Perché San Martino è il protettore dei cornuti, racconto di Martino A. Rizzo

A Rossano l’11 novembre è sempre stata la giornata degli auguri scherzosi agli amici che si incontrano in quanto si dice che San Martino sia il protettore dei cornuti e quindi fare gli auguri significa attribuire per burla (o veramente) a una persona il “patentino di cornuto”. Ma da dove proviene questa convinzione che lega San Martino ai cornuti? E, innanzitutto, perché l’uomo tradito viene chiamato cornuto? Qualcuno suggerisce che tale aggettivo derivi dal maschio della capra, detto anche becco, la cui compagna è nota per la disinvoltura con la quale cambia partner e così da questa similitudine dipendono anche le espressioni “fare becco” e “essere becco”.

San Martino da giovanissimo fu avviato alla carriera militare in quanto fin dalla nascita il suo percorso nella vita era stato segnato dal padre, un militare, che lo aveva chiamato Martino proprio in onore di Marte, dio della guerra. L’episodio più noto del Santo che si conosce è quello che racconta di quando, in una ronda notturna invernale, incontrò un mendicante infreddolito e, non avendo altro da offrirgli, tagliò con la spada il suo mantello di lana facendogli dono della metà. Dopo, a notte fonda, mentre dormiva, ebbe la visione di Gesù che raccontava agli Angeli che era stato il soldato Martino, con il dono della metà del suo mantello, a consentirgli di ripararsi dal freddo.

Ma San Martino non è tanto famoso per questa storia quanto invece perché ha il “patrocinio” sui cornuti. Dov’è il legame? Non c’è certezza sulla origine del connubio ma in proposito circolano tante ipotesi. La più “innocente” attribuisce l’associazione ai numerosi mercati di bestiame con le corna che si svolgevano nei primi giorni di novembre a ridosso della festa del Santo e quindi il riferimento alle corna sarebbe dovuto alla tipologia degli animali che venivano scambiati durante tali fiere.

Una versione più maliziosa dice invece che durante questi grandi mercati di animali con le corna le mogli, in assenza dei mariti, si davano alla “pazza gioia” e quindi il legame tra gli uomini cornuti e il Santo deriverebbe dalla circostanza che gli “intrighi amorosi” delle consorti avvenissero proprio in quei giorni a ridosso della sua ricorrenza.

Una terza ipotesi si rifà a una leggenda della mitologia latino-romana secondo la quale ci fu un amore adulterino tra Marte e Venere che vennero sorpresi da Vulcano, dio del Fuoco e marito di Venere. Vulcano, a testimonianza del tradimento, rinchiuse i due amanti in una rete di ferro e li sottopose agli sguardi degli altri dei dell’Olimpo. Questi però, secondo il principio che l’adulterio commesso dalla moglie era considerato segno di debolezza del marito e pertanto colpevole del tradimento da parte di lei, lo schernirono a tal punto che Vulcano subì una doppia delusione, e da qui ebbe origine il detto “becco e bastonato” o, che dir si voglia, “cornuto e mazziato”.

C’è invece chi fa risalire il legame tra il Santo e i cornuti al fatto che a novembre si svolgevano per dodici giorni sfrenate feste pagane durante le quali avvenivano tanti adulteri.

Un altro racconto popolare narra che San Martino aveva una sorella, diciamo così, “di facili costumi”. E allora la portava con sé per evitare che cadesse preda delle sue tentazioni e dei vogliosi di turno. Questa però trovava sempre il modo di sfuggire alla sorveglianza del fratello che pertanto non riusciva a raggiungere il risultato sperato di non farle compiere “mali sporchezze”.

A novembre, comunque, durante il periodo di San Martino, in tanti posti è l’occasione per fare festa.

A Rocca Canterano (RM), a Ruviano (CE) e a San Valentino (PE) si tengono quelle più curiose, insolite, goliardiche, ricche di tanta ironia dedicata agli uomini traditi. Simpatica è anche la festa di Sant’Arcangelo di Romagna, nei pressi di Rimini, dove si celebra proprio la “Fiera dei Becchi” durante la quale cantastorie provenienti da tutta Italia cantano storie, ovviamente, di corna. Per l’occasione vengono appese sotto un arco cittadino delle gigantesche corna e la tradizione vuole che queste oscillino al passaggio delle persone tradite.

Inoltre a San Martino, terminato il vino vecchio, si inizia a spillare quello nuovo. Infatti si dice che «per San Martino ogni mosto diventa vino» e a Rossano per tradizione l’11 novembre si «trividda il paesano». Il legame del vino col Santo viene ricordato anche da Giosuè Carducci con i versi della sua famosa poesia “San Martino”.

Martino A. Rizzo

 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi.

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