Post-alluvione, Confagricoltura sul piede di guerra: basta speculazioni

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di REDAZIONE
Oltre al danno, la beffa. A più di un anno dalla violenta alluvione che ha duramente colpito il territorio della Sibaritide, i pericoli restano ancora in piedi e le aziende agricole, quelle che hanno subito il maggior numero di danni, non sono mai state risarcite. A denunciare la desolante quanto drammatica situazione attuale sono i vertici di Confagricoltura Cosenza che, nel corso di una apposita conferenza stampa tenutasi questa mattina presso la sede di Corigliano, hanno chiesto risposte concrete e immediate alle istituzioni di competenza. Dito puntato anche contro Calabria Verde: “Ha ricevuto somme che non ha rendicontato. Che interventi sono stati effettuati?”. Il riferimento è anche ai lavori per il ripristino dei luoghi, di cui in molte zone di questo territorio ad oggi non v’è traccia. E a tal proposito, Confagricoltura illustra alcuni rilievi fotografici del fiume Crati, ancora “vulnerabile” in più di un punto. Insomma, se dovesse ripetersi un evento alluvionale il territorio sarebbe di nuovo impreparato. E le conseguenze sarebbero ancora una volta gravissime. Da qui la forte presa di posizione ribadita dal presidente di Confagricoltura Cosenza Michela Fulvia Caligiuri, dal vice presidente Gabriella Martilotti, dal direttore Parisio Camodeca e dal componente consorzio Agrifidi Luca Palazzo. Non solo. L’indignazione riguarda anche il mancato risarcimento, nonostante le numerose promesse, alle aziende agricole, molte delle quali si sono viste costrette ad abbandonare l’attività o ad indebitarsi per procedere da sé ai necessari interventi di ripristino. “Terminata la fase della solidarietà, a parole, e delle passerelle – ha dichiarato Parisio Camodeca – i riflettori su questo territorio si sono spenti”. Non ancora sciolto, a più di un anno, il “nodo” delle competenze in materia di pulizia di fiumi e torrenti, mentre il pontino sul Leccalardo, danneggiato dall’alluvione e ancora oggi “protetto” solo da transenne e nastri, resta “l’emblema – ha rilevato Palazzo – dell’incuria, dell’anarchia e dell’immobilismo”. La posizione di Confagricoltura è netta: “Chi ha subito i maggiori danni sono le aziende agricole. Non tolleriamo – ha dichiarato la Caligiuri – speculazioni sui fondi. Basta bandierine, non ci stiamo più”. Da qui l’ultimatum alla parte pubblica, rea di non aver portato a termine il proprio compito: “Diamo un altro mese di tempo alle istituzioni – ha concluso il presidente Fulvia Caligiuri – affinché ci diano risposte concrete, poi siamo pronti a fare le dovute denunce”.

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