Rossano, l’intricata piovra delle ambizioni: Caliò deve decidere

di MATTEO LAURIA

sergio-caliò-300x160In chiave emergenziale, due erano e sarebbero le strade da percorrere: un governo di unità comunale, o uno sciopero elettorale.
Non c’è ascolto su questo terreno.
Tutti i candidati in campo si ritengono esaustivi nel fronteggiare questa ODISSEA.
Un po’ di umiltà non sarebbe male, non tanto nella tutela delle singole identità quanto nell’interesse della comunità. La direzione intrapresa è quella dell’individualismo, dell’arroccamento in se stessi, nell’ottica che ognuno possa essere superiore all’altro. Una lotta intestina che produrrà uno schieramento spropositato di candidati, litigiosità, frammentazione, contrapposizione.
Su cosa?
Su quel che resta di un briciolo di potere comunale. Il rischio è quello di non riuscire a fare sintesi, come si riusciva un tempo, con il personale politico della famigerata PRIMA REPUBBLICA da noi tutti contestata dalla fase post tangentopoli.
Oggi c’è chi rimpiange quelle figure, grazie alla pochezza del presente. Nelle ultime ore, il Pd ha indicato il proprio candidato a sindaco da proporre alla coalizione, il magistrato Sergio Caliò, sostenuto da forze esterne anche al centrosinistra. Il che potrebbe costituire un valore aggiunto in una visione ampia di larghe intese. Che non per questo deve essere vista volgarmente come un’ammucchiata frutto di chissà quale logica di potere. Tutto questo detto da chi, poi? Sul punto è meglio sorvolare. I più abilitati, solo in parte, a mantenere un atteggiamento di completa autonomia rispetto all’idea di portare avanti un governo di larghe intese a favore di una città in ginocchio sono coloro i quali hanno deciso da tempo di scendere in campo, preannunciando la candidatura anzitempo.
Per il resto, sarebbe opportuno aprirsi a un GOVERNO DI RESPONSABILITÀ. Di certo, anche il giudice Caliò ‒ apprezzabile al momento la prudenza manifestata ‒ è chiamato a fare delle scelte.
Il Pd, dal canto suo, ha espresso un orientamento importante, un’indicazione, che non per questo deve essere tradotta come un CALIÒ UOMO DEL PD, ma solo una proposta di convergenza su una figura ritenuta di prestigio e autorevole.
Tuttavia, la politica attendista di Caliò deve avere un tempo. Occorre decidere, senza tentennamenti. La ricerca dell’unanimismo a tutti i costi è sintomo di insicurezza. In politica come nella vita, è necessario rischiare, nel bene o nel male.
Misurarsi è un attestato di coraggio. Anche chi propone Caliò all’interno del Pd ha dimostrato umiltà, sapendo fare un passo indietro.
E di certo non parliamo di soggetti facili a mettersi in discussione.
La saccenza a Rossano non è archiviata, anzi. Eppure certe personalità, a differenza di altre, si sono fermate sebbene abbiano riscontrate capacità. Non manca chi, anche su questo, ha da eccepire introducendo l’elemento del nepotismo politico.

In sintesi: una rosa di figli da piazzare. In premessa è bene precisare che “essere figli di….”, in uno stato di diritto, non può costituire una pregiudiziale, salvo poi dimostrare che vi siano stati favoritismi all’interno delle strutture preposte. A tal riguardo, è importante evidenziare che ci sono gli organismi di garanzia costituiti dai partiti di provenienza e, soprattutto, l’autonomia del sindaco che sceglie e forma la propria squadra in base ai criteri d’ispirazione fiduciaria.
Piuttosto, sono da stigmatizzare quei comportamenti, ammantati da una parvenza di legalità, che ci riconducono al fenomeno dei “pacchetti di tessere”.
Un nuovo scandalo è scoppiato proprio nei DEM, dove nelle ultime ore i vertici hanno deciso di sospendere le attività di tesseramento al fine di contrastare tali logiche messe in moto paradossalmente da chi sulla stampa di recente rilasciava dichiarazioni roboanti protese a denunciare il voto di scambio.
La solita doppia morale che non porta a nulla, se non alla consapevolezza che pur di soddisfare ambizioni personali si è disposti a tutto. L’obiettivo è quello di sperare nelle primarie e viziarle attraverso la presenza delle famose “teste di legno”.
Tutto nasce, secondo quanto emerge, da un episodio in cui al momento dell’iscrizione si sarebbero presentati contestualmente circa 30 richiedenti. Il che è tutto dire circa le strategie, di basso profilo, messe in atto.

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