo inteso interessare la Presidenza della Repubblica anche nella qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura perché si faccia carico del supposto disinteresse della Magistratura in relazione alle dichiarazioni rese dal parlamentare Buemi che, in tutta evidenza, contengono rilievi gravi che non possono passare inosservati. A distanza di anni – a detta del sen. Buemi – nessun giudice ha inteso convocarlo. L’auspicio – conclude il GAV – è che il Capo dello Stato si faccia carico di questa esplicita richiesta». Nella missiva si ribadivano le peculiarità di questo territorio, che non sono state tenute nella debita considerazione. Tra queste: l’estensione, il bacino di utenza, i carichi di lavoro e le sopravvenienze, il tasso di impatto della criminalità organizzata confermata dalla presenza di soggetti sottoposti al 41-bis e un Consiglio comunale sciolto per mafia. «Rossano, da considerare unica realtà con il confinante comune di Corigliano (è in corso la procedura di fusione, totale: 90mila abitanti), rispondeva a tutti i criteri oggettivi e omogenei espressamente previsti alla lettera b) comma n. 2 dell’art. 1 del D.L. n. 138/2011 e, pertanto, non poteva e non doveva essere soppresso». Eppure la decisione presa è andata proprio nella direzione che nessuno avrebbe voluto, risultando «come l’ennesimo atto di abbandono dello Stato per il Sud e la sua gente». Dopo aver sottolineato le distanze geografiche e la situazione infrastrutturale, tra l’altro carente in termini di collegamenti pubblici, si ricordavano i contenuti di varie  relazioni che si rivelano a dir poco “stridenti” con il provvedimento finale. Senza tralasciare la presenza, a Rossano, di una Casa di reclusione di massima sicurezza, unica in Italia ad ospitare detenuti condannati per terrorismo internazionale.

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