San Demetrio Corone. Riconoscimento artistico internazionale allo scultore Hevzi Nuhiu

L’ Académie Européenne des Arts  di Parigi (Comitato Nazionale Albanese “artistes sans frontières” IAP – ETI  Kosove) ha attribuito  allo scultore Hevzi Nuhiu, che vive ormai da molti anni a San Demetrio Corone, la Carte de membre à la vie (Tessera associativa a vita).

Con questo importante attestato, Nuhiu è autorizzato a visitare tutte le gallerie e i musei mondiali gratuitamente. Inoltre, gli è consentito esercitare la sua professione artistica in tutti i paesi del mondo, in conformità con l’ordine dell’Unesco.

Nato a Çerevajkë nel triangolo di confine tra Kosovo, Serbia e Macedonia, nel corso della sua attività ha avuto molti altri riconoscimenti artistici.

L’arte e la tecnica dello scultore kosovaro consistono nel formare, operando sul legno con lo scalpello e altri strumenti, forme o figure tridimensionali. Le sue mani di artista trasformano tronchi e ceppi di alberi in seducenti figure femminili e riescono a dare vita e movimento a uomini, donne e bambini, che si trasformano in miti della fantasia.

La sua  – scrive la giornalista Annarosa Macrì –  è un’arte naturale e raffinatissima. È danza,  dolore, gioia, movimento, oppressione e rabbia, Un’arte che asseconda la bizzarria dei tronchi e delle pietre, la loro forma e i lori capricci”. Lo scrittore – saggista  Giulio Palange, invece,  paragona i “legni  di Hevzi Nuhiu  ai capoversi di un unico interrotto racconto, un racconto senza prologo né epilogo, senza rifiuti o accettazioni. Essenziale nei suoi snodi narrativi  come può essere un tronco d’albero, che ha affrontato tempeste di sole e di vento per consegnare allo steso Nuhiu il segreto della forma in sé”.

La sua è un’arte naturale e inusuale. Senza tempo e senza età. “Il demiurgo Nuhiu – aggiunge lo scrittore Visar Xhiti – serve la natura e si serve della natura, ricorre a tutte le arti e crea la sua arte, perciò spesso le sue opere trovano collocazione in un museo all’aperto, nella natura, nei campi, accanto ad alberi e muri o nella eloquente solitudine, diventando egli stesso parte della natura”.

Gennaro De Cicco

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