Quel tumultuoso 1921 anche a Corigliano, Rossano e nel Circondario (II parte). Racconto di Martino A. Rizzo

La conquista socialista nel 1920 dei comuni del Circondario aveva suscitato la risposta della borghesia locale che si organizzò per fronteggiare l’onda di sinistra che avanzava.
Antonio Gramsci, su “L’Ordine Nuovo” dell’8 maggio 1920, aveva profetizzato che “La fase attuale della lotta di classe in Italia è la fase che precede o la conquista del potere politico da parte del proletariato rivoluzionario o una tremenda reazione da parte della classe proprietaria e della casta governativa”. E fu la seconda ipotesi a prevalere, anche nel Circondario rossanese. A Rossano, il 22 febbraio 1921, per iniziativa di un gruppo di professionisti tra cui il farmacista Santo Barone, il medico Ettore Minnicelli, l’insegnante Tullio Masnieri e altri, venne costituito il primo fascio di combattimento della provincia di Cosenza, con l’obiettivo di contrastare la giunta socialista e la neonata sezione comunista.
L’intento era quello di “abbattere locale amministrazione comunale socialista e dare l’assalto palazzo municipale, non trascurando occasione per contrastare propaganda socialista”. La stessa sera del 22, nel cinema Sala Roma di Rossano, “durante una rappresentazione cinematografica, in cui entrambi parti contendenti intervennero numerose, azzuffaronsi, scambiandosi pugni e bastonate”. D’altra parte il sottoprefetto di Rossano, cav. Salvatore Mandarini, era abbastanza tollerante con gli attivisti fascisti, così come il prefetto di Cosenza Giuseppe Guadagnini. Si veniva da una stagione nella quale il capo del governo, Francesco Saverio Nitti, il 14 luglio 1919, aveva dato disposizioni ai prefetti di cercare la collaborazione di “fasci e sezioni combattenti” per mantenere l’ordine e reprimere tentativi rivoluzionari.
L’iniziativa dei fascisti rossanesi di organizzare una sezione venne fatta propria anche da parte dei camerati degli altri comuni del Circondario che erano guidati da giunte socialiste. Sezioni fasciste sorsero a Corigliano, a Campana e anche a Crosia. Quella rossanese arrivò a contare fino a 800 iscritti, grazie anche alla confluenza nella stessa degli ex combattenti guidati dall’avv. Antonio Rizzo, futuro segretario del fascio e consigliere provinciale.
Il 25 febbraio 1919 Alfredo Gradilone, leader dei reduci di guerra, così scriveva: “Uomini nuovi invochiamo anche noi da quaggiù, terre finora considerate come colonie di sfruttamento industriale e commerciale e domicilio penitenziario della vita burocratica italiana; uomini nuovi per restaurare ed elevare il nostro costume politico e civile, depresso attraverso il servilismo e 1a tracotanza di parlamentari pretoriani o di rappresentanti inconsapevoli; uomini nuovi che difendano il patrimonio materiale e sociale della nostra razza, integrandola nella comune prosperità della Patria; uomini nuovi infine, che con esercizio di dignità spirituale ed umana, con alta coscienza di doveri e con suprema consapevolezza dei nostri bisogni e dei nostri interessi molteplici, sappiano far valere di fronte allo Stato le ragioni profonde della libertà, della giustizia e del diritto verso la Calabria, con ogni lotta, con ogni veemenza e con ogni riscossa”.

La sezione fascista di Rossano pubblicò anche un periodico denominato “L’Assalto”, di cui però uscì un unico numero.
A Corigliano contribuirono alla nascita dell’organizzazione fascista il gruppo degli ex combattenti guidati dall’avv. Gaetano Fino e gli iscritti della sezione dei “Mutilati di guerra” diretta dall’avv. Costabile Guidi.

Le associazioni dei combattenti organizzavano cooperative di lavoro, agricole, di consumo e curavano le pratiche dei combattenti, delle vedove e degli orfani di guerra. Pertanto avevano una forte capacità attrattiva e riuscivano ad avere molte adesioni.
Del primo nucleo fascista coriglianese facevano parte il cav. Ruggero Graziani, eletto presidente del Fascio cittadino, Salvatore Salatino, Luigi de Rosis, Ottavio Oriolo, Giacomo Molezzi, l’avv. Giacomo Varcaro, Giacomo Vulcano e l’avv. Francesco Policastri.

Il 30 marzo 1921, a Corigliano si verificò un episodio di violenza. Il sindaco Tocci, in consiglio comunale, aveva concluso il suo intervento gridando “Viva il socialismo”. Al che dal settore del pubblico si levò il canto di “bandiera rossa”, mentre circa settanta fascisti, “che trovavansi nella sala d’aspetto”, risposero con l’Inno di Mameli e con le grida di “Viva l’Italia, viva il tricolore”. Nacque un tafferuglio, subito sedato dall’intervento della forza pubblica, la quale provvide a far sgombrare i locali. Poco più tardi, duecento camicie nere sbucate dal nulla tentarono di invadere il municipio.

Il 5 aprile, i fascisti di Rossano, aiutati anche da quelli di Corigliano e Crosia invasero la sezione comunista rossanese dalla quale asportarono e bruciarono, di fronte alla polizia inerte, il ritratto di Lenin. Nello stesso mese la giunta socialista rossanese – come già detto – diede le dimissioni anche perché paralizzata dalle conseguenze che la scissione comunista aveva sortito tra i consiglieri comunali della maggioranza.
A Corigliano la nuova sezione del fascio venne inaugurata ufficialmente il 17 aprile 1921 con tanto di corteo accompagnato dalla banda musicale di Rossano e dai fascisti rossanesi arrivati in città per l’evento. La banda di Corigliano, per precedenti impegni, era invece dovuta andare a Vaccarizzo. I discorsi del cav. Graziani e dell’avv. Policastri conclusero la serata. Comunque per due giorni, malgrado la presenza dei carabinieri, la tensione in città rimase alta.
I gravi conflitti che si erano creati, uniti alla scissione comunista che aveva provocato una frammentazione nella maggioranza, portarono il sindaco Tocci e quattro consiglieri a presentare le dimissioni il 19 aprile 1921. Alla diffusione della notizia ci fu l’ennesimo tentativo, facilmente respinto, di invadere il municipio. In ogni caso i componenti della giunta per rincasare dovettero essere scortati dalla forza pubblica, mentre nel paese si svolgeva un corteo al suono – come scrisse il prefetto – di “inni patriottici”.
Interessantissima è la ricostruzione dei fatti di quei giorni fatta dal giornale “Il Popolano”, nel n. 7 del 29 aprile 1921. Vi si legge, fra le altre cose, che: “Telegrammi dei Fasci di S. Lucido, Rossano, Bocchigliero, Crosia, Taranto arrivarono l’un dopo l’altro offrendo rinforzo di fascisti se vi era bisogno, ma il Presidente Cav. Graziani rispose ringraziando e dicendo che per il momento non vi era bisogno”.

Insomma, per le logiche dell’epoca, era normale che un’amministrazione comunale legittimamente eletta venisse abbattuta con una manifestazione di piazza più o meno numerosa, più o meno violenta, e – se del caso – rinforzata dai camerati di altri paesi. (l’articolo citato de ‘Il Popolano’ è consultabile al link:
http://anticabibliotecacoriglianorossano.it/wp-content/uploads/2021/01/Il-Popolano-n.-7-del-29.4.1921.pdf ).
I fatti non andarono meglio a Campana dove gli scontri tra gli squadristi fascisti, che aumentavano sempre di numero, e i socialisti erano all’ordine del giorno. Il sindaco Machera e i socialisti venivano fatti oggetto di una vera persecuzione con spedizioni punitive e violente aggressioni. In una di queste rimasero feriti Giuseppe Spina e Vincenzo Germinara. Del clima che si era creato e delle violenze fu ritenuto responsabile il sindaco. Pertanto il 27 agosto 1921 il Prefetto, dopo aver rapportato la situazione al Ministro, sciolse il Consiglio Comunale costringendo Machera alle dimissioni.
Insomma il Circondario di Rossano rispecchiava pienamente i tempi “di subbuglio, di violenza” che si stavano vivendo a livello nazionale. Per citare solo due esempi emblematici: nel 1919 si era assistito a Milano all’occupazione e distruzione della sede del giornale l’Avanti e a Bologna, il 21 novembre 1920, alla strage di Palazzo d’Accursio, avvenuta mentre si tenevano i festeggiamenti per la nuova giunta comunale guidata dal ferroviere socialista Enio Gnudi. Clima che il deputato socialista Giacomo Matteotti condannò in Parlamento nel suo discorso del 31 gennaio 1921 chiamando in causa anche la connivenza delle autorità governative, inerti rispetto a quanto stava accadendo.

La I Parte dell’articolo è consultabile al link:
https://informazionecomunicazione.it/quel-tumultuoso-1921-anche-a-corigliano-rossano-e-nel-circondario-i-parte-racconto-di-martino-a-rizzo/

(BIBLIOGRAFIA: Vito Barresi, Il ministro dei contadini: la vita di Fausto Gullo come storia del rapporto fra intellettuali e classi rurali. Ed. F. Angeli, Milano 1983 – Vittorio Cappelli, Politica e politici in Calabria. Dall’Unità d’Italia al XXI secolo. Ed. Rubbettino, Soveria Mannelli 2018 – Gaetano Cingari, Storia della Calabria dall’Unità a oggi. Ed. Laterza, Bari 1982 – Ferdinando Cordova, Alle origini del PCI in Calabria. 1918-1926, Bulzoni Ed., Roma 1977 – F. Cordova, Il fascismo nel Mezzogiorno: le Calabrie. Rubbettino Ed., Soveria Mannelli 2013 – F. Cordova, Sottosviluppo e fascismo nel Mezzogiorno: le Calabrie. In Storia della Calabria moderna e contemporanea: il lungo periodo. a cura di Augusto Placanica. Gangemi Ed., Roma 1992 – Francesco Filareto, Fuga e ritorno di un popolo. La Calabria del Nord-Est 1799-2012. Ferrari Ed. Rossano 2014 – Il Popolano, n. 7 del 29 aprile 1921 – Mario Massoni, I diari di Ignazio Pisani. Rossano 2017 – Ezio Mauro, La Dannazione. 1921 … Ed. Feltrinelli, Milano 2020 – Fulvio Mazza, Rossano, storia cultura economia. Rubbettino Ed., Soveria Mannelli 1996 – F. Mazza, Corigliano, storia cultura economia. Rubbettino Ed., Soveria Mannelli 2005 – Filippo Pugliesi, Ricerche sulla storia di Bocchigliero. II edizione aggiornata da Bruno Pugliesi, Cosenza, Fasano 1964 – Domenico Sorrenti, Il partito comunista nella provincia di Reggio Calabria, 1921 1943 – Francesco Spezzano, Fascismo e antifascismo in Calabria. Lacaita Ed. Manduria 1975 – F. Spezzano, La lotta politica in Calabria (1861-1925), Lacaita Ed., Manduria 1968 – Enzo Stancati, Cosenza e la sua provincia dall’Unità al fascismo. Pellegrini Editore, Cosenza 1988 – www.comune.campana.cs.it/index.php?action=index&p=228)

 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi.

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