Omicidio Portoraro, inizia una nuova guerra di mafia?

omicidio portoraro

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Riecheggia il suono mortale del kalashnikov nella Sibaritide. E si teme l’inizio di una nuova guerra di mafia. L’ennesima in questo territorio, da sempre terra di conquista e di lotta per la supremazia criminale. Equilibri da rivedere, nuovi assetti da definire e, soprattutto, nuovi interessi su cui puntare per una mala che, nonostante i pesantissimi colpi inferti negli anni dallo Stato, mostra una straordinaria capacità di rigenerarsi.

Il luogo del delitto, nel riquadro una vecchia foto di L. Portoraro

Di recente il Procuratore Capo di Castrovillari Eugenio Facciolla ha lanciato l’allarme sulla recrudescenza criminale nella Sibaritide e, dopo l’uccisione del presunto boss Leonardo Portoraro a Villapiana, non nasconde che vi siano segnali in tal senso. Segnali inquietanti se si pensa a tutto ciò che attende questo territorio, in un periodo in cui la cruenta stagione di piombo degli anni Ottanta-Novanta sembrava ormai solo un lontano ricordo. La “pax”, a dire il vero, era già stata interrotta nove anni fa. Esattamente la mattina del 10 giugno 2009 quando, nelle campagne di Torre Voluta a Corigliano, vengono trivellati a colpi di kalashnikov il presunto boss 58enne Antonio Bruno alias “Giravite” e il 56enne Antonio Riforma, entrambi a bordo di una Renault Clio al momento della fatale imboscata. Un delitto che, per le modalità, ha sin da subito ricordato il duplice omicidio di Vincenzo Fabbricatore e Vincenzo Campana, suo autista, uccisi anche loro a colpi di kalashnikov lungo la strada statale 106 jonica il 25 marzo del 2002. Un fatto di sangue, quest’ultimo, confluito nel maxiprocesso istruito dalla Dda “Timpone Rosso” unitamente ad altri omicidi (dieci in tutto più un tentato omicidio) che tra il 1999 e il 2003 hanno bagnato di sangue la Piana di Sibari e il cosentino.

Sempre nel 2009, a luglio, all’interno di una concessionaria del cassanese l’operaio Fazio Cirolla cade sotto i colpi mortali dei killer, vittima di un fatale scambio di persona. Neanche un mese dopo, ad agosto, viene trucidato il 54enne Federico Faillace, ritenuto ai vertici della presunta cosca Faillace-Portoraro. Già scampato a ben tre agguati, muore raggiunto da una raffica di kalashnikov mentre si trova a bordo di un trattore nelle campagne di Spezzano Albanese. Un destino che, a nove anni di distanza, condividerà anche Leonardo Portoraro, del quale Faillace era considerato tra i fedelissimi.

 

2 risposte

  1. Il tipo portoraro…pace all anima sua no iera nu fess pi su pulizza se riunita tutta la cupola….o pensate che la tiene solo la mafia….e nessuna guerra ….davanti a tutti in pieno giorno al tuo paese…. sta cazz i Salerno Reggio.. bisogna dividere tu dici che no sparts super a terra tui e chiss pass. E vi che tan ditt. Hai fatt sempre i capi tui. O mai dat mai nu cazz ma acqua c amm mangia tutti

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