Sanità malata, bimba costretta a vivere fuori Regione

graziano-meetCom’è di prassi in tutte le regioni d’Italia ed in ogni Paese civile è opportuno assicurare agli ammalati gli strumenti e le risorse idonee affinché possano accedere alle cure. Soprattutto se si tratta di bambini, affetti da gravi e rare malattie. È risaputo che la Calabria, purtroppo, non ha mezzi e strumenti ospedalieri per far fronte ad esigenze e criticità cliniche particolari, ma dal momento che nella Sanità pubblica regionale, così come emerso anche da recenti indagini e statistiche, lo sperpero di risorse è massimo, è un dovere, innanzitutto morale, per le Istituzioni intervenire con decisione e senza tentennamenti, trovando le dovute soluzioni. Questo per evitare che si verifichino casi di mala gestione della sanità come quello di cui è vittima una bambina di Corigliano Calabro affetta da una grave malattia, che la costringe a risiedere quasi stabilmente fuori regione. Nel totale disinteresse delle Istituzioni regionali.
È quanto chiede il Segretario questore dell’Assemblea regionale, Giuseppe Graziano, che partendo proprio dal caso clinico di una bimba originaria di Corigliano Calabro, affetta da diverse patologie, ha presentato un’interrogazione al Presidente Oliverio.
Sulla salute dei cittadini non si scherza – ammonisce Graziano – a maggior ragione se ad avere bisogno di sostegno e aiuto sono i bambini. Ecco perché spero che all’interrogazione venga data repentina risposta, prima che sia troppo tardi per intervenire. Da qualche tempo seguo la dolorosa vicenda della bimba.
Un caso sociale e sanitario particolare, ma simile a tante storie vere della nostra Calabria, al quale le Istituzioni regionali, purtroppo, non riescono a dare una soluzione in termini di servizi certi ed efficienti. È questa la dimostrazione che il sistema sanitario calabrese soffre di un’emorragia di servizi che il Piano di rientro, così come studiato dal Commissario Scura, evidentemente non riesce a contenere. E non vorremmo che da qui a qualche tempo ci trovassimo di fronte all’irrimediabile.
Il caso di Corigliano – precisa il Segretario Questore –  è drammatico. La bambina non è in grado di condurre una vita autonoma, non può camminare e correre, non parla, non ci vede ed è purtroppo collegata ad una macchina di ventilazione e ad una bombola di ossigeno. Oggi, dopo tanti ricoveri in diversi ospedali e tantissimi viaggi della speranza, la bambina e la sua famiglia sono costretti a rimanere a Palermo perché nella regione Calabria mancano centri specialistici pediatrici. Questa situazione – aggiunge Graziano – non solo causa enormi sofferenze alla famiglia, legate allo stato di salute della bambina, ma comporta anche grandi problemi economici perché per tutte le spese logistiche non sono stati ancora riconosciuti rimborsi. Questo, nonostante le leggi regionali prevedono i rimborsi per le spese mediche, gli spostamenti e la necessaria assistenza ma con un iter burocratico legato ad una preventiva programmazione. Pianificazione, questa, che per il caso clinico della bambina non è possibile da stabilire perché gli aggravamenti dello stato di salute non sono prevedibili. Per di più, le condizioni di salute della piccola non le consentono di affrontare in ambulanza i lunghi viaggi necessari per sottoporla alle diverse visite di controllo presso i diversi centri specialistici, sparsi in tutta Italia, in cui da tempo è seguita. Dunque, ci troviamo di fronte ad una famiglia abbandonata dalle Istituzioni regionali. Ecco, allora, partendo da questo caso, che pur nella sua eccezionalità accomuna tanti ammalati calabresi, ho chiesto – scandisce Graziano – alpresidente Oliverio di assumere provvedimenti urgenti che assicurino il diritto alla salute per tutti i cittadini e, nella congiuntura particolare, di programmare con il Dipartimento Sanità delle misure che consentano di riconoscere e rimborsare le spese affrontate dalla famiglia della bimba, ma non solo – conclude – ho chiesto anche di garantire alla bambina spostamenti con mezzi veloci,quindi con velivoli che, tramite presentazione di protocollo salvavita, possano soccorrerla ogni qualvolta ne avesse bisogno, come avviene già in altre regioni.

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