SANITA’. FESMED:«DISCUSSIONE POVERA».

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Ho esitato non poco prima di decidere di intervenire nella recente polemica che vede contrapposti il Commissario ad Acta per la Sanità da una parte e gli esponenti della politica locale ed i sindacati dall’altra, avente per oggetto di discussione la nuova programmazione sanitaria del comprensorio dell’ alto Jonio della Provincia di Cosenza.
Polemica che , a mio modesto avviso, è niente altro che l’evidente risultato di una realtà culturale locale e regionale povera, che continua a ragionare sulla distribuzione di una struttura ospedaliera da trasferire di qua e di un’ altra da allocare di là, sulla base a volte di presupposti pseudorazionali o su evidenti esigenze spicciole di politica localistica a difesa del servizio ospedaliero da conservare qui ed ora, purchessia ed a qualunque costo, senza essersi mai preoccupati delle reali necessità dello stesso, di chi vi ha operato ed opera tuttora, di quanti sono, loro malgrado, costretti ad utilizzarlo per la cura della propria salute.
La discussione cui si assiste verte essenzialmente sulla redistribuzione delle strutture operative( i cosiddetti reparti ospedalieri) all’interno dell’Ospedale Spoke di Corigliano Rossano; sulla collocazione in un’unica sede dei reparti ad alta componente chirurgica ( le Chirurgie, l’Ostetricia etc.) presso lo stesso ospedale che ospita servizi di emergenza
( Rianimazione, Emoteca, etc.) e sul trasferimento dei reparti a prevalente componente medica ( Medicina Generale, Psichiatria, Nefrologia etc.) presso l’altra struttura.
Credo sia d’obbligo fare riferimento alle recenti trasformazioni ( operative dal 2012) che hanno visto una profonda ristrutturazione della allocazione dei vari Reparti tra i due Presìdi Ospedalieri, resi operativi nell’arco di poco tempo, con trasferimento di apparecchiature, arredo sanitario, personale e quant’altro, che ha comportato un certo costo in termini di spesa per L’ASP e per la comunità in generale.
Riorganizzazione gravata da molteplici problematiche. Valga ad esempio la scellerata scelta di lasciare presso l’Ospedale di Rossano cinque dei trenta posti letto di Ostetricia e Ginecologia, ricollocandoli in una Unità Funzionale Omogenea di Cure che non ha mai visto il ricovero di una donna in quella realtà per problematiche ginecologiche. Così come mai ha visto luce la riorganizzazione delle Unità Operative di Chirurgia ( di Urgenza a Rossano e di Elezione a Corigliano) o la realizzazione della struttura di Neonatologia di primo livello annessa alla Pediatria a Corigliano. Né va sottaciuta poi la dissennata politica del personale operata dalle amministrazioni della ASP nel recente passato con utilizzo dell’istituto della mobilità che fa, a dir poco, inorridire sui criteri di scelta adottati e sulle motivazioni che hanno consentito gli spostamenti dei lavoratori.
Ma tant’è, si iniziato un percorso nuovo, tra poche luci e molte ombre, che ha portato alla situazione attuale. Situazione che ora si è in progetto di ribaltare senza peraltro definire un progetto di riqualificazione logistica delle strutture di accoglienza, di tempistica sulla sua realizzazione; così come nulla traspare sulla realizzazione di un percorso Territorio/Ospedale che integri effettivamente e razionalmente le risorse disponibili, le metta in grado di operare sinergicamente ed a vari livelli di competenza e realizzi una unità di interventi di prevenzione e cura degni di questo nome.
E qui si ritorna alla povertà intellettuale cui accennavo prima.
Esistono realtà regionali italiane ( vedi la Toscana, l’Emilia etc.) dove si ragiona in termini di realizzazione, e in parte già operativi, di Ospedali organizzati per Continuità di Cure, di integrazione tra Territorio ed Ospedale, di funzionamento delle strutture territoriali.
Sorgono immediate alcune questioni: che fine ha fatto il Progetto del Percorso Nascita che è legge Regionale della Calabria, cosa si dice dei Sistemi di Trasporto per le Emergenze Neonatali o del Trasporto Attivo della Gestante a rischio, cosa dei Dipartimenti? Cosa si fa per rendere omogenea l’erogazione dei cosiddetti LEA ( Livelli Essenziali di Assistenza) in ambito regionale? Perché di questi progetti non vengono investite le strutture dipartimentali? Perché si continua a mantenere un Dipartimento Materno Infantile Unico tra ASP di Cosenza e Azienda Ospedaliera di Cosenza, dove non giunge mai voce delle realtà periferiche?
Ed infine quanto costerà tale progetto! E se era sbagliato il precedente chi pagherà per gli errori commessi? Per quanto tempo sarà operativo il nuovo progetto?
E’ su questo sfondo della discussione che si staglia l’ombra ormai angosciante dell’Ospedale della Sibaritide. Sul cui destino i riflettori si accendono ad intermittenza, con un susseguirsi di notizie che lo danno ora per già realizzato o in attesa delle ultime rifiniture, ora con le esternazioni di chi governa la Sanità Regionale che ha recentemente e definitivamente traslato ad un incerto futuro l’inizio della sua costruzione.
Se è vera la prima delle notizie , perché si mette mano ad una organizzazione di tale natura che non sarà certamente a costo zero?
O se si vuole data per assodata invece la seconda delle notizie per cui è doveroso rimettere mano ad una riorganizzazione della strutturazione ospedaliera del territorio, perché non si diffonde adeguatamente una tale notizia?
Chi ha responsabilità politiche regionali, chi ha responsabilità gestionali della Sanità Calabrese, non può più restare nell’ombra di sterili ed inconcludenti scaramucce personali.
Chi ha responsabilità del genere ha il dovere di parlare chiaro e di prospettare agli interessati ( le Comunità, l’Assemblea dei Sindaci ) i progetti che assicurino la piena realizzazione di un diritto alla salute sancito nel suo Articolo 32 dalla Carta Costituzionale Italiana.
(COMUNICATO)
Giuseppe Pirillo (fiduciario regionale Calabria- Fesmed)

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