Proponimenti al Tempo del Coronavirus di Domenico Mazzullo

Proponimenti al Tempo del Coronavirus – Questa mattina, fedele alle tradizioni e alla mia meticolosa e ossessiva puntualità, la mia sveglia interiore mi ha richiamato all’ordine destandomi, come ogni giorno alle ore 4.50, in tempo per ascoltare alla radio in bagno il primo notiziario su RAI 1 alle ore 5 puntuale come sempre dopo l’Inno d’Italia.
I pochissimi minuti che ancora mi mancavano, prima dell’inizio del notiziario, come sempre li ho dedicati a consultare il computer, sempre rigorosamente acceso, anche durante la notte, per verificare se fossero giunte e-mail o messaggi urgenti.
Con mio grande stupore ho constatato, che nelle ore notturne, un mio carissimo Amico e Fratello, probabilmente sofferente di insonnia, mi aveva inviato un video.
L’ho aperto con curiosità e con mia grande sorpresa ho scoperto che il video inviatomi era quello famoso del Monologo tratto dal celebre Film di Charlie Chaplin “Il grande Dittatore”.
Confesso che fin da piccolo non ho mai amato particolarmente Charlie Chaplin e l’unico Suo film che ho amato profondamente è stato “Luci della ribalta”, che vidi per la prima volta bambino al cinema con mio padre.
Stupito per la scelta del mio Amico ho ascoltato il Monologo, accompagnato dalle immagini in primo piano di Charlie Chaplin truccato da Hitler con gli inconfondibili baffetti e la divisa bruna.
All’inizio, quasi distrattamente, forse chiedendomi perché il mio Amico, me lo avesse inviato e poi precocemente sempre più assorto e seriamente attento ad ogni parola, ad ogni espressione del volto, ad ogni pausa nel monologo, che confesso non ricordavo di tale intensità e profondità, accompagnato dal primo piano del viso di Chaplin, Che sottolineava con ogni piega, con ogni ruga del volto e soprattutto con gli occhi di una straordinaria espressività, ogni parola del Suo monologo.
Confesso che mi sono commosso e non mi vergogno per nulla di ammetterlo, anzi ne vado orgoglioso, una volta tanto, perché ho avuto la prova che quelle parole andavano dritte al cuore e muovevano, evocavano dei sentimenti, che mi piace scoprire di avere.
Intanto era iniziato il notiziario radiofonico e di sotto fondo, ad un tratto è comparsa la voce arrogante di un politico, non ricordo e non mi interessa ricordare che fosse, il quale, con fare saccente annunciava che forse, in fondo questa epidemia di Coronavirus, si sarebbe potuta tradurre in un vantaggio per noi, in quanto la politica sarebbe stata costretta ad un rinnovamento, a scoprire e percorrere nuove strade, nuovi linguaggi, nuove prospettive e tutto questo avrebbe portato una nuova linfa vitale alla nostra società, come sempre avviene in ogni dopoguerra, quando si verifica una forte, concreta e volenterosa iniziativa e spinta di ricostruzione.
Parole superficiali, irreali e senza molto senso, ma che alla luce e in confronto a quanto avevo ascoltato, solo un attimo prima nel monologo di Chaplin, mi sono apparse addirittura blasfeme, idiote, irriverenti, assurde e drammaticamente irrilevanti e false.
Questo vorrebbe significare che l’Essere umano, per progredire, per crescere, per maturare, per percorrere un piccolo passo in avanti, nel suo lento cammino, dovrebbe ogni volta rischiare di estinguersi di essere distrutto, o meglio di autodistruggersi, di essere sconvolto da una calamità naturale o una epidemia come questa o le tante altre che ci sono state nel passato, o guerre lunghe, sanguinose e devastanti, per scoprire, ogni volta la stessa medesima cosa, ossia che la vita è un bene prezioso, è un dono, un regalo che abbiamo ricevuto gratuitamente e che disprezziamo o non apprezziamo mai a sufficienza, che manomettiamo e contaminiamo con le nostre stesse mani, per scoprire, una volta che ci manca, che ci viene meno, che ci viene sottratto, quanto fosse stato prezioso.
E’ mai possibile che noi uomini, da che esiste una memoria storica, esultiamo ed iniziamo baldanzosi una guerra, contro altri uomini, per poi scoprire che quella stessa guerra è stata una inutile carneficina e di nuovo esultiamo quando la guerra finisce, promettendo a noi stessi che mai più ci sarà una guerra, per poi iniziarne dopo poco un’altra?
E’ mai possibile che noi uomini, la cui vita ha raggiunto una durata inimmaginabile solo un secolo fa, ma comunque limitata nel tempo, dobbiamo trascorrere buona parte della nostra vita a lottare contro altri uomini, nostri avversari, per conquistare, nella migliore delle ipotesi, qualcosa cui a breve dovremo rinunciare?
E’ mai possibile che noi uomini dobbiamo ammalarci per scoprire quanto sia preziosa la salute.?
E’ mai possibile che noi uomini dobbiamo distruggere il Mondo in cui viviamo, per accorgerci, quando è ormai troppo tardi, quanto era bello e confortevole?
E’ mai possibile che noi uomini avessimo bisogno del Coronavirus per richiamarci all’ordine?

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