Di autonomia dell’ospedale “Corigliano Rossano” mediante l’istituzione di un’azienda ospedaliera non vi è traccia nel processo di riforma sanitaria del governo Oliverio. C’è poco da fare, la terza città della Calabria fa fatica a entrare nella testa di chi frequenta i piani alti. Eppure, il presidente Oliverio è uno di quelli che l’ha fortemente perorata. Nei fatti però cambia poco o nulla. Finisce nella commissione preposta la delibera di giunta regionale del 17 dicembre scorso secondo cui le reti “clinico-assistenziali” sarebbero scorporate dalle originarie Asp (due delle quali verrebbero soppresse) e accorpate agli ospedali HUB di riferimento. Nel caso di Corigliano Rossano (non essendo HUB), quindi, lo “spoke” finirebbe sotto la gestione ovviamente di Cosenza, con tanto di aggravio di costi a causa della lunga distanza territoriale che lega Cosenza a Corigliano Rossano. L’auspicio è che la classe politica si mobiliti seriamente rispetto al tema della sanità e faccia prevalere i propri di diritti nella prima città della provincia di Cosenza che, in quanto tale, convoca e presiede l’istituto della conferenza dei sindaci con poteri di indirizzo e di controllo. In questo caso dovrebbe agire il commissario prefettizio Domenico Bagnato che, come tutti i rappresentanti espressione ministeriale, assume comportamenti neutri. In questo caso, però, dovrebbe sostenere le ragioni della comunità amministrata. Il tempo c’è, si tratta di una delibera di giunta che è appena transitata in commissione. Che quel che resta della rappresentanza parlamentare regionale del territorio si faccia sentire su questioni cosi serie.