Pietrapaola-Los Angeles solo andata, racconto di Martino A. Rizzo

 

È stato lungo il viaggio fatto dall’Elmo di Cozzo Cerasello a Pietrapaola che oggi si trova nel Getty Museum di Los Angeles. È un elmo bellissimo del III-IV secolo a.C. che certamente, com’è ovvio, non ha origini statunitensi. E quindi da dove proviene? Ecco svelato il mistero: è stato ritrovato a Cozzo di Cerasello a Piatrapaola dove ci sono le cosiddette “Muraglie di Annibale”, un vasto insediamento di un antico centro fortificato risalente allo stesso periodo dei centri di Castiglione di Paludi e di Pruija a Terravecchia.

Tale insediamento nei secoli passati era completamente scomparso nascosto da una fitta vegetazione, ma agli inizi del ‘900 venne segnalato sul posto una cinta muraria dove vennero raccolti numerosi frammenti di vasi, resti di laterizi e monete antiche.

Nel 1957 venne condotta un’esplorazione più sistematica della cinta muraria ed emerse che i resti, che avevano le caratteristiche tecniche delle muraglie, erano gli stessi delle altre fortificazioni della seconda metà del IV secolo a.C. presenti nell’Italia meridionale.

Finalmente poi nel 1984 la zona fu posta sotto vincolo archeologico e vennero fatte altre ricerche che portarono a dedurre che il sito di Cerasello era stato un abitato brettio fortificato, con una cinta muraria munita di torri e una porta d’accesso. Sul versante meridionale dell’insediamento c’era un’area sacra dove, nel corso degli anni, secondo le testimonianze di persone del posto, erano state trovate armi in ferro e in bronzo e diverse monete in argento e bronzo provenienti da Crotone, Metaponto, Turio, tra cui un emiobolo che presenta su un lato la testa della divinità fluviale Traes e sull’altro una spiga.

Comunque prima del 1984, anno del vincolo archeologico, è da dedurre che tanti “buoi riuscirono a scappare” e la conferma arrivò dal prof. Armando Taliano Grasso, docente dell’Università della Calabria dove è responsabile scientifico del Laboratorio di Topografia antica e antichità calabresi.

Un giorno Taliano Grasso raccontò ai carabinieri che nel 1996, mentre stava seguendo nell’abitato di Strongoli una campagna di scavi per conto della Soprintendenza archeologica della Calabria, fu avvicinato da una persona che diceva di chiamarsi Luciano il quale gli raccontò di un elmo trovato a Cerasello descrivendolo nei particolari. Il docente intuì che questa descrizione corrispondeva esattamente a quella contenuta in un articolo de La Repubblica del 24 novembre 2006 che si occupava degli oggetti antichi trafugati in Italia e che attualmente si trovano al Getty Museum di Los Angeles.

I carabinieri senza difficoltà individuarono Luciano, personaggio già noto alle forze dell’ordine perché coinvolto in passato nei reati di danneggiamento del patrimonio archeologico e impossessamento di reperti.

Tornando all’elmo c’è da dire che è un pezzo di rara bellezza. Realizzato in bronzo ha una ricca decorazione con un protome di grifone come cimiero fiancheggiato sopra le orecchie da due alette nelle quali si trova un dispositivo a molla che in origine serviva probabilmente a trattenere dei pennacchi di piume.

 

La parte frontale dell’elmo raffigura un diadema circondato da ciocche di capelli incise a sbalzo nel bronzo mentre i copri guancia laterali, sebbene danneggiati, sono decorati con ciocche di barba e il profilo di un animale, forse una capra. Secondo degli studiosi, incaricati dal Getty Museum di catalogare l’oggetto, la ricca decorazione di cui è fornito l’elmo potrebbe suggerire che lo stesso avesse una funzione più cerimoniale che non guerriera.

Il 9 dicembre 2019 la senatrice Margherita Corrado ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro Dario Franceschini volta a conoscere se l’elmo era stato richiesto al Getty Museum e qual era lo stato delle trattative per riavere indietro il prezioso bene archeologico.

In proposito, il Ministero rispose che “attraverso il coordinamento del Comitato per il recupero e la restituzione dei beni culturali, conduce da alcuni anni una strategia complessiva, i cui tempi di attuazione devono necessariamente intendersi di medio e lungo periodo” e che “contemporaneamente, l’Amministrazione esercita un’intensa attività di diplomazia culturale”. Precisò inoltre che “un’eventuale richiesta dell’elmo dovrà essere circostanziata, nel rispetto delle norme nazionali e internazionali, da dati documentari oggettivi e non potrà in nessun caso fare riferimento esclusivamente a generiche testimonianze verbali”. Proprio per questo motivo “la Direzione generale Archeologia belle arti e paesaggio in collaborazione con il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha avviato da alcuni mesi una verifica presso i propri uffici periferici volta all’accertamento delle modalità di uscita dell’oggetto dal territorio nazionale”. Insomma, in parole povere, del viaggio di ritorno a casa dell’Elmo di Cozzo Cerasello di Pietrapaola non se ne parla.

Martino A. Rizzo 

 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

www.anticabibliotecacoriglianorossano.it.  Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate anche nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi di Grazia Greco.

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