Rogo ad Albidona, incendio doloso. Prevale la pista degli interessi

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Ancora incendi ieri nel territorio comunale di Albidona: continua così, inarrestabile, la devastazione del patrimonio ambientale che dura ormai da qualche anno tanto da aver reso spettrali le condizioni di un territorio un tempo ubertoso e ricco di vegetazione. E la cosa più deprimente è che secondo il sentire comune, ma anche secondo fonti che avrebbero raccolto indizi e prove, quasi tutti gli incendi sarebbero di natura dolosa e verrebbero appiccati per consumare piccole vendette personali o per seguire la tragica moda inaugurata da Nerone che incendiò Roma per il solo gusto di vederla bruciare.
Meno probabile invece l’ipotesi dell’utilizzo dei terreni come pascolo perché, proprio a causa degli incendi degli scorsi anni, di greggi e di armenti c’è rimasto ben poco. Contrade bellissime, coperte di verde come Volpe, Destra, Rungi, Santacroce, Rosaneto, Forestacaccia e bosco Potenta e altre ancora ormai sono ridotte ad un cimitero di cenere. L’ultimo colossale incendio di quest’anno si è consumato per l’intera giornata di ieri in contrada Alicheto ai margini del torrente Saraceno dove il fuoco, seppure in assenza di vento ma con la complicità di temperature molto alte e di terreni incolti, si è esteso dalla contrada Pozzicello fino alla Provinciale per Alessandria del Carretto, distruggendo, prima che due Canadair della Protezione Civile, i Vigili del Fuoco Volontari di Trebisacce e gli uomini da terra, tra cui volontari e proprietari dei terreni, impegnati in lavoro incessante e pericoloso per tutta la giornata portassero alla ragione il fuoco, decine di ettari di boschi di pini d’Aleppo, di macchia mediterranea, di roveti e di arbusti, distruggendo insomma un enorme polmone di verde costituito da flora e fauna naturali di pregio.
Ma la cosa più grave è che, prima che le fiamme venissero domate il fuoco, dalle aree incolte, si è propagato ai terreni coltivati ed ha distrutto, sotto gli occhi degli inermi proprietari, tre o quattro uliveti e due vigneti in produzione. Ennesima giornata di festa, dunque, quella di ieri, per il piromane che ormai si diverte a distruggere madre-natura potendo contare, tra l’altro, nella complicità di chi fa finta di non vedere e di non percepire l’acre odore del fuoco e del fumo.

(fonte: La Provincia di Cosenza)

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