Quel tumultuoso 1921 anche a Corigliano, Rossano e nel Circondario (I parte). Racconto di Martino A. Rizzo

Terminata la Grande Guerra tante erano le istanze di giustizia sociale che venivano avanzate dalla popolazione. I contadini chiedevano terre da coltivare, i cittadini la farina, le classi agiate ordine, gli ex combattenti il riconoscimento dei sacrifici fatti e la possibilità di far valere nella vita civile i meriti conquistati in guerra. Alfredo Gradilone, per esempio, fu il promotore a Rossano dell’associazione degli ex Combattenti che in tutto il Circondario disponeva di cinque sezioni e poteva contare su 1.313 iscritti.
Tra il 1913 e il 1918 furono anche approvate le nuove leggi elettorali che introdussero il suffragio quasi universale nell’elettorato attivo, sia nelle elezioni politiche che in quelle amministrative, consentendo l’accesso al potere municipale a più ampi strati sociali, dando rappresentanza politica a tanti che fino ad allora ne erano stati esclusi.
Alle prime elezioni amministrative in provincia di Cosenza, dopo la Grande Guerra, nell’autunno del 1920 ben tredici comuni furono conquistati dai socialisti: Rossano, Corigliano, Campana, Bocchigliero, San Giovanni in Fiore, San Lucido, San Benedetto Ulliano, Casole Bruzio, Pedace, Dipignano, Falconara, Carpanzano e Altomonte. “Parola Socialista”, giornale della Federazione cosentina, il 30 novembre 1920 commentò: “Pare che la nostra vita tenda ad uscire dalla sua morta gora per diventare naturale e combattiva”. Venne così premiato il lavoro politico fatto per decenni. Infatti

le sezioni socialiste di Rossano e Corigliano fin dal dicembre del 1906 avevano partecipato al primo congresso provinciale socialista.
A Bocchigliero l’affermazione della lista socialista portò alla carica di sindaco prima Leonardo Mazza e successivamente l’umile costruttore di basti di nome Pantuso. A Campana toccò al socialista Domenico Machera ricoprire la carica di primo cittadino.

A Corigliano, primo sindaco socialista divenne il 24 ottobre 1920 l’avv. Costantino Tocci, consigliere provinciale e segretario della locale sezione socialista. A Rossano la lista socialista guidata dal capostazione Guglielmo Rizzo conquistò venti Consiglieri su trenta e il 3 ottobre 1920 Rizzo venne eletto sindaco con una giunta composta da assessori, diciamo così, popolari di cui uno addirittura analfabeta.

Sui risultati di queste elezioni duro fu il commento dei rappresentanti delle classi egemoni, uscite sconfitte dalla tornata elettorale. Il Pugliesi, a Bocchigliero, definì la giunta come un’accozzaglia ignorante guidata da un manipolo di operai e contadini. Ignazio Pisani, rossanese, rappresentante del ceto cittadino borghese-nobiliare e futuro podestà, annotò nei suoi Diari: “Il 3 si insedia la Amministrazione Socialista al Municipio: 20 socialisti bolscevici e 10 democratici. .. Sindaco Guglielmo Rizzo (l’unico intelligente); assessori: Carmine Greco (muratore), Domenico Romano (calzolaio), Alfonso Cutolo (calzolaio), Francesco Guglielmini (pronipote naturale del fu zio Francescantonio) falegname. Onta e vergogna ai signori e proprietari di Rossano, borghesi e industriali che hanno permesso l’avvento di questi …. Quindi bandiera Rossa al Municipio! A Corigliano, da dove è venuto il veleno a Rossano, succede di peggio, vincono i socialisti per le stesse ragioni come dappertutto in circondario!”
Insomma si era aperta un’epoca in cui anche un “sindaco scarparo”, come nel 1917 venne definito il primo cittadino di Colosimi in una lettera anonima, poteva diventare capo di un’amministrazione comunale.
In Consiglio Provinciale entrarono i socialisti Luigi e Muzio Graziani, Fausto Gullo, Saverio Spezzano e l’avv. Costantino Tocci.
Sulle nuove amministrazioni socialiste pendevano però le minacce di quanto sarebbe avvenuto qualche mese dopo a Livorno, al Congresso del Partito Socialista, e la reazione che sarebbe arrivata dai primi nuclei fascisti che si stavano organizzando anche in Calabria e nel Circondario per sconfiggere la “sovversione socialista” che avanzava.
Dal 15 al 21 gennaio 1921 al Teatro Carlo Goldoni di Livorno si tenne il XVII Congresso del Partito Socialista. In quell’assise erano presenti tante anime: quella riformista, quella massimalista e quella comunista rappresentata, tra gli altri, dal napoletano Amedeo Bordiga che tanto seguito aveva nel Mezzogiorno.

All’epoca, in provincia di Cosenza, il Partito Socialista contava 37 sezioni – tra le quali quelle di Rossano e Corigliano – dove in previsione del Congresso di Livorno avvenne la spaccatura tra i sostenitori della mozione riformista-unitaria e quelli della mozione comunista. Si dichiararono a favore della mozione comunista le sezioni di Morano, Civita, Luzzi, Roggiano Gravina, Castrovillari, Frascineto, Pedace, Lungro e Rende. Mentre tutte le altre si schierarono con gli unitari. Nel complesso i delegati della provincia cosentina assegnarono 331 voti agli Unitari e solo 131 ai comunisti. Per la provincia di Cosenza, furono delegati a Livorno Pietro Mancini, per gli unitari, e Fausto Gullo per i comunisti. Durante i lavori congressuali di Livorno, la mozione comunista prese poco più del 12% dei voti di tutti i delegati calabresi. La percentuale più alta fu quella dei delegati cosentini che raggiunse il 28% e la più bassa quella reggina col solo il 5%. Gullo poi – visto che la mozione comunista in sede congressuale non aveva prevalso – lasciò il Teatro Goldoni per recarsi al Teatro San Marco con gli altri scissionisti e prendere parte alla fondazione del Partito Comunista d’Italia (P.C.d’I.).

Terminato il congresso nazionale, in Calabria il nuovo partito si dedicò a costruire la propria organizzazione con la creazione delle federazioni provinciali. A Cosenza, il comitato provinciale del P.C.d’I., prima struttura embrionale del partito, venne in un primo momento affidato alla guida di Nicola De Cardona. In tutta la provincia risultavano 79 iscritti al nuovo partito. A Rossano il nuovo raggruppamento ebbe come leader Giuseppe Romeo e Giuseppe Raho, il tipografo-giornalista di origine castrovillarese, consigliere comunale.
I comunisti rossanesi iniziarono da subito una dura polemica con la giunta Rizzo, accusando il sindaco di collusione con la borghesia cittadina. Ciò provocò la sostanziale paralisi dell’attività amministrativa in quanto alcuni consiglieri comunali socialisti erano diventati comunisti. Così nell’aprile del 1921 l’amministrazione socialista del comune di Rossano si sfasciò e arrivò il Commissario Prefettizio nella persona del prefetto a riposo Calvi.
Il 12 giugno 1921 fu costituita a Cosenza la prima federazione comunista e ne divenne segretario Fortunato, detto Nantino, La Camera. Alla riunione fondativa partecipò anche la sezione comunista di Corigliano. Le figure più rappresentative della federazione provinciale, oltre a quelli già citate, erano Luigi Prato, Nicola De Cardona, Angelo Corrado, Emilio Guido. Tutti e tre i segretari provinciali calabresi erano fedelissimi di Bordiga. Il 3 ottobre 1921, a Cosenza, nei locali della Camera del Lavoro, venne costituita anche la federazione giovanile comunista nel cui direttivo entrò a far parte il diciannovenne rossanese Giovanni Bruno, futuro avvocato e, dopo la Liberazione, deputato per il PCI.
La strategia politica dei comunisti, di rottura verso i socialisti, è rappresentata molto bene nella “Vita Nuova” – organo ufficiale del partito comunista cosentino – del 22 ottobre 1921: “Il carattere principale della preparazione rivoluzionaria è la lotta spietata contro il rifocentrismo e contro i suoi uomini. In modo particolare non ci si deve limitare alla negazione del ‘collaborazionismo’. Il cardine fondamentale è la dittatura. I riformisti non accettandola vengono ad essere i migliori difensori della borghesia. Essi debbono essere cacciati da tutti i posti dirigenti del movimento operaio”. Questa linea politica venne successivamente ufficializzata durante il II Congresso del PCd’I, svoltosi a Roma nel mese di marzo del 1922. In tale sede l’assemblea decretò a larga maggioranza la netta contrarietà del partito a ogni forma di collaborazione, anche solo parziale, col PSI.
Alle elezioni politiche che si tennero il 15 maggio 1921 i socialisti calabresi elessero due deputati, il catanzarese sindaco di Crotone Enrico Mastracchi e Pietro Mancini. Per il P.C.d’I., invece, i risultati furono, com’era facile aspettarsi, alquanto deludenti. Il nuovo Partito ottenne infatti in tutta la Calabria 3.361 voti, pari all’1,5% dei votanti, mentre a livello nazionale aveva avuto il 4,6%. (continua)

(bibliografia: Vito Barresi, Il ministro dei contadini: la vita di Fausto Gullo come storia del rapporto fra intellettuali e classi rurali. Ed. F. Angeli, Milano 1983 – Vittorio Cappelli, Politica e politici in Calabria. Dall’Unità d’Italia al XXI secolo. Ed. Rubbettino, Soveria Mannelli 2018 – Gaetano Cingari, Storia della Calabria dall’Unità a oggi. Ed. Laterza, Bari 1982 – Ferdinando Cordova, Alle origini del PCI in Calabria. 1918-1926, Bulzoni Ed., Roma 1977 – F. Cordova, Il fascismo nel Mezzogiorno: le Calabrie. Rubbettino Ed., Soveria Mannelli 2013 – – F. Cordova, Sottosviluppo e fascismo nel Mezzogiorno: le Calabrie. In Storia della Calabria moderna e contemporanea: il lungo periodo. a cura di Augusto Placanica. Gangemi Ed., Roma 1992 – Francesco Filareto, Fuga e ritorno di un popolo. La Calabria del Nord-Est 1799-2012. Ferrari Ed. Rossano 2014 – Mario Massoni, I diari di Ignazio Pisani. Rossano 2017 – Fulvio Mazza, Rossano, storia cultura economia. Rubbettino Ed., Soveria Mannelli 1996 – F. Mazza, Corigliano, storia cultura economia. Rubbettino Ed., Soveria Mannelli 2005 – Filippo Pugliesi, Ricerche sulla storia di Bocchigliero. II edizione aggiornata da Bruno Pugliesi, Cosenza, Fasano 1964 – Domenico Sorrenti, Il partito comunista nella provincia di Reggio Calabria, 1921 1943 – Francesco Spezzano, Fascismo e antifascismo in Calabria. Lacaita Ed. Manduria 1975 – F. Spezzano, La lotta politica in Calabria (1861-1925), Lacaita Ed., Manduria 1968 – Enzo Stancati, Cosenza e la sua provincia dall’Unità al fascismo. Pellegrini Editore, Cosenza 1988 – www.comune.campana.cs.it/index.php?action=index&p=228)

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi.

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