Rossano – Maltrattamenti in famiglia, 31enne in manette

corigliano

 

 

 

Il personale della Polizia di Stato di Corigliano Rossano, diretto dal Commissario Capo Giuseppe Massaro, nella tarda serata di ieri sera ha tratto in arresto, in flagranza di reato, I. M. 31enne con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. L’uomo, residente a Rossano, è stato sorpreso mentre minacciava di morte la moglie dopo averla scaraventata a terra e trascinata sul pavimento per i capelli. Il personale della Squadra Volante è intervenuto in seguito ad una segnalazione anonima al 113. La donna, soccorsa e trasportata in ospedale, ha riportato “traumi contusivi alla testa ed alla schiena” giudicati guaribili in dieci giorni. La vittima già in passato aveva sporto denuncia contro il marito per maltrattamenti. Su disposizione della Procura di Castrovillari, l’uomo è stato portato presso la Casa Circondariale di Castrovillari.

La Polizia di Stato ricorda che quotidianamente fra le mura domestiche di molte famiglie si consumano violenze. Tragedie che si prolungano negli anni grazie al “muro del silenzio” ed all’indifferenza di chi circonda le vittime. Non denunciare soprusi ed angherie, ribadisce la Questura di Cosenza nella nota stampa, potrebbe portare a violenze ancora più gravi, e vittime inconsapevoli potrebbero essere minori che subiscono violenza psicologica, essendo così segnati indelebilmente per la vita. Per tali motivi le donne e gli uomini della Polizia di Stato giornalmente sono impegnati in prima linea contro la violenza di genere, non solo in campagne informative, promosse negli istituti scolastici, nelle piazze e per le strade, (vedi il Camper della Polizia di Stato relativamente alla campagna voluta dal Dipartimento della P.S. “…. Questo non è amore”) ma anche con il personale operativo che prontamente interviene ad ogni richiesta di aiuto.

Il Questore della provincia di Cosenza  Giancarlo Conticchio, invita le donne ed i figli che subiscono violenze di qualunque genere, non solo all’interno del nucleo familiare, a denunciare all’Autorità Giudiziaria ed alle Forze dell’Ordine i maltrattamenti subiti, anche anonimamente, atteso che a volte la paura di denunciare induce il soggetto attivo ad amplificare tutte le forme di violenza già impunemente poste in essere, da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dagli atti persecutori del cosiddetto stalking allo stupro, fino al femminicidio.

Anche solo una telefonata alle Forze di Polizia, seppur fatta in forma anonima, può interrompere “il cammino” della violenza, impedendo che maltrattamenti si tramutino in reati ancora più gravi.

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