Rossano, nuovi solo nei volti. E i metodi?

di MATTEO LAURIA

wp-1468006641337.jpegStefano Mascaro è alle prese con le problematiche della città. Tra queste, pesa come un macigno l’ombra della dichiarazione di dissesto finanziario. Che nasce dal recupero di crediti vantati molti dei quali spesso risultano non esigibili. D’altronde, era nell’aria. Ne parlava il commissario prefettizio Aldo Lombardo, eccessivamente preoccupato della situazione di cassa. L’uomo di Stato, tuttavia, avrebbe mantenuto nel tempo un atteggiamento prudente al fine di non influenzare l’andamento della campagna elettorale. La capacità dell’attuale amministrazione dovrà essere quella di saper individuare le modalità per come meglio uscire dall’attuale impasse. La massa debitoria supera ogni aspettativa. Il sindaco Stefano Mascaro ha assunto ad interim la delega al bilancio. Che prima o poi dovrà assegnare, in vista delle imminenti scadenze. L’amministratore ha con sé anche l’urbanistica, delega altrettanto importante. Secondo gli accordi stabiliti tra le parti, la spartizione della delega prevede: 2 assessorati al Pd, 2 al CCI, 2 di nomina fiduciaria del sindaco, 1 alla lista Mascaro.
Allo stato, sono stati nominati: Aldo Zagarese e Serena Flotta (area Dem), Giovanni De Simone e Angela Stella (CCI), Dora Maura (fiducia del sindaco). Stante all’attuale ripartizione, i prossimi nomi dovrebbero essere: 1 in quota al sindaco, 1 lista Mascaro. Sarà così? Non è dato sapere. Troppe le falle da risolvere. Prevalentemente in area Pd e CCI. Appetiti non soddisfatti soprattutto tra i portatori di voti: Antonio Micciullo e Teodoro Calabrò non staranno di certo alla finestra a guardare. Il primo è tra i più votati: avrebbe preteso la presidenza del consiglio, o in alternativa la carica di vicesindaco poi attribuita ad Aldo Zagarese. Su quest’ultimo punto, Mascaro in sede di conferenza stampa riferisce di aver contattato telefonicamente Micciullo per attribuirgli la nomina di “vice”, ma l’esponente del Pd non avrebbe risposto. Altro nodo da sciogliere è il rapporto con Teodoro Calabrò che poteva essere risolto se solo il Consigliere regionale Giuseppe Graziano non avesse posto il veto su Nicola Candiano, reo di aver già amministrato in passato (regola rigida del CCI). E proprio in casa CCI non mancano i musi lunghi: Piero Lucisano e Vincenzo Scarcello sono rimasti alla porta. In particolare, a beneficio di Scarcello potrebbe aprirsi l’area delle finanze. Brutta gatta da pelare, di questi tempi. Tale delega è in combutta con Micciullo che vorrebbe piazzare lo zio Guglielmo Converso, sul quale però grava il precedente come ex amministratore. È la regola che ha spazzato via Candiano. Per il resto, è tutto ancora in subbuglio. A mani vuote anche il segretario del Pd Franco Madeo che, turandosi il naso, ha fatto di tutto per portare avanti un progetto che riportasse i Democratici al governo della città. E ci è riuscito. Il segretario appare nella rosa dei nomi ma, a quanto pare, non vi sono posti disponibili. Non è da escludere che si possa ritagliare qualche altro spazio sempre interno alla macchina comunale.
Di certo il Pd ha bisogno, come in tutta Italia, di recuperare il gap di un tempo. Appare oltremodo improponibile l’idea di un partito che non riesce a formare le liste per i candidati al consiglio comunale o, ancor peggio, esprimere un’indicazione di candidato a sindaco. Oggi un minimo di discussione è dovuta nei confronti dei tesserati iscritti e di chi continua a credere nel partito di Renzi. Ma, come sempre accade, si consumerà il solito strappo: nelle fase prospiciente alle elezioni, esplode la passione per partiti e iscritti; incassato il seggio in Consiglio, cala l’attenzione e la tensione. Chi non ricorda il ricorso alla commissione provinciale per la colonia di tesserati qualche mese prima dell’appuntamento elettivo? Una bagarre scoppiata all’epoca solo per interessi carrieristici. Altro che rinnovamento della politica. Gran parte della nuova generazione consolida la prassi del passato, nessun cambiamento. C’è chi predica nuovismo, ma è solo nei volti e nell’aspetto anagrafico. Per il resto nulla cambia, tutto come prima. E, in alcuni casi, anche peggio.

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