Quei beni culturali che non decollano

di SAMANTHA TARANTINO

Nei giorni scorsi, il Ministro Franceschini ha firmato il decreto che dà il via alla nuova riforma sulla gestione dei beni culturali. Una riorganizzazione che prevede 41 presidi, in cui la tutela e il controllo dovrebbero risultare più efficaci ed efficienti. Le ripartizioni sono state fatte in base al numero di abitanti, alla consistenza del patrimonio culturale e alla dimensione dei territori (ndr). Nascono così i Poli museali regionali, a cui si affida l’ampliamento della mappa dei musei e dei luoghi di cultura.
In Calabria, le sedi delle nuove Soprintendenze saranno due: la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, con sede a Cosenza; la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia, con sede a Reggio Calabria.
Al Polo museale della Calabria, si aggiungono: il Complesso Monumentale di San Domenico Lamezia Terme (Catanzaro); il Museo Archeologico e Antiquarium “Archeoderi” di Bova Marina (Reggio Calabria); il Museo Archeologico di Metauros di Gioia Tauro (Reggio Calabria); il Museo Archeologico Nazionale di Amendolara; il Museo Archeologico Lametino di Lamezia Terme (Catanzaro); il Museo del Risorgimento di Catanzaro.
«Con questo atto ‒ ha spiegato il ministro Franceschini ‒ il ministero viene ridisegnato a livello territoriale per rafforzare i presidi di tutela e semplificare il rapporto tra cittadini e amministrazione. Le nuove soprintendenze parleranno con voce unica a cittadini e imprese riducendo tempi e costi burocratici nella richiesta di nullaosta paesaggistici o autorizzazioni di altro tipo» (Fonte Quotidiano web e Il Sole 24 ore).
Un riassetto toccherà anche agli archivi e alle biblioteche con l’istituzione della Soprintendenza unica archivistico-bibliografica. Ma il 2015 è stato davvero “l’anno d’oro” dei musei italiani così come l’ha definito Franceschini?
Certo, 43 milioni di visitatori, 154 milioni incassati nell’anno appena concluso fanno cantar vittoria al ministro. Però noi da queste parti non abbiamo molta voglia di festeggiare.
A onor del vero, il Museo di Reggio Calabria, che espone i due splendidi Bronzi, risulta la struttura più visitata del Sud Italia. Sebbene abbia perso qualche migliaia di visitatori rispetto all’anno precedente (163mila nel 2015, a fronte dei 190mila del 2014), resta pur sempre una grossa attrattiva.
Un caso isolato, dobbiamo riconoscere. Il circuito di valorizzazione dei beni culturali e i consequenziali introiti, nella misura tale da creare una vera economia turistica, qui sono davvero un miraggio.

Non si decollaIl jet dell’arte, nella nostra Regione, proprio non vuole spiccare il volo.
Nei giorni scorsi, un’altra doccia fredda.
Il parco di Scolacium, noto anche come la Roccelletta di Borgia (nella provincia catanzarese), uno scrigno di reperti greci, romani e normanni di notevole interesse storico-artistico, rischia la chiusura per mancanza di personale.
Eppure, paradossalmente, la forza lavoro non manca.
A questo si arriva dalle nostre parti? Piuttosto che utilizzare l’esercito dei disoccupati in tutte le categorie, si preferisce rinunciare alla fruizione di un bene del genere. Ormai siamo abituati a vedere lavori di riqualificazione indetti dalle Soprintendenze lasciati a metà che costringono a mantenere chiusi al pubblico chiese e palazzi prestigiosi dove le pavimentazioni e le pareti color albicocca ricordano, più che monasteri antichi, i salotti borghesi di qualche decennio fa.
Ma, del resto, di cosa ci meravigliamo se c’è chi “per rispetto e per non turbare un’altra cultura” ‒ così dice ‒ fa coprire le eleganti nudità del nostro patrimonio artistico?
Anche questa è l’Italia.

 

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