Pronto soccorso intasati, colpa di un’organizzazione cervellotica

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Giuseppe Graziano

In Calabria si può essere cardiopatici e vedersi fissare una visita ambulatoriale a fine 2019. È un dato reale. E allora la gente bisognosa che fa? O si mette le mani in tasca e si rivolge ad uno studio medico privato, oppure se si è indigenti – e molto spesso questo è il caso – stretti alle corde si va in Pronto soccorso. Dove quella stessa visita, che al centro di prenotazioni aveva tempi biblici, viene effettuata quasi seduta stante. Cosa comporta tutto ciò? Che il controllo e l’esame effettuato in emergenza costa alle casse pubbliche esattamente il doppio dei soldi, quando in fin dei conti, attraverso un’organizzazione meno cervellotica, si potrebbero offrire gli stessi servizi alla metà dei costi.

 

È quanto afferma il presidente de Il Coraggio di Cambiare l’Italia, Giuseppe Graziano, chiosando sulla vicenda di un’anziana signora cardiopatica, che in prenotazione potrà effettuare la visita cardiologica e l’elettrocardiogramma nientemeno che il prossimo 9 settembre 2019.

 

Come si fa – aggiunge Graziano – a posticipare a 18 mesi un esame così semplice ma altrettanto importante per determinare una patologia in atto? Siamo davvero all’assurdo. All’anziana signora, pensionata civile, per avere un servizio che le spetta di diritto non le resta altro che rivolgersi ad un Pronto Soccorso e magari fingere l’aggravamento della patologia così che i medici la visitino e le effettuino gli esami clinici. È possibile – si chiede Graziano – una cosa del genere? In Calabria a quanto pare sì. Ed è questo, insieme al taglio spropositato degli ospedali, uno dei motivi per cui I punti di emergenza sono sempre sovraffollati. Perché, allora – incalza il presidente de Il Coraggio di Cambiare l’Italia – il commissario Scura ed il governatore Oliverio, piuttosto che perdersi in continue diatribe senza fine, non iniziano a ragionare su questi aspetti elementari? Ci vuole molto a capire che per tamponare la continua emergenza sanitaria nella nostra regione è necessario ripartire dalla riorganizzazione della rete ambulatoriale territoriale? È vero, il piano sanitario prevede tutto questo. Ma i medici di base sono messi nelle migliori condizioni di operare ed intervenire? Assolutamente no e magari se proprio i medici di famiglia fossero forniti, come avviene in tante altre regioni italiane, di strumenti come l’ecografo o l’elettrocardiogramma, questa lunga lista d’attesa sarebbe sfoltita.

Così come – aggiunge il massimo dirigente del CCI – dovrebbe essere meglio gestita la procedura per il rilascio dei farmaci cosiddetti salvavita. Chiunque ne fa uso sa, purtroppo, che servono tempi biblici per ottenerli eppure, già per loro nomenclatura, dovrebbero essere facilmente accessibili. Anche in questo caso – conclude Graziano –  la soluzione passa attraverso la rete ambulatoriale che potrebbe smaltire code infinite agli sportelli e rendere un po’ più di sollievo alla vita degli ammalati

(fonte: comunicato stampa)

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