Rossano: formazione delle liste, è campagna acquisti

amministrative

di MATTEO LAURIA

urna pag 2Scosse di assestamento, con punte telluriche tali da determinare forti lesioni. Nelle ultime ore, si consuma lo scontro. Rapporti tesi tra “Il Coraggio di cambiare” e il Pd, da un lato, e l’Idm di Orlandino Greco, dall’altro. Tutto questo mentre la proposta di un eventuale ritiro delle candidature va ormai scemando.
Nel frattempo, il “re” di quel che rimane della destra rossanese Giuseppe Caputo torna in piazza e parla alla sua (?) gente. Piazza B. Le Fosse è gremita, ma viene meno il fervore d’un tempo.
Cci-Pd chiudono sul nominativo di Stefano Mascaro, figlio del senatore Giuseppe, già Consigliere comunale, eletto nella lista di Scopelliti. Scelta per lui impeccabile al tempo, ma che ora gli crea qualche problemino di coerenza nell’accordo appena raggiunto con il Pd. La formula della città in emergenza, tuttavia, sembra mettere una toppa. E, forse, tutti i torti non si hanno. Soprattutto in un momento in cui mal si comprende la linea di demarcazione ideologica che divide i partiti. Si ha sempre di più l’impressione che si pongano le questioni non tanto per un “credo politico”, ma semplicemente per soppiantare un luogo di potere e sostituirsi a chi governa. Di questo si è un po’ tutti più o meno consapevoli.
Mascaro ha già chiarito che non ama la politica di basso profilo, non scenderà a personalismi. L’obiettivo è volare alto. Come dargli torto? Il rischio che la città si addentri in un tunnel di veleni è dietro l’angolo, ancor di più se si pensa al numero spropositato di candidati a sindaco.Che col passare del tempo aumenta, altro che sciopero elettorale!
La lotta per la corsa al Palazzo s’infittisce. Esce di scena Tonino Casimiro, dopo aver ritirato la propria candidatura perché convinto della necessità di lanciare un forte messaggio allo Stato bypassando l’urna, mentre spuntano altre due nuove candidature, già nell’aria da tempo. Quelle per l’appunto frutto del mancato accordo Pd-Cci-Idm: Stefano Mascaro (Cci-Pd) e Antonello Graziano (Idm).
Sul movimento di Orlandino Greco tuttavia insistono riserve. Non è da escludere infatti l’avvio di un dialogo con Tonino Caracciolo, o con altre forze di diversa estrazione politica. Il leitmotiv di Idm è una convergenza sui programmi. E non è da escludere un accordo con Ernesto Rapani (Fdi-An) o con il socialista Leonardo Trento. Trattative dunque in continuo divenire. Nel Pd, la peggiore deflagrazione. Partito diviso in mille rivoli. Prevalgono le correnti: l’area Dem sostiene Caracciolo, i Giovani sono in stand-by, l’ex candidato e consigliere comunale Giuseppe Tagliaferro prende le distanze e pare strizzare l’occhio anch’egli a Caracciolo.
Lo zoccolo duro è comunque con Mascaro. Su di lui anche i vertici provinciali e regionali del partito. Un po’ il Pd se le cerca. Arriva alla campagna elettorale impreparato, diviso, senza una filosofia di base. Apprezzabili gli sforzi del segretario Franco Madeo che ha profuso tutto l’impegno possibile pur di raggiungere l’unità, ma combattere con chi si relaziona agli altri sulla base dei “pacchetti di voti” diventa davvero arduo. Un problema, questo, che non riguarda solo i Democrat ma tutta la partitocrazia. E i vertici avallano tali comportamenti. Ha la meglio chi cura le relazioni sociali mediante l’erogazione di diritti trasformati in favori, e non chi ha idee e progetti da proporre. Vecchia storia. È la solita logica deteriore che trova terreno fertile in larga parte dei conniventi elettori costretti spesso dallo stato di necessità a convertirsi in “teste di legno”. Saranno poi gli stessi a lamentarsi e a denunciare il sistema marcio. Sono i paradossi e le contraddizioni della società contemporanea.
Non a caso, è tornato di moda parlare di voto di scambio. A volte si ha l’impressione di avere a che fare con personaggi che, pur di essere eletti, sarebbero disposti a fare a patti col diavolo. E nel frattempo è partita la campagna acquisti per riempire le liste.
Su questo punto, l’invito è alla prudenza. Le inchieste del passato e le ultime vicende di Rende che rientrano nel filone della corruzione elettorale dimostrano come la sottile azione della magistratura non si vede, ma c’è. E allora meglio prevenire, perché, poi, quando il bubbone scoppia, le lacrime di coccodrillo servono a ben poco. Con l’aggravante che a risentirne sarà l’immagine della città.
Un momento di alta responsabilità in chi guida i partiti è necessario. La classe dirigente va selezionata secondo criteri di conoscenza e di competenza, ma soprattutto attraverso un altro profilo etico. È a monte che bisogna intervenire. Andare alla ricerca di portatori di voti oggi significa avere seri problemi domani. Sono quelle famose cambiali in bianco da onorare. Che sottendono ai soliti appetiti dei singoli. E d’altronde nell’epoca della politica senza ideali, dove la cultura dell’immagine prevale alla sostanza, una “dote” di 500/600 voti non può che essere onorata attraverso richieste specifiche.  Se Rossano continua a essere tutto questo, non lamentiamoci poi del precipizio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati: